Nintendo dovrebbe ritirarsi dall'E3? - articolo
Visto l'attuale approccio della Grande N, potrebbe essere la scelta migliore.
Per riassumere la pochezza dell'E3 di Nintendo, basta citare un fatto: ancora prima che lo show finisse, il presidente Satoru Iwata ha pubblicamente "chiesto scusa" per l'evidente insoddisfazione dei fan e ha ripromesso un impegno maggiore in futuro.
La dichiarazione è stata in seguito "aggiustata" da Reggie Fils-Aime, che ha spiegato come non si trattasse di vere e proprie scuse ma soltanto di comunicare al pubblico il fatto che l'azienda lo ascolta, ma la situazione resta abbastanza chiara e intorno ai tweet di Iwata resta cristallizzata tutta la delusione che ha accompagnato l'E3 di Nintendo.
Il tweet incriminato era in giapponese: il Web ne ha riportato diverse traduzioni, alcune più accurate di altre, e i media hanno prontamente fatto propria quella in cui Iwata prometteva di "fare di meglio" per i prossimi E3. È stata un'arma che si è subito ritorta contro l'azienda, incapace di rispettare le attese dei fan e di rispondere a tono alle ottime conferenze realizzate da Sony e Microsoft nei giorni precedenti. Se anche Iwata crede che il Nintendo Direct dell'E3 2015 non sia stato sufficiente, figuriamoci cosa può pensarne il pubblico.
Guardando meglio ai fatti, Reggie ha ragione: Iwata non ha propriamente chiesto scusa. Ha detto che l'azienda ascolta attentamente il feedback dei propri utenti e lavorerà duramente, in futuro, per soddisfare le aspettative di un numero sempre maggiore di persone. Il tutto è stato introdotto da un commento relativo all'ora estremamente tarda in cui lo show è stato trasmesso in Giappone (circa l'una di notte). Contestualizzando il tutto, il messaggio di Iwata si poteva davvero interpretare come un "grazie per il vostro feedback, continueremo a fare del nostro meglio anche per il futuro", incluso il fatto di scegliere tempistiche migliori per il pubblico che segue l'E3 dal Giappone.
Insomma, Iwata non ha chiesto scusa ma al tempo stesso il fatto che una simile reazione sia potuta sembrare verosimile a così tante persone (il presidente di un'azienda grande e importante che si affaccia su Twitter e dice "scusate tutti, la conferenza ha fatto schifo, vero?"), conferma un fatto: lo show di Nintendo è stato davvero e indiscutibilmente una delusione.
Nintendo o una parte di Nintendo (forse quella giapponese) non voleva essere all'E3. La causa risiede anche nel progetto NX: l'azienda è l'unica detentrice di piattaforma ad aver già annunciato di essere al lavoro sul prossimo hardware, di cui però non ci dirà nulla fino al 2016. È troppo presto anche per parlare di titoli mobile (e l'E3 non è comunque il luogo adatto), e Iwata aveva già confermato prima dell'evento che non avrebbe parlato della fantomatica "quality of life", il misterioso progetto relativo a salute, educazione e stile di vita.
Nonostante tutto, ci sono molte cose di cui Nintendo avrebbe potuto parlare e ha scelto comunque di non farlo. La decisione di mostrare solo titoli in arrivo nel corso dei prossimi 10 mesi o giù di lì non è una conferma della morte prematura del Wii U (hanno fatto la stessa cosa con il 3DS, che ha una base installata doppia di quella di PS4 e di certo non uscirà di scena molto presto), ma è stata una mossa che ha sostanzialmente disinnescato gran parte dell'eccitazione associata ad una conferenza E3, così come il fatto di non salire su un palco vero e proprio ma affacciarsi al pubblico tramite un filmato in streaming.
Con queste scelte Nintendo sembra semplicemente dire "non vogliamo più giocare a questo gioco" e il gioco in questione è ovviamente quello dell'E3. Nintendo attualmente non si sente a suo agio con le dinamiche dell'E3 e non a causa dalle basse vendite del Wii U, quanto piuttosto della strana posizione che la vede essere l'unica grande azienda della games industry che ancora si dedica alla produzione di intrattenimento per tutta la famiglia.
Sa bene che non importa quanto fantastici siano i suoi titoli (e i giochi di Nintendo decisamente lo sono): annunciarli all'attuale pubblico mainstream di maschi adulti, abituati alla solita pioggia di azione e sparatorie, è un compito difficilissimo. A mio giudizio, è una cosa fantastica che la portata della games industry si sia ampliata così tanto che nello spazio dei titoli tripla-AAA ci sia contemporaneamente posto per piccole gemme come Yoshi's Wooly World ed esplosioni di violenza come il reboot di Doom.
Al tempo stesso, però, posso capire come mai i creatori del primo non ritengano di volerlo presentare e promuovere immediatamente accanto al secondo. In poche parole, l'E3 è il posto sbagliato, al momento sbagliato, di fronte al pubblico sbagliato. Non è un caso se uno dei pochissimi titoli third-party apparsi all'evento di Nintendo fosse Skylanders, una IP di straordinario successo che si trova egualmente a disagio ad essere mostrata accanto a titoli come Call of Duty o Assassin's Creed.
Scegliere l'approccio dello streaming piuttosto che una conferenza vera e propria, sostituire i suoi uomini chiave con degli adorabili "muppet", lasciar parlare per lungo tempo gli sviluppatori di processi creativi, mostrare solamente titoli in release immediata: è in questo modo che Nintendo ha detto chiaramente "non vogliamo più giocare al gioco dell'E3" e ha tentato di schivare gli inevitabili confronti negativi con Sony e Microsoft.
Il piano, però, non ha funzionato. Ha fallito perché si tratta di un approccio che non soltanto non è riuscito a ribadire la cosiddetta "Nintendo difference", ma ha anche impedito all'azienda di comunicare col vigore necessario i suoi punti di forza. Nintendo ha 'sabotato' il suo stesso evento, rendendolo ancora più deludente di quanto non fosse nella sostanza e finendo solamente per risultare più debole e impacciata rispetto a Sony e Microsoft.
Ma cosa avrebbe dovuto fare Nintendo? Semplicemente, avrebbe dovuto trovare il coraggio di... non fare niente. Non avrebbe dovuto esserci alcun digital event. Alcune attività di Nintendo of America (come il divertente Nintendo World Championship) si sono ben inserite nella settimana di E3 ma il Nintendo Direct non avrebbe dovuto essere trasmesso.
L'azienda ha ragione a pensare che il suo approccio e i suoi prodotti attuali non si adattino particolarmente bene al contesto dell'E3 ma sbaglia se ritiene di poter evitare le critiche e i confronti negativi semplicemente facendo un passo di lato. Bisogna prendere una decisione netta e se la scelta è tra tutto o niente, Nintendo avrebbe dovuto scegliere la seconda opzione, piuttosto che tentare il compromesso di una via di mezzo che non ha fatto contento nessuno.
Non sarebbe una cosa senza precedenti. Nintendo, di gran lunga la più grande azienda di videogiochi giapponese, ha già abbandonato il Tokyo Game Show per motivi sostanzialmente simili. Presenziare al TGS non le porta alcun vantaggio: si può ottenere una risonanza maggiore per i propri titoli in molti modi, ad esempio realizzando un proprio evento esclusivo (digitale o no) in un altro momento. Questa politica non ha mai creato alcun problema a Nintendo e senz'altro non l'ha danneggiata quanto una presenza poco convinta e convincente al TGS avrebbe potuto fare.
La stessa identica logica si può applicare anche all'E3. Immaginate se Nintendo avesse completamente saltato l'E3 di quest'anno: di certo i media avrebbero commentato la cosa in tutti i modi possibili ma la tempesta si sarebbe presto conclusa e con poco danno. Calmate le acque, dopo un mese o due, l'azienda avrebbe potuto trasmettere il suo bel Nintendo Direct e presentarlo come un'anteprima dei titoli in arrivo nei successivi 6 mesi.
In un simile contesto, la presentazione sarebbe risultata ottima e sarebbe poi bastato aggiungere pochi secondi di filmato del nuovo Zelda open-world per completare un digital event che, probabilmente, i fan avrebbero accolto con eccitazione, piuttosto che con la delusione che ha accompagnato l'E3.
Perché tutto ciò funzioni, però, Nintendo deve perseguire la nuova strategia in modo molto determinato. Quest'anno ha cercato di avere la botte piena e la moglie ubriaca: partecipare all'E3 ma senza impegnarsi massicciamente come gli standard dello show richiedono. E ha fallito al punto che mezza Internet ha creduto che il suo presidente, Satoru Iwata, si fosse veramente "scusato" al termine della presentazione.
Saltare completamente l'E3 (o almeno abbandonare la pretesa di tenere una conferenza) sarebbe stato preferibile, e dovrebbe essere la strategia di Nintendo per i prossimi anni.