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La battaglia contro i cheater di PUBG continua: 15 arresti in Cina

Una battaglia infinita?

PlayerUnknown's Battlegrounds non deve preoccuparsi solo del sempre maggiore successo di un Fortnite che sta attirando l'attenzione di tantissimi giocatori ma anche dell'apparentemente insormontabile problema dei cheater e degli hacker.

In questo senso la notizia riportata da Eurogamer.net è sicuramente positiva anche se la sensazione che a conti fatti una soluzione sia lontanissima se non praticamente impossibile è palpabile. Di cosa stiamo parlando? Della conferma da parte degli sviluppatori di Bluehole dell'arresto di 15 persone sospettate di creare software legato al cheating. L'arresto fa parte di un'indagine in corso in Cina che ha coinvolto "diversi partner e autorità giudiziarie".

Allo stesso tempo la software house assicura di essere continuamente al lavoro sulle misure di sicurezza.

"Come tutti saprete stiamo facendo tutto il possibile per sradicare il cheating da PUBG", hanno scritto gli sviluppatori in un post pubblicato su Steam. "L'obiettivo finale è quello di creare un ambiente che sia completamente sicuro e libero da hacker e cheater. Abbiamo migliorato le nostre misure di sicurezza e migliorato le nostre soluzioni anti-cheat aggiungendone anche altre.

"Intanto stiamo raccogliendo continuamente informazioni su coloro che sviluppano hack e li vendono e stiamo lavorando con diversi collaboratori e autorità giudiziarie per portare queste persone di fronte alla giustizia". Tra le rivelazioni più preoccupanti proposte dagli sviluppatori spicca quella che confermerebbe come i software sviluppati stiano puntando anche a rubare informazioni sensibili agli utenti.

L'impegno degli sviluppatori di PUBG è fuori discussione ma la battaglia contro i cheater si può davvero vincere? Le rilevazioni di febbraio proponevano un fenomeno in continua crescita esponenziale e sotto molti aspetti la battaglia di Bluehole sembra impossibile da vincere. Cosa ne pensate?