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Take-Two sulla chiusura di Irrational Games

"Abbiamo fatto la cosa migliore". Ed emergono nuovi retroscena.

La chiusura di Irrational Games non è andata giù ai tantissimi fan della saga BioShock e a chi sperava di vedere ancora nuovi titoli realzzati dall'ormai defunta software house capitanata da Ken Levine. Levine che si è accasato in Take-Two e, a quanto pare, già al lavoro su un importantissimo progetto.

Se da un lato alcuni membri di Irrational verranno integrati in Take-Two stessa, ed altri in trattativa con Microsft Studios, rimane l'amarezza di non vedere più una sorica etichetta come quella che ha portato alla luce la bellissima serie di BioShock.

Take-Two è tornata sull'argomento, facendo chiarezza (più o meno...) sulla vicenda che ha portato alla dura scelta di chiudere Irrational Games:

"Abbiamo avuto la fortuna di avere una lunga e produttiva relazione di lavoro con Ken Levine e siamo felici che stia inseguendo la sua nuova impresa creativa con Take-Two. Considerati i piani di Ken per questo eccitante nuovo progetto, Take-Two ha deciso che il miglior approccio per il resto del team di Irrational fosse che il maggior numero possibile di loro trovi opportunità di carriere interne alla nostra società, ed intendiamo assistere coloro che lasceranno la compagnia affinché trovino una nuova posizione lavorativa".

Vi sarebbe però un curioso retroscena, come segnalato dalla giornalista di Gamasutra, Leigh Alexander: la chiusura di Irrationa è stata fortemente voluta da Take-Two Interactive e non da Ken Levine. Il publisher sarebbe rimasto scontento delle "scarse" vendite di BioShock Infinite, titolo dalla lunga gestazione che ha rischiato anche la cancellazione, evitata solo grazie all'intervento di Rod Fergusson, ex direttore di Epic Games. Il gioco sarebbe costato poi tantissimo a Take-Two, da qui la volontà di chiudere la software house interna.

In più molti dipendenti della storica etichetta erano ai ferri corti con Ken Levine, figura egocentrica e prepotente che avrebbe causato tensioni con i suoi collaboratori.

Avatar di Marco Gatto
Marco Gatto: Si avvicina ai videogiochi grazie a suo papà, incallito videogiocatore. Inizia a smanettare sin dalla tenera età con Intellivision e Atari VCS 2600. Da lì in poi, l’amore viscerale per i videogiochi non si è più assopito.
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