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Six Days in Fallujah è ancora bufera. Alanah Pearce: 'mi hanno consigliato di star zitta per non perdere il visto USA'

Parlare del gioco potrebbe metterla nei guai.

Six Days in Fallujah, lo sparatutto militare tattico in prima persona basato su storie vere dalla Seconda battaglia di Fallujah nel 2004, è nuovamente nella bufera.

Il titolo, come saprete, tocca un avvenimento molto delicato e anche lo scorso mese è stato al centro di discussioni, con il noto analista del settore, Daniel Ahamd, che ha parlato del gioco dicendo che "Six Days in Fallujah giustifica i crimini di guerra degli USA".

Ora, Alanah Pearce, da poco entrata in Sony Santa Monica, ha riferito su Twitter che il solo parlare del controverso titolo potrebbe causarle problemi. "Mi hanno consigliato di non parlare del gioco per non perdere il mio visto USA", ha detto la Pearce su Twitter.

Proprio ieri, Six Days in Fallujah si è mostrato nel primo gameplay trailer e ha svelato la tecnologia Procedural Architecture.

Come dicevamo, Six Days in Fallujah tocca un argomento decisamente delicato, perché ricrea le storie vere della seconda battaglia di Fallujah del 2004, con l'aiuto di oltre 100 marines, soldati e civili iracheni che erano presenti durante la battaglia. Le storie sono raccontate attraverso il gameplay, i filmati reali e le testimonianze di chi ha vissuto gli avvenimenti.

Six Days in Fallujah arriverà quest'anno su PC e console.