Skip to main content

PlayStation 3 utilizzata per lo studio dei buchi neri

Creato un supercomputer con oltre 200 console.

Gaurav Khanna è un astrofisico della University of Massachusetts di Dartmouth che, con tutta probabilità, è ancora oggi uno dei più accaniti sostenitori della potenza di calcolo della PS3.

Nel 2009, difatti, acquistò ben 16 console Sony allo scopo di collegarle assieme per dare origine ad un supercomputer da utilizzare per i suoi studi. In un periodo in cui le persone si affannano a smaltire le loro vecchie macchine da gioco per mettere le mani su hardware più performanti, Khanna ha aggiunto ulteriori 200 PS3 (a cui se ne stano per affiancare altrettante) al suo calcolatore, ora racchiuso in un ambiente refrigerato situato all'interno del campus.

Il tutto è attualmente impiegato dall'astrofisico per simulare il comportamento dei buchi neri e le loro interazione con le stelle e gli altri buchi neri, oltre che per studiare la loro capacità di muoversi all'interno della galassia che li ospita.

Coadiuvato da Richard Price (fisico presso la University of Texas di Brownsville) e da Scott Huges (astrofisico del MIT), Khanna è riuscito a dare un nuovo volto a questa teoria di spostamento dei buchi neri, scoprendo tramite complessi modelli matematici una sorta di movimento contrario, capace di arrestare tale fenomeno. Il tutto è stato poi raccolto e pubblicato tramite alcuni articoli su Physical Review.

Attualmente il supercomputer composto dalle PS3 è utilizzato da Khanna per effettuare complessi calcoli che vanno oltre tali simulazioni, dato che è utilizzato anche per testare la vulnerabilità dei sistemi di cyber sicurezza. La strumentazione creata da Khanna è paragonabile alle performance raggiunte da circa 3000 processori presenti nei comuni sistemi laptop e desktop, il tutto però con un significativo risparmio in termini di costo energetico.

Khanna non ha, comunque, intenzione di fermasi qua, dato che ha già in programma l'impiego della sua creazione in ulteriori settori dell'astrofisica, tra i quali spicca l'utilizzo in supporto al LIGO (Laser Interferometer Gravitationl Wave Observatory), al fine di migliorare i modelli di emissione di onde gravitazionali, uno dei punti critici di tale strumento.

Simone Cantini