Ubisoft e i giochi come servizi: "i giochi non devono finire, dobbiamo concentrarci su questo"
L'idea di Laurent Detoc.
I game as service (giochi come servizi) sono uno degli argomenti e dei trend del momento. Si parla molto di questo tipo di produzioni che puntano a coinvolgere i giocatori sul lungo periodo con la continua introduzione di nuovi contenuti gratuiti e non, e per quanto non tutti i fan dei videogiochi vedano di buon occhio questi prodotti le compagnie stanno puntando su di essi con particolare decisione.
Ubisoft, conosciutissima compagnia francese che negli anni sta consolidando una posizione sempre più importante nell'industria, punta ovviamente anche su queste produzioni e lo fa, come sottolineato da Laurent Detoc (capo di Ubisoft North America), puntando su un concetto sicuramente particolare, una sorta di videogioco "senza fine".
"The Division 2 ha un'ottima storia da raccontare riguardando al primo capitolo. The Division era molto atteso e proponeva molti contenuti ma l'interesse scemò in fretta con il favore dei consumatori in calo del 30% dopo pochi mesi. Iniziai una sorta di svolta organizzata in 18 mesi con la pubblicazione della patch 1.4 che ha risolto molti problemi del gioco e poi ci fu la patch 1.8 che fu un altro evento estremamente importante. La conseguenza di questo lavoro fu che le percezione dei consumatori era all'80% positiva.
"In passato non accadeva perché semplicemente non era il modo in cui i publisher lavoravano in quegli anni e non era il modo in cui ci si approcciava al coinvolgimento dei giocatori. Non ce n'era bisogno, un gioco aveva tutto ed era pubblicato, non c'erano elementi live al suo interno. Ora i giochi ce li hanno e un modo intelligente per gestirli è continuare a lavorarci per mantenere alto il coinvolgimento dei giocatori. In questo modo si può anche iniziare a costruire verso il prossimo gioco".
Detoc, nell'intervista pubblicata da GamesBeat, propone poi diversi esempi citando anche quanto fatto con Rainbow Six: Siege e Ghost Recon: Wildlands. L'approccio a questi giochi è stato diverso ma la sostanza non è cambiata: si è continuato ad aggiungere qualcosa all'esperienza.
"Questo trend sicuramente continuerà. I giochi non finiscono. Non si fermano. Dobbiamo impegnarci per essere certi che non si fermino e quando le persone capiscono questo punto allora rimangono con il gioco".
Cosa pensate delle parole di Detoc? Avete apprezzato il modo in cui Ubisoft ha supportato The Division, Rainbow Six: Siege e Ghost Recon: Wildlands?