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Kojima: Death Stranding è un gioco sul "creare connessioni" e "proteggere la vita"

"È tempo che i videogiochi abbiano il loro Dunkirk, il loro La Grande Fuga".

Death Stranding attira l'interesse di milioni di appassionati anche se a conti fatti il progetto rimane un'incognita in praticamente ogni suo aspetto. Il titolo può, tuttavia, contare sulla forza creativa di Hideo Kojima e solo questo per moltissimi fan è già più che sufficiente.

In attesa di vedere finalmente un video gameplay della nuova opera del creatore di Metal Gear vale la pena dedicare una notizia a un recentissimo intervento di Kojima pubblicato da Glixel, un intervento che ci svela qualcosa di Death Stranding ma anche sulla direzione e sugli obiettivi di questo talentuoso autore.

Si parte da una riflessione su un concetto già citato più volte: quello del bastone e della corda. Il tutto parte da un estratto di The Rope, un racconto breve di Kobo Abe.

"La corda e il bastone sono due degli strumenti più vecchi dell'umanità. Il bastone per allontanare il male, la corda per avvicinare ciò che è buono, entrambi sono i primi amici concepiti dall'umanità. La corda e il bastone si trovavano ovunque si trovassero gli umani.

"Cinquantacinque anni sono passati dalla creazione di Spacewar! ma i videogiochi consistono ancora principalmente in giocatori con bastoni che combattono tra di loro. Non possono rompere la maledizione dell'usare i bastoni per tenere lontano il male o sconfiggere i nemici. Voglio cambiare questo aspetto. È arrivato il momento per l'umanità di prendere in mano la corda. Siamo pronti per un gioco che non sia basato sulla competizione ma sulla corda che porterà il bene al giocatore e creerà delle connessioni. Non abbiamo bisogno di un gioco incentrato sul dividere i giocatori tra vincitori e sconfitti ma che si concentri sul creare connessioni a un livello diverso. Il mio attuale progetto, Death Stranding, punta a realizzare questo obiettivo".

Kojima cita poi Dunkirk e La Grande Fuga come film di guerra senza conflitto e sottolinea come questi due film debbano essere considerati un'ispirazione e un punto di arrivo per l'intero medium.

"Sono passati circa 120 anni dall'avvento del cinema e 59 da quello dei videogiochi. Siamo ancora sommersi da una marea di giochi in cui il focus è sconfiggere i nemici. È tempo che i videogiochi arrivino a ottenere il loro Dunkirk, il loro La Grande Fuga. Abbiamo bisogno di un gioco che mantenga l'essenza e il divertimento unico del medium ma che sappia anche offrire un tipo di esperienza completamente nuovo. Per di più la natura interattiva dei videogiochi comporta che questa nuova esperienza sarà più profonda rispetto a quella che i film o gli altri media possono sperare di offrire. In definitiva questo è ciò che credo e non scapperò da questa sfida".

Cosa pensate delle parole di Kojima e della sua visione sui videogiochi e su Death Stranding?