PlayerUnknown's Battlegrounds: sale a 141 il numero di hacker arrestati in Cina
Accusati di aver creato software cheat contenenti virus di tipo trojan.
Stando a quanto riportato da IGN, 141 sono gli hacker di PUBG che sono stati arrestati in Cina per aver creato software cheat contenenti virus di tipo trojan.
Exp.gg riferisce che il numero totale di hacker arrestati ha raggiunto quota 141, con l'arresto di 120 persone solo a gennaio (via Bloomberg) e altre 15 ad aprile.
Gli arresti sono il risultato di uno sforzo cooperativo tra la polizia locale e Tencent, l'editore cinese per il gioco.
Sono stati sequestrati oltre 200 pezzi di hardware, inclusi PC, unità USB e telefoni cellulari. È stato anche confermato che il software cheat conteneva un virus trojan che rubava i dati dei giocatori.
In aprile, lo sviluppatore di PUBG Bluehole ha dichiarato che "ha continuato a raccogliere informazioni sugli sviluppatori hacker (e venditori)" e "ha lavorato a lungo con partner multipli e autorità giudiziarie per portare queste persone alla giustizia".
Lo sviluppatore ha avuto problemi con i cheaters per mesi, rilasciando varie iterazioni di software anti-cheat per affrontare il problema.
All'inizio di quest'anno è stato riferito che il 99% degli account bannati per cheating nel gioco erano in Cina. La base di giocatori attivi del titolo è diminuita contemporaneamente, nonostante il gioco abbia piazzato 30 milioni di copie vendute a febbraio.
Allen Zheng di Tencent ha detto che allontanare i cheater dal gioco è una "battaglia senza fine", poiché questi sistemi sono in continua evoluzione.
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