La storia di Overland e del fan dislessico che ha aperto gli occhi agli sviluppatori
Una meravigliosa storia di accessibilità.
"Voglio giocare al vostro titolo, questo è esattamente il mio genere ma non posso giocarci. Non riesco a leggere nulla sullo schermo a causa della mia dislessia. Le parole sono semplicemente frustranti".
Immaginate di essere cofondatrice e CEO del team indie di Finji e di ascoltare queste parole di un fan durante la dimostrazione di una demo al PAX East del vostro ultimo progetto, Overland. Come reagireste di fronte alla confessione di un solo giocatore e di fronte al suo problema potenzialmente insormontabile? Rebecca Saltsman aveva le idee chiare al riguardo.
"Ero affascinata da questo caso e mi ha spinto a voler rendere Overland accessibile. Quindi ho iniziato a fare parecchie domande. Conosco gli aspetti scientifici che circondano la dislessia ma a quel punto non conoscevo le opzioni di accessibilità al riguardo. Sono tornata a casa e ho chiesto ad Adam (Saltsman, director di Overland e marito della donna) di inserire questa feature all'interno del calendario degli sviluppatori".
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Overland è un gioco molto impegnativo che spinge il giocatore a gestire un gruppo di sopravvissuti all'interno di uno scenario post-apocalittico. Si tratta di un indie dalle buonissime qualità che unisce combattimenti a turni ed elementi survival/gestionali all'interno di un'avventura on the road. Come potrete facilmente intuire i testi sono fondamentali soprattutto per la porzione gestionale e survival dell'opera.
Come potete vedere qui di seguito la feature implementata sembra quasi inesistente a un occhio "non allenato" ma a quanto pare è davvero un elemento chiave per chi deve convivere con la dislessia.
Ci troviamo di fronte all'utilizzo del font OpenDyslexic in sostituzione al font tradizionale. Un font che si pone l'obiettivo di risolvere i problemi legati al contrasto, alla confusione tra le diverse lettere e ad altre difficoltà che incontrano i dislessici. Si tratta di uno strumento completamente gratuito che potete supportare attraverso il Patreon dedicato.
"Voglio che le persone giochino e molto del gioco ha a che fare con il fallimento ma il modo in cui il nostro cervello elabora le lettere, il modo in cui i nostri occhi vedono i colori, il modo in cui i nostri corpi possono utilizzare i controlli non dovrebbero essere ciò in cui falliamo".
Speriamo che molti altri la pensino esattamente come Rebecca Saltsman.
Fonte: Eurogamer.net