No Straight Roads - recensione
Un'altra rivoluzione a tempo di rock!
Se avete amato Jet Set Radio ma ancora di più il sottovalutatissimo Brütal Legend e la musica rock scorre nelle vostre vene al posto del sangue, forse avete trovato il gioco che fa per voi. No Straight Roads è il titolo d'esordio del team Metronomik, un gioco fatto di musica, colore, ritmo e una lieve vena polemica nei confronti dei sempre più numerosi e invasivi Talent Show.
Ne è protagonista la band rock dei Bunk Bed Junction, composta dalla frizzante e irriverente chitarrista MayDay e dal metodico e rilassato batterista Zuke. Dopo essere stati ingiustamente estromessi dalla trasmissione Light Up, il dinamico duo decide di sfidare apertamente Tatiana, una sorta di Mara Maionchi poligonale che guarda caso è anche direttrice del programma e CEO della multinazionale NSR.
La sua volontà è legge e nulla accade senza che lei lo sappia, uno dei suoi dictat riguarda ovviamente la musica: a Vinyl City non si ascolta altro che scialba e ipnotizzante musica Dance... per questo il Rock dei BBJ è stato severamente bocciato all'audizione.
Ma MayDay e Zuke non si arrendono. Promettono vendetta e decidono di cambiare ritmo all'ormai triste e monotona vita degli abitanti di Vinyl City. Riuscirci non è facile, però: per farlo dovranno arrivare alla vetta dell'NSR, una piramide estremamente ripida e controllata dagli scagnozzi di Tatiana.
Ricordate la spettacolare trasposizione cinematografica di Scott Pilgrim Vs. The World con Michael Cera? Se non l'avete mai vista fatelo il prima possibile. Nel film il protagonista si innamora di una ragazza, ma per poterla conquistare definitivamente deve sconfiggere i suoi "Sette Malvagi Ex", tra i quali erano compresi l'ex-Superman Brandon Routh e addirittura Chris "Captain America" Evans.
Allo stesso modo i due protagonisti di No Straight Roads dovranno farsi largo verso il Quartier Generale di ogni boss per sconfiggerlo ed arrivare un passo più vicini alla vittoria finale. Il primo è l'improbabile Subatomic Supernova, un DJ dall'ego spropositato che dovrete sconfiggere durante una battaglia "planetaria". Questa sarà solo la prima sfida che dovrete combattere a suon di musica, ne seguiranno altre sempre più particolari e ovviamente difficili.
Sia MayDay che Zuke possiedono attacchi basati sul loro strumento musicale. Possono colpire i nemici a terra direttamente o quelli fluttuanti raccogliendo note musicali da sparare poi verso i bersagli. Il problema è che spesso questi bersagli saranno invulnerabili, e per provocargli qualche danno dovrete tenere d'occhio il ritmo con cui si muovono e cogliere le pause giuste per colpire il loro punto debole. Anche per la difesa vale lo stesso principio: ogni nemico si muove seguendo una battuta diversa della colonna sonora e attacca in base ad essa.
Evitare i colpi quando sul campo ci sono pochi nemici non è difficile ma le cose si complicano non poco quando questo numero sale... fino a che non capirete che il ritmo in realtà è un fattore più che altro scenografico. Fatta eccezione per le fasi in cui bisogna rimandare indietro i colpi con il giusto tempismo (che a volte sembra comunque totalmente sballato), è infatti possibile sconfiggere buona parte degli avversari senza prestare più di tanto attenzione alla musica... a meno che non vogliate consciamente farlo, ovviamente. Vi basterà molto più semplicemente tenere d'occhio i proiettili colorati che ogni nemico vi spedirà contro per avere quasi sempre la meglio senza troppe difficoltà.
Tra un boss e l'altro potrete visitare i vari distretti di Vinyl City, parlare con alcuni degli abitanti e recuperare l'energia perduta per ridare vita alla città. Queste sezioni sono purtroppo decisamente sotto tono rispetto alle battaglie. L'esplorazione è resa abbastanza fastidiosa da glitch e piccoli bug che fanno inciampare senza motivo i protagonisti e, almeno in un paio di occasioni, siamo rimasti incastrati in luoghi che in teoria non avrebbero dovuto neanche essere visitabili. Lo script, inizialmente interessante, viene poi pian piano diluito e diventa fin troppo facile capire dove la storia voglia andare a parare ben prima dell'epilogo.
Molto interessante è invece l'idea di dare ai due protagonisti una base operativa in continua espansione, nella quale è possibile accumulare i Trofei raccolti, modificare temporaneamente le armi/strumento applicando degli sticker che garantiscono bonus di attacco e difesa, fare qualche partita ad un simpatico cabinato arcade e altro ancora. Potrete rifugiarvi in questo covo in qualsiasi momento, quando ne avete necessità o voglia.
Proprio questa idea in stile "Tartarughe Ninja" fa capire quanta inventiva gli sviluppatori avessero in fase progettuale. È un vero peccato che altri aspetti del gioco non abbiano goduto dello stesso trattamento, con il risultato che molte delle potenzialità di No Straight Roads sono rimaste purtroppo in buona parte inespresse.
La sensazione che si ha giocando è che in fase di sviluppo qualcosa non abbia funzionato, e forse i tempi troppo serrati hanno costretto il team ad affrettarne la chiusura, tagliando parte delle idee iniziali o accelerando la realizzazione di altre.