No Man's Sky - prova
Un sogno difficile da concretizzare.
La ciliegina sulla torta dell'evento londinese di Sony è stata la possibilità di provare per la prima volta No Man's Sky, atteso gioco di esplorazione spaziale in uscita per PlayStation 4. Dopo una rapida presentazione del solito Sean Murray, con la sua barba e l'immancabile camicia a quadri, siamo stati invitati a prendere posto davanti a una delle postazioni disponibili per goderci mezz'ora di gioco. Un po' poco per farci un'idea dell'esperienza che No Man's Sky vorrebbe far vivere ai giocatori, ma comunque abbastanza per avere un assaggio delle meccaniche che ci accompagneranno per ore e ore a spasso nello spazio.
La nostra partita è iniziata su un pianeta dal clima estremamente rigido. Per muoverci lungo la sua superficie inaspettatamente rigogliosa dovevamo affidarci a una protezione termica alimentata da una batteria che si scaricava fin troppo rapidamente per i nostri gusti. Mentre girovagavamo sulla superficie del pianeta catalogando i vari esemplari della flora e della fauna locale, rigorosamente sorvegliati dalle sentinelle elettroniche che controllano che nessuno disturbi gli ecosistemi sui vari mondi dell'universo, un preoccupante "bip" ci avvertiva della graduale perdita di potenza della protezione termica.
Fortunatamente, dopo aver premuto verso il basso il d-pad e aver eseguito una scansione su vasta scala dell'ambiente circostante, abbiamo individuato una struttura artificiale costruita da chissà quale civiltà. Dopo pochi minuti, contando anche sul nostro fido jetpack, abbiamo raggiunto un edificio piuttosto ordinario, all'interno del quale abbiamo trovato l'esponente di una bizzarra razza aliena.
Coincidenza vuole che nel corso della nostra breve esplorazione ci fossimo imbattuti in uno dei tanti monoliti sparsi nell'universo, contenente informazioni utili per apprendere le lingue delle specie senzienti. La comunicazione con l'alieno è stata complicata, visto che dei suoi discorsi riuscivamo a comprendere sì e no una manciata di parole, ma nonostante questo siamo riusciti a conquistare la sua fiducia e a concludere uno scambio commerciale: la nostra arma in cambio di un'altra realizzata dalla sua specie.
Lo scambio si è rivelato essere vantaggioso, visto che la nuova arma ci ha permesso di distruggere alcune porte rinforzate che prima non riuscivamo nemmeno a scalfire. Siamo perfino riusciti a scavare enormi crateri sulla superficie del pianeta, sperando di imbatterci in qualche misteriosa caverna sotterranea come Sean Murray aveva fatto durante la dimostrazione di pochi minuti prima. Sfortunatamente, tutto quello che abbiamo ottenuto è stato rimodellare la superficie del pianeta senza scoprire nulla di memorabile. A questo punto siamo andati alla ricerca di alcuni materiali utili per costruire lo strumento con cui richiamare la nostra astronave.
I materiali in questione potevano essere ottenuti facilmente distruggendo dei cristalli rossi molto diffusi sul pianeta ma durante l'operazione siamo stati attaccati dalle sentinelle, vedendoci costretti a rifugiarci all'interno dell'edificio dove avevamo concluso lo scambio commerciale. Quando le acque si sono calmate siamo finalmente riusciti a chiamare la nostra astronave, con cui abbiamo lasciato il pianeta da dove era iniziata la nostra avventura. Una volta fuori dall'atmosfera ci siamo imbattuti in una stazione spaziale in prossimità della quale siamo stati presi di mira da una nave da combattimento.
Essendo dotati solo di una piccola nave adibita all'esplorazione abbiamo preferito optare per una ritirata strategica, che ci ha portati ad atterrare su un altro pianeta poco distante, caratterizzato da pochi fazzoletti di terra in un enorme bacino d'acqua. Qui abbiamo avuto la possibilità di esplorare i fondali marini ricchi di creature di vario genere a cui abbiamo dato il nome, essendo stati i primi a scoprirle.
Grazie all'equipaggiamento a nostra disposizione potevamo rimanere sott'acqua per tutto il tempo necessario, ma gli sviluppatori ci hanno detto che all'inizio del gioco sarà necessario tenere sotto controllo la riserva d'aria ed eventualmente risalire in superficie per respirare.
Il nostro viaggio è poi proseguito verso altri pianeti, che in realtà non si sono rivelati così vari come ci saremmo aspettati. Nonostante i colori, le creature e le conformazioni rocciose cambiassero sensibilmente, le strutture artificiali, i cristalli rossi da cui estrarre i materiali e alcune piante erano uguali a quanto già visto in precedenza. È vero che i pianeti visitati erano tutti all'interno dello stesso sistema solare, ma visto quanto detto fino a questo momento in merito al gioco non ci saremmo mai aspettati di vedere elementi in comune già nei primi mondi visitati.
A questo si aggiungono i dubbi relativi al gameplay e agli effettivi obiettivi che No Man's Sky proporrà a chi deciderà di dargli fiducia. In questa prima prova l'esperienza non ci è sembrata in grado di soddisfare l'utente dopo ogni azione eseguita. Quando si costruiscono gli oggetti, per esempio, questi non vengono mai mostrati ma si accumulano semplicemente icone nell'inventario. Gran parte della nostra prova è stata passata raccogliendo materiali dall'ambiente circostante e osservando creature e piante. Due dei pianeti esplorati, poi, si sono rivelati anche piuttosto banali, con paesaggi ripetitivi e privi di dettagli.
Va però detto che una prova tanto breve non aiuta a comprendere al meglio un titolo come No Man's Sky, che farà della vastità dell'esperienza e della casualità i propri punti di forza. Per un'analisi più precisa dovremo necessariamente attendere la versione finale del titolo e giocarla una gran quantità di ore.
Tecnicamente parlando la build di Londra è stata caratterizzata da un frame rate decisamente migliorabile. I rallentamenti erano molto frequenti nonostante i ritmi di gioco non certo fulminei. Durante gli spostamenti a bassa quota con l'astronave, l'aggiornamento dell'ambiente non riusciva a star dietro alla nostra andatura, facendo comparire all'improvviso interi elementi della superficie come alberi, strutture rocciose ed edifici.
Di tempo per migliorare ce n'è ancora tanto, ma gli sviluppatori dovranno assicurarsi di sfruttarlo al meglio per ottimizzare l'esperienza di gioco. Se è vero che alcuni aspetti non verranno toccati da qui all'uscita, il comparto tecnico dovrà necessariamente essere limato e perfezionato.
Al termine dell'evento, quando siamo ripartiti per tornare a casa, non avevamo ancora le idee chiare su questo No Man's Sky. L'idea è affascinante e potenzialmente splendida ma il rischio di trovarsi tra le mani un titolo nato con le migliori intenzioni ma trasformatosi in un'esperienza povera e ripetitiva è comunque alto. Non ci resta che attendere il codice definitivo per capire se varrà la pena esplorare centinaia di galassie su PlayStation 4, o se Elite Dangerous rimarrà l'unica vera opzione per gli esploratori spaziali virtuali.
No Man's Sky sarà disponibile su PlayStation 4 il 22 giugno.