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Nintendo Labo Toy-Con 01: Kit Assortito - recensione

Molto più di semplice cartone.

Già da tempo ormai abbiamo capito che Nintendo le console "normali" non le vuole più fare. Ogni nuova macchina della casa di Kyoto deve portare con sé delle novità in grado di sorprendere tutti, e così è stato anche per Switch. Una console ibrida, sia fissa che portatile, con controller staccabili pieni zeppi di sensori, motorini e videocamere. Un vero concentrato di tecnologia al servizio di... 1-2 Switch.

Non fate quella faccia! È un dato di fatto: nei primi dodici mesi di vita della console solamente 1-2 Switch è stato in grado di sfruttare a fondo tutte le funzioni stipate all'interno dei Joy-Con. Il che ci aveva fatto un po' riflettere sulle reali intenzioni di Nintendo. Ammettiamolo, è sicuramente divertente prendere a cazzotti il nonno in ARMS o percepire sul palmo delle nostre mani ogni singola contrazione muscolare di Mario, ma Switch ci piace prima di tutto perché possiamo giocare a Zelda in autobus; ci piace perché possiamo passare un controller al collega e farci una corsetta a Mario Kart in pausa pranzo.

Da videogiocatori non chiedevamo altro, e per quanto vibrazioni e giroscopi vari possano arricchire piacevolmente la nostra esperienza di gioco, avevamo l'impressione che nemmeno la grande N sapesse bene cosa farsene di tutti questi sensori. Poi è arrivato Labo, e dopo averlo provato a fondo ci siamo resi conto di non poter essere più lontani dalla verità.

Il piano ha richiesto oltre tre ore di tempo per essere completato. Il montaggio dei Toy-Con è parte integrante dell'esperienza ludica e va calcolato nella longevità del prodotto.

Recensire Labo può rappresentare una sfida per chi è abituato a trattare videogiochi più classici. Abbiamo seri dubbi che questo articolo venga letto dai bimbi che rientrano nella fascia d'età a cui il prodotto è destinato. Immaginiamo di rivolgerci per lo più a padri, zii e fratelloni, e le nostre parole dovrebbero in qualche modo aiutarvi a capire se i vostri figli, nipoti e fratellini possano divertirsi con questi giocattoli di cartone. Non possiamo dare una risposta sicura a questa domanda, e vi invitiamo quindi ad affidarvi anche ad altre fonti. Con mille social e mille forum è facile al giorno d'oggi trovare testimonianze dirette di altri genitori. Mai come in questo caso il passaparola giocherà un ruolo fondamentale.

Noi però non siamo qui a scaldare la sedia e ve lo diciamo in modo chiaro e tondo: Labo è geniale. Dal punto di vista di un adulto che si trova in mano l'opera di altri adulti non possiamo che provare immensa stima per gli ingegneri, i programmatori, gli artisti, i creativi che hanno dato vita ad un progetto del genere. E per i pezzi grossi che hanno creduto in loro.

Con 70 euro voi non vi portate a casa del semplice cartone. Né acquistate un semplice videogioco. Labo è la sintesi di due realtà da sempre considerate inconciliabili, due modi diversi di interagire con il mondo che ci circonda. È un'esperienza tangibile e virtuale allo stesso tempo, tattile ed interattiva, capace non solo di divertire ma soprattutto di stimolare la creatività.

E che ci crediate o meno, tutto parte dal software. Labo è innanzitutto nella cartuccia che inseriamo dentro Switch. Un programma che sprizza stile Nintendo da ogni singolo byte e che ci accompagna in tutte le fasi del nostro viaggio. Viaggio di cui abbiamo già avuto modo di raccontarvi le prime tappe. Vi invitiamo a leggere la nostra prova in anteprima per farvi un'idea di come sono improntate le splendide istruzioni interattive e sulla qualità dei materiali. Ci teniamo a ribadire comunque come il cartone appaia piuttosto fragile inizialmente, e consigliamo di seguire i bimbi più giovani nella fase di montaggio. Con la supervisione di un adulto possono procedere con maggior tranquillità, e di sicuro si divertiranno anche di più.

La nostra videorecensione di Nintendo Labo.Guarda su YouTube

Una volta assemblati, però, questi fragili fogli di cartone come per magia danno vita a delle periferiche che non esiteremmo a definire robuste. È come se ogni piega aiutasse i Toy-Con a solidificarsi. Non potendo sottoporre i nostri esemplari alla furia distruttiva di un infante in piena overdose da zuccheri abbiamo dovuto essere un po' creativi per testarne l'effettiva resistenza, simulando diversi probabili incidenti. Siamo rimasti parecchio soddisfatti.

Dato il materiale, l'utilizzo intensivo può comunque portare ad usura. La costante torsione dell'acceleratore della moto, ad esempio, segna in modo evidente il cartone, e dopo una settimana di sedute di pesca i pezzi estraibili della canna perdono di stabilità. Ma anche dopo numerosi lanci e cadute non abbiamo mai assistito a danni irreparabili. Al massimo siamo stati a costretti a incastrare nuovamente fra loro pezzi che l'urto aveva separato.

Il kit assortito include cinque diversi Toy-con. La macchinina radiocomandabile è il più semplice, un unico pezzo che si piega e si monta in pochi minuti. Basta poi infilare i Joy-Con nelle fessure laterali e siamo pronti a giocare. Saranno le vibrazioni dei controller, assorbite dalle sei zampette, a permettere alla macchina di avanzare, e vedere come questa bestiola di cartone si muove agile e precisa su una superficiale piana ha dell'incredibile.

Nella confezione ce ne sono due ed è possibile azionarle contemporaneamente utilizzando una singola console, a patto di avere due set di Joy-Con. L'aspetto ludico qui è affidato totalmente ai giocatori. Che sia una gara improvvisata fra i piatti di una tavola imbandita, uno scontro all'ultima spinta o esperimenti con la videocamera ad infrarossi (capace di identificare simboli e ostacoli anche al buio) il software in questo caso funge solamente da strumento. Mettetelo nelle mani di un bimbo e lasciate che si scateni.

Quando giochiamo con la macchinina la console diventa il controller. Un'inversione di ruoli possibile solo grazie alla natura ibrida di Switch.

La casa, per quanto carino, è forse il più limitato dei cinque. Una volta inserito lo schermo nella fessura centrale il Toy-Con diventa la dimora di una strana creatura, e attraverso pulsanti e manovelle da inserire nei lati della struttura possiamo attivare diversi minigiochi. Riesce a strappare un sorriso ma le buone idee si scontrano qui con una certa ripetitività di fondo. Anche perché manca un senso di progressione che possa farci tornare la voglia di far visita all'animaletto. Non dobbiamo prenderci realmente cura di esso, al massimo gli somministriamo dolcetti, il cui unico effetto è quello di cambiare motivo e colore della sua pelliccia.

La canna da pesca è il giocattolo che meglio riesce a coniugare esperienza virtuale con feedback tattili. Il filo arancione che collega la canna al supporto per lo schermo, infatti, non serve a nulla ai fini del gioco. I movimenti della canna e della lenza vengono letti dai due controller inseriti nella periferica: muovete la canna su e giù, a destra e sinistra, girate il mulinello, e vedrete l'amo rispondere con precisione a tutti i vostri input. E quindi a che serve il filo? Semplicemente a darci l'impressione di avere in mano una canna da pesca vera. La resistenza della lenza che viene prontamente riavvolta all'interno del supporto, assieme alla vibrazioni dei Joy-Con che simulano gli strattoni dei pesci, coinvolgono il giocatore in un modo totalmente opposto a quello di un visore per la realtà virtuale, ma non per questo meno immersivo.

Il giochino in sé non offre chissà quale profondità: si pesca sempre all'interno della stessa porzione di mare senza alcun tipo di obiettivo o punteggio. Al massimo possiamo decidere di impegnarci per catturare un esemplare di ogni specie, così da completare la nostra collezione. Ma i pesci non si lasciano catturare facilmente e quelli più grossi e combattivi offrono un senso di sfida gratificante. La fretta spesso può portare alla rottura della lenza. Il mulinello va girato con calma e sangue freddo se vogliamo avere la meglio su mante, marlin e squali.

La manopola dell'acceleratore della moto è uno dei pezzi che si usura più facilmente a causa della continua torsione del cartone.

Da un punto di vista videoludico la moto è il gioco più completo. Con tre diversi campionati, tre livelli di difficoltà, una modalità arena e un originale editor di piste, gli aspiranti piloti possono divertirsi a lungo. E anche il sistema di guida non è malvagio, con la possibilità di accumulare turbo prendendo la scia degli avversari o derapando, in pieno stile Mario Kart. Capite subito vedendo la forma del Toy-Con che l'intenzione è quella di replicare l'esperienza di una motocicletta vera: si accelera girando la manopola, si gira buttandosi letteralmente in piega.

A sorprendere però è nuovamente l'HD Rumble, modulato per trasmettere al giocatore la sensazione realistica dei pistoni che battono sotto la sella. Le forti vibrazioni, la cui frequenza si modifica all'aumentare dei giri del motore, si diffondono attraverso tutta la periferica, penetrando nelle mani e nell'addome che usiamo come appoggio. È difficile spiegare a parole l'emozione che si prova mettendo in moto questo manubrio di cartone.

E per finire, il pianoforte, che avrebbe bisogno di un articolo a parte per poterne illustrare nel dettaglio tutte le funzioni. La videocamera del Joy-Con che inseriamo nel retro della periferica non sbaglia un colpo. Le note vengono lette con precisione grazie agli adesivi riflettenti posizionati sul retro dei tasti, e una volta prese le misure con la piccola tastiera possiamo dare libero sfogo al nostro talento artistico. Certo, siamo ben lontani dalla perfezione. I tasti tendono ad essere un po' traballanti sotto la pressione delle dita, e anche una mano da pianista può faticare se la melodia che intende eseguire è un filo troppo complessa.

Grazie alla sezione Scopri possiamo vedere cosa succede all'interno dei Toy-Con mentre li usiamo.

Non potrà mai sostituire uno strumento vero. Ma è cartone, e permette di fare molte più cose rispetto alle tante tastiere giocattolo che troviamo sugli scaffali dei negozi. A fare la differenza è lo studio di registrazione. Grazie a questa modalità si possono modificare i suoni, le ottave, applicare effetti diversi. Si possono registrare diverse tracce, applicare una base ritmica grazie allo scanner situato sulla parte superiore del piano, modificare la velocità agitando il Joy-Con come fosse una bacchetta. Chi ha qualche conoscenza musicale può davvero sbizzarrirsi e comporre brani più o meno elaborati in modi divertenti ed originali. Chi invece non distingue una chiave di violino da una E commerciale potrebbe scoprire una nuova passione proprio con Labo.

Da non sottovalutare la sezione Scopri, selezionabile dal menù principale del software contenuto nella cartuccia. Qui ci viene spiegato ovviamente cosa possiamo fare con i Toy-Con, ma non si tratta di semplici tutorial. Seguendo le conversazioni di alcuni buffi personaggi avremo modo di esplorare il funzionamento di ogni singolo giocattolo incluso nel kit, con tanto di filmati e test tecnici che traducono la magia in scienza. Nintendo ci rivela tutti i segreti delle sue invenzioni, solleticando ancora di più la nostra curiosità. Qual è il vero potenziale della tecnologia messa a nostra disposizione? Spetta solo a noi scoprirlo, e la Grande N ci dà tutti gli strumenti per farlo.

I cinque giocattoli che costruiamo seguendo le istruzioni, infatti, rappresentano solamente la punta dell'iceberg. Il cavallo di battaglia di Labo, in verità, è il garage. Si tratta di un vero e proprio linguaggio di programmazione elementare ed intuitivo che dà libero accesso a tutte le funzioni della console e dei Joy-Con. Possiamo prendere il controllo di quello che appare su schermo, dei suoni generati dagli altoparlanti, del touch screen, delle vibrazioni dei controller, dei giroscopi, della telecamera ad infrarossi, e creando concatenazioni di causa ed effetto più o meno elaborate fra tutti questi elementi Switch si trasforma, letteralmente, in un laboratorio creativo.

I menù sono semplici ma graziosi. Il software di Labo punta molto sui colori e siamo ben lontani dai toni quasi asettici dei titoli casual Nintendo durante il periodo di Wii.

Non vale la pena spendere altre parole, basta una veloce ricerca su YouTube per farvi un'idea di quali siano le reali possibilità del garage. Noi vi garantiamo che funziona, e siamo rimasti sorpresi dal livello di personalizzazione di ogni singolo elemento gestibile e dalla facilità con cui si possono creare nuovi modi di giocare. Forse il tutto è un filo troppo complesso per i bambini a cui sono dichiaratamente destinati questi kit di cartone. Ma in fondo Nintendo ha sempre mascherato dietro una facciata giocosa ed infantile prodotti capaci di intrattenere persone di tutte le età.

Difficile prevedere se Labo riuscirà ad ottenere il successo che si merita. Di una cosa però siamo certi, fra le tante bizzarrie che Nintendo ha proposto al pubblico nel corso degli ultimi anni, Labo è il prodotto più completo e meglio riuscito. In passato abbiamo visto attori brandire Wiimote come fossero katane, per poi renderci conto che bastava uno scatto del polso per ottenere lo stesso effetto in gioco. Labo invece mantiene le promesse. I Joy-Con mantengono le promesse.

E sono promesse rivoluzionarie. Gli scettici possono dire che i bambini di oggi non vogliono i giocattoli di cartone, sono troppo impegnati a giocare a Fortnite su cellulare, ma può essere questa una ragione sufficiente per condannare un'azienda che tenta di utilizzare la tecnologia per riavvicinare le persone e riattivare i neuroni?

Avatar di Ugo Ottolenghi
Ugo Ottolenghi: Ha trascorso metà della sua vita sui libri, l'altra metà davanti ad una macchina da espresso. La sua grande passione però rimangono i videogiochi, su cui vorrebbe scrivere libri sorseggiando caffè.

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