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Lo scrittore polacco Andrzej Sapkowski parla del tribolato rapporto tra romanzi e videogiochi di The Witcher

Una questione a tratti spinosa.

Andrzej Sapkowski, autore dei vari romanzi ambientati nell'universo di The Witcher, si è dimostrato non particolarmente affine alle meccaniche dell'industria videoludica, parlando in maniera critica sia degli sviluppatori che dei giocatori in essa coinvolti.

Nel corso di una sessione tenutasi nella più grande convention fantasy della Polonia, Polcon, Sapkowski ha infatti chiarito diversi punti di contatto tra i vari libri e la produzione videoludica del franchise, spesso non impermeabili ad incomprensioni e conflitti di natura professionale.

In sintesi, possiamo affermare che lo scrittore si è dimostrato piuttosto stizzito dallo straripante successo che la serie The Witcher ha ottenuto dal medium videoludico, non per difetti di carattere, ma per un motivo preciso: i romanzi dedicati a Geralt di Rivia esistevano già da molto prima, e Sapkowski ha sottolineato che già all'epoca era un famosissimo autore di storie fantasy.

Il suo "risentimento", in questo caso, deriva dal fatto che l'opinione comune dei consumatori consideri il suo operato come accessorio al popolare videogioco, contesto che invece nella realtà si rivelerebbe totalmente invertito.

A gettare benzina sul fuoco, inoltre, sono stati problemi riguardanti la gestione dei diritti delle varie opere intellettuali dell'autore polacco in riferimento a The Witcher, nonché le nette differenze che si possono riscontrare tra l'universo narrativo dei romanzi e quello dei capitoli videoludici.

Per tutta questa serie di ragioni, come già accennato, Sapkowski si è autoproclamato come un totale estraneo al mondo dei videogiochi e alle sue logiche di consumo.

CD Projekt RED dal canto suo, dopo tali dichiarazioni, è intervenuta per precisare alcuni punti fondamentali:

"Risulta vero che il videogioco fosse basato sulla popolarità dei romanzi di The Witcher, quindi non c'è assolutamente nessun senso nel rintracciare chi viene prima o chi dopo, se la gallina o l'uovo. In questo caso, sia i libri che l'autore fanno parte di un'unica entità. La nostra collaborazione ha una precisa e chiara direzione. Non ci possiamo immaginare Andrzej Sapkowski videogiocare per impostare poi futuri libri. Un processo simile sarebbe qualitativamente scadente, e ci fa pensare proprio a chi scrive un libro esclusivamente per la release di un gioco o un film, in un'ottica esclusivamente orientata alla licenza", ha spiegato la compagnia.

Ha poi continuato:

"Detto questo, abbiamo intenzione di far espandere sempre più il franchise di The Witcher verso altri media, non solo videogiochi, l'evoluzione della saga è quindi aperta a moltissime possibilità. Il nostro obbiettivo è quello di rendere The Witcher parte della cultura pop, come Star Wars e Il Signore degli Anelli, per soddisfare il meglio possibile la nostra base di fan. Lavoriamo diligentemente per far sì che ciò avvenga".

A tirar le somme, appare quasi naturale che in qualsivoglia contesto dove girano grossi interessi economici esistano anche dissapori tra le varie parti coinvolte, non trovate?