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Negli USA un bambino di 9 anni spara e uccide la sorella di 14 per un controller ma non bisogna dimenticare che il problema non sono i videogiochi

Nel Mississipi un litigio sfocia in tragedia.

In un clima molto delicato per i videogiochi negli USA, con il presidente Donald Trump che sembra aver individuato nel medium un possibile capro espiatorio per la violenza che colpisce il Paese, arriva la notizia di una tragedia che inevitabilmente alimenterà ancora di più il dibattito.

Nel Mississipi un bambino di 9 anni spara e uccide la sorella di 14 anni, Dijonae White. A riportare la notizia il sito della BBC e Clarion Ledger, portale che fa parte del network di USA Today. Lo sceriffo, Cecil Cantrell, ha affermato che la bambina non accettava di lasciare il controller al fratello che è andato in un'altra stanza, ha recuperato una calibro .25 e ha sparato alla nuca della sorella nella giornata di sabato. La corsa all'ospedale di Memphis è stata purtroppo inutile.

Secondo le ricostruzioni della polizia, la madre dei bambini si trovava in un'altra stanza dove stava dando da mangiare ad altri tre/quattro bambini e la pistola apparterrebbe al fidanzato che convive con la donna.

Lo sceriffo Cantrell non vuole sbilanciarsi ma intanto afferma: "secondo la mia opinione i ragazzini guardano i videogiochi in cui si sparano tra loro, schiacciano il pulsante reset e tornano nella vita reale. Nel mondo reale però non va così. Non voglio dire che questo sia necessariamente ciò che è accaduto ma i ragazzini di oggi sono diversi da com'erano ai nostri tempi".

Si tratta di una tragedia che non avrebbe bisogno di commenti ma non possiamo negare che i titoli utilizzati da vari portali siano quanto meno discutibili dato che spostano tutto il focus sui videogiochi, sul controller e non sul vero problema di tutta la vicenda: la facilità con cui un bambino di 9 anni ha trovato una pistola, l'ha impugnata e ha fatto fuoco.

I bambini litigano e perché no si azzuffano e vengono anche alle mani, questo è normale, succede praticamente in ogni famiglia in ogni parte del mondo. Ciò che non è normale è poter raccogliere facilmente uno strumento di morte i cui effetti non possono essere compresi totalmente da un bambino di quell'età. La speranza, quindi, è che questo avvenimento non venga dipinto da tutti come un omicidio legato ai videogiochi ma soprattutto come quello che è: l'ennesimo tragico caso di violenza in una nazione che ha bisogno di cambiare il modo in cui si approccia alle armi da fuoco e soprattutto un evento che doveva e poteva essere evitato dagli adulti presenti in casa e dalla messa in sicurezza delle armi da fuoco.