Gli ambienti più aperti di The Evil Within 2? Una svolta per non "soffocare" i giocatori
Shinji Mikami e John Johanas spiegano questa scelta.
Come più volte sottolineato all'interno di diverse prove, The Evil Within 2 si pone l'obiettivo di migliorare una base già di buonissima qualità e per farlo punta anche sull'introduzione di ambienti più aperti caratterizzati anche da delle sorta di missioni secondarie.
Ma da cosa deriva questa decisione? Il producer, Shinji Mikami e il nuovo director, John Johanas, ne hanno parlato in un'intervista pubblicata da GameSpot. Mikami ha iniziato discutendo delle sfide derivanti da uno sviluppo molto più breve rispetto al primo capitolo.
"Il primo capitolo era completamente lineare e in questo sequel c'era invece una maggiore enfasi su ambienti più aperti. Un elemento la cui creazione è una sfida non da poco per un gioco horror".
Johanas amplia il discorso affermando che: "la grandezza è una cosa. È davvero facile creare qualcosa di grande, non ci vuole molto. Tuttavia è necessario trovare la giusta densità, questo è importante. Una delle cose di cui volevamo essere sicuri con questo gioco era il non essere troppo soffocanti nel modo in cui presentiamo gli elementi horror rispetto al primo The Evil Within. Vogliamo che sia aperto così è possibile esplorare con il ritmo che si desidera e avere un costarne ritorno alle esperienze horror con qualche periodo di pausa. Questo richiede parecchio trial and error ma fortunatamente questa fase dello sviluppo di The Evil Within 2 è stata molto veloce anche grazie al feedback di chi testava il gioco".
Cosa pensate delle parole di Mikami e Johanas? Siete interessati a The Evil Within 2?