Videogiochi e crunch: per John e Brenda Romero si tratta di una pratica disgustosa
E che fa perdere persone che hanno talento.
Come ormai sappiamo tutti, il crunch è una pratica che affligge l'industria videoludica da moltissimo tempo ormai. Molto spesso gli sviluppatori devono far fronte a carichi di lavoro enormi con conseguente aumento delle ore passate nello studio in modo da portare a termine un progetto entro le date prestabilite. Ciò significa quindi straordinari, ritmi lavorativi assurdi, poco tempo da passare con i propri cari o periodi in cui ci si rilassa molto poco.
In questo periodo abbiamo portato davvero tantissime testimonianze a riguardo; moltissimi sviluppatori hanno affermato di aver lavorato per 10-12 ore continuamente senza pause. Tra questi saltano all'occhio ad esempio ex dipendenti di Naughty Dog e Rockstar Games che hanno dichiarato di aver fatto turni massacranti di 100 ore settimanali, o che hanno dovuto fare straordinari per sei mesi.
In una recente intervista a IGN, i creatori di Empire of Sin, John e Brenda Romero, hanno speso due parole riguardo proprio questa pratica. In particolare, Brenda Romero riporta la sua esperienza: "Ho lavorato a progetti per 12 ore al giorno, tutti i giorni e per nove mesi e tutto ciò è semplicemente disgustoso. Nessuna persona riuscirebbe a sostenere questi ritmi". Entrambi gli autori credono che il fenomeno del crunch sia un problema complicato, ma comunque molto importante: "Penso che lo scenario migliore è sempre quello in cui sei tu ad avere il controllo del tuo destino" spiega Brenda Romero. "I videogiochi sono un'arte imperfetta: è di vitale importanza creare comunque un margine di tempo, perché può capitare che qualcosa che richiedeva trenta giorni di lavoro, ora ne richieda quaranta".
Tutto ciò però diventa complicato se mettiamo di mezzo i preordini: "Se ti trovi in una situazione in cui hai creato dei preordini e hai superato quella finestra specifica, l'unica cosa da fare è rimborsare tutti, anche se ci sono delle ripercussioni finanziarie piuttosto grandi". Purtroppo però, Romero sottolinea come questa cultura rischia comunque di far perdere per strada persone con talento che avrebbero apportato un'enorme contributo all'industria dei videogiochi: "Alla fine questa pratica porta a dire a molti 'non ne vale la pena, ci sono altri modi per guadagnare denaro' e ciò è un peccato perché perdiamo potenzialmente delle persone talentuose che potrebbero contribuire allo sviluppo di questo settore".
Fonte: IGN