Night Stalker: caccia a un serial killer - recensione
Incubi californiani.
Per nostra fortuna la figura del serial killer appartiene ai paesi anglosassoni. Di pluriomicidi certo ce ne sono stati anche in Europa e nei paesi dell'Est (il famoso Andrei Čhikatilo in Russia) e in Oriente pure, a vedere alcuni film, ma lì si fa meno pubblicità.
Tanti quanti negli USA però, da nessun'altra parte. L'argomento ha attirato l'attenzione di scrittori e registi, e moltissimi libri e film e serie TV si sono interessate al fenomeno. Inutile rifare un elenco che va dai romanzi di James Ellroy o Jeffrey Deaver, a film come Manhunter o Il silenzio degli innocenti o alla serie Mindhunter, che ne mette in scena parecchi, di killer, nella loro interazione da prigionieri con gli inventori della moderna profilazione.
Ne abbiamo visti così tanti da pensarli come figure quasi astratte dalla realtà, talvolta quasi affascinanti come Hannibal Lecter. Nella vita vera, invece, quando sono stati catturati erano spesso individui inquietanti, ben poco attraenti. Ai due estremi possiamo mettere Harry Lee Lucas, narrato nella serie Netflix The Confession Killer, un subumano quasi sdentato, e l'affabile e attraente Ted Bundy (a lui sono stati dedicati sei film e due miniserie).
Più di recente si è pensato di non romanzare, di non affidare ad attori i ruoli dei vari protagonisti, realizzando delle brevi serie TV che ripercorrono con taglio documentaristico le efferate gesta dei killer più sanguinari.
Con Night Stalker ci viene raccontata la storia di Richard Ramirez, quattro episodi per esporre l'incredibile sequenza di atti criminali che si sono svolti fra marzo e fine agosto del 1985 in California. Il personaggio è già stato protagonista del film dell'89 Manhunt: Search for the Night Stalker, di The Night Stalker dove era interpretato da Lou Diamond Phillips, ed è stato presente anche nelle stagioni 5 e 9 di American Horror Story.
Ramirez purtroppo era un assassino anomalo, difficilmente incasellabile, senza modus operandi ricorrenti. Ammazzava uomini e donne, rapiva e violentava bambini e bambine, sequestrava le vittime o le uccideva in casa loro e con metodi sempre differenti (pistole, coltelli, oggetti contundenti), senza preferenza di razza e di età (dai 6 ai 92 anni); qualche volta rubava, qualche volta no, ogni tanto stuprava, altre volte solo massacrava.
Era arrivato a colpire anche due volte nella stessa notte. In tutto si è parlato di 43 crimini di varia natura e 13 omicidi (ma forse sono di più), in un'area che si era estesa fino a San Francisco. Sulle sue tracce si ostineranno a indagare solo due detective, il giovane messicano Gil Carrillo e il veterano Frank Salerno, reduce dalla soluzione di un altro caso efferato, quello dello strangolatore di Hillside, nel 1977.
Pochissimi gli indizi che mettevano in relazione i casi: l'impronta di una suola di scarpa, i bossoli dei proiettili usati talvolta e il calibro di due pistole. Indizi che saranno messi a rischio dalle intrusioni della stampa, che battezzerà il killer come Night Stalker.
Alla fine sapremo che Ramirez, come da manuale, proveniva da un'infanzia orribile. Ormai totalmente deviato non poteva però per questo meritare clemenza. Il suo aspetto "goodlooking" gli ha procurato anche il solito stuolo di aspiranti fidanzate che gli mandavano foto e poesie durante il processo. A differenza di Bundy che si presentava bene, colto, gradevole nei modi e civile, Ramirez aveva solo un'interessante faccia da narcos cattivo, ma era lurido e puzzolente e coi denti marci.
La vicenda viene ripercorsa attraverso i racconti dei due ormai anziani poliziotti, delle poche vittime sopravvissute, di parenti che non hanno dimenticato, di alcuni giornalisti, con una grande quantità di foto (anche assai macabre) e video d'epoca. Vediamo una Los Angeles turisticamente meno appetibile che ai giorni nostri, mentre i delitti avvenivano sempre nei sobborghi.
Del corpo di Polizia di L.A., storicamente responsabile di ingiustizie, abusi e corruzione oltre che di manifesta incapacità, qui si mostra il lato in fiore con seri detective dediti al loro dovere che scontano le colpe di un sistema male strutturato, con troppe giurisdizioni diverse (e rivalità interne) che frammentano e rallentano le indagini sui circa 1000 delitti all'anno.
Non va dimenticata la difficoltà delle indagini che si basavano su archivi non digitalizzati, informazioni non condivise tempestivamente, niente DNA e zero telecamere nelle strade. Tutti fattori che hanno favorito il ritardo nella cattura, e che ha corrisposto ad altre vittime.
Di prodotti come questo ne abbiamo visti tanti, specie da quando ci sono piattaforme di streaming come Netflix o Amazon Prime, e lo stile è sempre lo stesso. La differenza la fa il carisma del personaggio (anche in negativo) e tutto il contorno di gente che a vario titolo è stata coinvolta nell'avventura, che siano vittime sopravvissute o proprio i tutori della legge che hanno svolto le indagini.
Night Stalker fatica a ingranare, lento nella prima parte, più coinvolgente nel procedere della narrazione, e forse quattro episodi sono troppi per una storia che prende interesse quando finalmente il killer viene catturato. Ma comprendiamo la necessità di ripercorrere con scrupolo filologico il susseguirsi degli eventi. E si indugia troppo sui due poliziotti, ma anche qui comprendiamo il peso che quel caso ha avuto nelle loro esistenze.
Impressionante il racconto di una delle vittime sopravvissute, rapita a sei anni, oggetto di brevi ma devastanti molestie, poi abbandonata a un distributore, oggi una bella signora di circa 40 anni che è andata avanti a vivere e speriamo per lei felicemente, nonostante tutto.
Così come impressiona sempre il susseguirsi sullo schermo dei nomi delle vittime, con le rispettive età, tutte colpevoli solo di essersi trovate al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma come dice Samarcanda...