Rockstar, la "magia" dei giochi e Max Payne 3
Il fondatore Dan Houser a tutto tondo.
Il co-fondatore di Rockstar, Dan Houser, ha svelato che la software house di New York controlla maniacalmente l'uscita di informazioni sul proprio conto per far sembrare "magici" i suoi giochi.
Per la compagnia di L.A. Noire e Red Dead Redemption, dunque, meno si sa della Rockstar sviluppatrice, più questi titoli sembreranno "vivi".
"È davvero importante per noi che i giochi abbiano qualcosa di magico", ha confessato Houser. "Potremo anche sembrare noiosi per il pubblico in questo modo ma penso che il fine ultimo sia che venga apprezzata l'intera esperienza. Meno si sa come le cose vengono messe insieme, o come si rompano e come funzionino certi meccanismi, più sembrerà che il gioco sia vivo, che il giocatore venga trascinato in un'esperienza. È questo ciò che vogliamo".
A dispetto del recente annuncio di Grand Theft Auto V, la concentrazione della compagnia nordamericana è tutta su Max Payne 3.
"Vogliamo inserire qualcosa del single-player nel multiplayer, in modo che questo includa più dettagli ed elementi della storia, per far sì che abbia una qualità più immersiva", ha commentato il fondatore di Rockstar, aggiungendo che i vari ritardi nell'uscita del gioco sono da attestare alla continua ricerca del realismo della storia.
L'eredità di Remedy, la software house dietro il successo di Max Payne 1 e 2 (ma anche di Alan Wake), ha pesato molto, in questo senso, sui ragazzi di Rockstar Vancouver.
"Penso che la nostalgia sia profonda, perché la nostra memoria tende a rimuovere le cose orrende dei videogiochi. Diventano esperienze grandiose, perfette. È decisamente una sfida cercare di piacere sia ai vecchi fan che a un nuovo pubblico".