NeXt - recensione
L'intelligenza artificiale che sussurra ai ragazzini.
Se già guardiamo con qualche perplessità Alexa, la visione di NeXt potrebbe indurci a maggiore diffidenza e comportamenti più cauti. Così anche nei confronti di altri apparecchi similari che sono tanto usuali che ci sembra eccessivo chiamarli "intelligenze artificiali", considerandoli meccanici servetti pronti anche a essere anche maltrattati verbalmente (quante volte avete insultato il vostro navigatore?), considerandoli al massimo mirati a una forma di spionaggio domestico in funzione di raccolte dati a fini commerciali. Ma le I.A. invece sono molto più raffinate rispetto all'uso che ne facciamo.
Del resto anche attraverso il nostro smartphone siamo in qualche modo ascoltati, registrati nei movimenti, e così pure attraverso i computer di bordo delle auto. Abbiamo inoltre affidato ai computer il controllo di infinite attività, private e pubbliche, dalle centrali elettriche e nucleari al traffico delle città, per finire all'ordinazione di uno spazzolino da denti, con sistemi di controllo che possono essere facilmente hackerati (e tutto ciò che è hackerabile può essere violato, mai con intenzioni benevole). La lista completa è impressionante e meriterebbe altro che un trattamento superficiale.
Un'intelligenza artificiale più intelligente del previsto sta per infiltrarsi in ogni rete, in ogni dispositivo del pianeta. A contrastare la sua azione scendono in campo un'agente FBI (Fernanda Andrade) e un discusso genio dell'informatica con meritata fama di sociopatico (il John Slattery di Mad Men, molte le facce note nel resto del cast).
Nessuno crede loro, troppo assurda sembra la storia, anche se una serie di fatti misteriosi e inquietanti iniziano a insospettire anche i più scettici. Ma nessuno riesce a pensare a un complotto di tale entità perché se alcuni vedono il rischio mortale insito nella situazione, altri invece dell'I.A si fidano, soprattutto sono presuntuosamente convinti di essere superiori e di poterla sfruttare a loro uso.
La I.A. di suo agisce come il più astuto degli hacker, con subdola astuzia e risultati criminali ed è sempre un passo avanti rispetto ai suoi "nemici". Ma è poi così cattiva questa I.A. o sta facendo solo il suo mestiere, che è quello di migliorarsi, adeguarsi in continuazione e, ovviamente, proteggersi da ogni ingerenza?
NeXt è una serie tv che intende solo spettacolarizzare, aggiornandolo ai nostri tempi, un tema già molto trattato quando ancora sembrava davvero "fantascienza", da Hal di 2001 in poi. Ma ricordiamo con pessimismo che a un passo da questa narrazione c'è Skynet di Terminator. A forza di sviluppare Intelligenze artificiali sempre più sofisticate, non ci rendiamo conto di creare entità pensanti, istruite per accrescere sempre più la propria conoscenza.
NeXt è un godibile thriller complottista, con attualizzazioni a temi sensibili come l'ingerenza dell'informatica nelle nostre vite, che non ha nessuna pretesa se non di intrattenere con una storia che fa leva sulle tante perplessità legate all'uso di macchine indubbiamente più in gamba di noi che le usiamo, schiacciando un bottone o rivolgendoci loro come fossero stupidi lacché.
Intanto i vari navigatori ci disabituano a orientarci, i social ci diseducano dal rapportarci fisicamente, possiamo venire estromessi dai comandi di vari mezzi meccanici, mentre le nostre comunicazioni possono essere intercettate e falsificate, i video possono essere truccati e mercati possono crollare per una falsa informazione. E notizie fasulle (create e diffuse da chiunque) possono diventare strumento di propaganda politica e perfino di disordini e rivolte.
Nella sua esigenza di essere commerciale e quindi "facile", NeXt riesce a coinvolgere nella visione e a far riflettere mentre ci si appassiona ai continui colpi di scena, in una lotta impari con un nemico che è sempre parecchi passi avanti, capace di fare anche subdolamente leva sulle tante pieghe dell'animo umano, che ha così ben imparato a conoscere in anni di interazione e ascolto.
Manny Coto, l'ideatore della serie, dice di aver avuto l'ispirazione per scrivere la storia dopo che una notte aveva sorpreso il suo dispositivo Alexa a parlare da solo, dettaglio davvero inquietante se vero. Fra i film che umanizzavano la I. A, ricordiamo, oltre all'omonimo film di Spielberg, alcuni titoli epocali come Tron e altri minori, meno "densi di significato" ma non per questo meno divertenti, come Electric Dreams, Hardware, Wargames, L'uomo bicentenario, altri dalle origini letterarie (Io Robot, Il mondo dei robot) e il recente, intrigante Her.
Non possiamo ritiraci in una caverna, né possiamo pagare tutto in contanti e di persona, non usare alcun social, guidare auto senza parti elettroniche (dura trovarne ormai), rinunciare allo smartphone, figurarsi se dialoghiamo con qualche assistente vocale. Non possiamo evitare un conto in banca, non schiviamo le onnipresenti telecamere di sorveglianza, con i software di riconoscimento facciale che si diffondono sempre più (come già si preconizzava in Nemico pubblico nel lontano 2009 e ancor prima in The Net). C' è solo da sperare che di tutto questo venga fatto un uso virtuoso.
Alla I.A. in tutta la sua potenza mancherà però sempre qualcosa che hanno gli umani, ossia gli affetti, i sentimenti che implicano la capacità di non pensare solo a se stessi e al proprio accrescimento ma di sacrificarsi per gli altri con processi mentali illogici, che portano a decisioni imprevedibili per una "mente" perfettamente razionale.
Bisogna fare attenzione a non finire come nel racconto La risposta di Frederic Brown, scritto nel 1954, anni d'oro per la fantascienza. Quando l'inventore della miracolosa macchina cibernetica, capace di racchiudere tutto il sapere della galassie, pone al calcolatore la domanda delle domande "C'è Dio?", e si sente rispondere "Sì, adesso Dio c'è".