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Riot Games e il CEO indagato per presunte molestie: l'inchiesta interna non ha trovato prove

Nessuna azione disciplinare contro il CEO, Nicolo Laurent.

Riot Games ha dichiarato che la sua indagine interna, avvenuta tramite l'utilizzo di un'agenzia di terze parti, non ha scovato alcuna prova a sostegno delle recenti accuse di molestie che sono state mosse nei confronti del CEO, Nicolo Laurent. Pertanto, non avrà luogo alcuna azione disciplinare.

Per chi non se lo ricordasse, nel luglio 2020, Sharon O'Donnell, assistente esecutivo presso Riot, venne licenziata dalla compagnia, ma la donna sostenne di essere stata allontanata dopo aver rifiutato le ripetute molestie e avances sessuali del CEO. Riot Games, di contro, sostenne che il licenziamento è avvenuto per via di numerosi reclami provenienti dai suoi colleghi.

Tali accuse si trasformarono in una denuncia vera e propria lo scorso gennaio e Riot, per togliere ogni dubbio, decise di assumere lo studio legale Seyfarth Shaw per effettuare un'indagine interna, allo scopo di portare alla luce le prove di queste infrazioni.

Oggi, il risultato di quell'indagine è finalmente venuto alla luce: secondo lo studio legale, "non esistono prove a dimostrare che Laurent abbia molestato, discriminato o si sia vendicato in qualche modo con la donna querelante". Il CEO ha commentato i risultati dell'indagine in una lettera aperta visibile a questo indirizzo.

Gli ultimi anni di Riot Games sono stati parecchio travagliati: nel 2018 la compagnia finì nell'occhio del ciclone per via di un lunghissimo report di Kotaku, nel quale venivano messe a nudo le diffuse pratiche di sessismo, se non addirittura molestie, contro le donne dipendenti.

Le cause legali per quegli episodi sono ancora attive ai giorni nostri e quest'ultima non è altro che l'ennesima macchia sull'immagine pubblica della compagnia. Alla luce di tutto questo, anche con un'indagine interna dall'esito negativo, non molti si schiereranno in difesa di Riot questa volta. Voi cosa ne pensate?

Fonte: RockPaperShotgun