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Nomad Soul, ricordando David Bowie - articolo

Nuovi angeli e promesse.

Pensandoci un po', è sorprendente che David Bowie sia stato coinvolto nello sviluppo di un solo gioco. È meno sorprendente che questo sia stato Omikron: The Nomad Soul (1999), il titolo che ha presentato l'opera di David Cage al mondo e che ancora oggi si conferma come un esempio dello spirito dei giochi anni Novanta. È una produzione che travalica i generi, un po' come Bowie stesso, mescolando sparatutto, avventura, puzzle e combattimenti. È ricco di idee, nato in un'industria dove sembrava tutto possibile e nella quale mancava la necessità di farsi imbrigliare da un genere preciso.

Omikron, diciamolo, spesso è un esempio di quello che non si doveva fare. A volte è terribile ma anche ambizioso e indimenticabile, un dualismo non semplice da indovinare. Di un gioco pieno di follia che parla di un'anima che salta tra gli universi con un miscuglio di Blade Runner, fantascienza europea e sessualità, è interessante che se ne parli più che altro per il ruolo svolto da David Bowie, ossia la composizione del tema New Angels of Promise (poi ribattezzato Omikron) e l'interpretazione di due personaggi, Boz e il cantante dei The Dreamers.

Bowie ha lavorato attivamente alla creazione di The Nomad Soul e il suo viso ha un ruolo di primo piano.

Nonostante questi giorni siano dedicati al ricordo, non possiamo fare a meno di dire che Boz non fosse proprio un personaggio coi fiocchi. La performance di Bowie è piuttosto piatta, e non lo aiuta il fatto di dover parlare di elementi narrativi stupidotti, su tutti il fatto che il gioco stesso sarebbe una trappola per catturare anime per il demone Asteroth. "Il gioco che stai giocando in questo momento", dice Boz svogliatamente parlando di Asteroth e il suo essere anima errante. Tutto marketing?

Non possiamo sapere esattamente quanto abbia contribuito Bowie allo sviluppo del titolo (affiancato dal suo collaboratore storico Reeves Gabrels, che però non ha ricevuto le stesse attenzioni). Bowie, scherzando durante un'intervista, ha detto che la cosa più importante era farlo sembrare ancora un ventiquattrenne: "Quello è stato il mio input. Per settimane continuavano a mandarmi bozzetti. No. No. No... Sì! Quello!"

Com'è facile intuire, i due hanno contribuito più che altro all'aspetto musicale della produzione, con la creazione di uno stile quasi ultraterreno. Non è un gioco di Bowie, è un titolo Quantic Dream ma la presenza dell'ecletico artista si sente.

Sia Boz che il cantante dei The Dreamers hanno dei punti di contatto evidenti con la carriera di Bowie: trasformarsi, reinventarsi, sia metaforicamente attraverso le dimensioni o nella reatà cambiando vestiti. Oppure con il semplice scorrere del tempo come in The Next Day.

Nessuno può dire che Cage non crei bei momenti nei suoi giochi, anche se poi il tutto è piatto e la storia poco interessante.

Il gruppo dei The Dreamers non serviva solo a mettere Bowie in costume ma a riflettere la cultura di Omikron e dei suoi gusti musicali. Parliamo di una città affascinante e dalla personalità magnetica, ora forse non graziata dalle potenzialità tecniche dell'epoca ma sempre arricchita da un accompagnamento musicale di carattere. Dopo l'uscita di Omikron, per qualche tempo la sua musica diegetica (e cioè quella perfettamente integrata nel mondo fittizio, e non solo presentata all'ascoltatore per accompagnarlo) è stata considerata uno degli elementi fondanti dell'esperienza.

Era un'epoca in cui i giochi non sapevano ancora usare la musica del mondo reale. Non vogliamo parlar male di quegli anni, tanti talenti hanno dato la loro opera come colonna sonora e ancora oggi li ascoltiamo, ma c'era un muro alto e solido tra i videogiochi e le forme d'arte considerate più nobili. Ottenere il permesso di usare la musica di un artista per il proprio gioco era qualcosa più unica che rara, tanto che quanto raggiunto con una versione virtuale di David Bowie in mutande sembrava una conquista.

Erano gli anni di Revolution X, nel quale degli annoiatissimi Aerosmith salvavano il mondo, di Queen: The eYe, che probabilmente era rimasto ignoto anche alla stessa band inglese, e di Kiss: Psycho Circus, uno shooter con protagonisti i personaggi dell'omonimo fumetto dedicato, appunto, ai Kiss. A parte questi casi, emblematici di quanto ancora l'industria fosse acerba, la musica degli artisti reali veniva presa qua e là senza però un'opera di ricerca accurata, e le accoppiate gioco-brano non erano quasi mai convincenti.

Di cosa parla la storia di Omikron? Ehi, guardate, dietro di voi c'è una scimmia a tre teste!

Omikron non appartiene allo stesso insieme delle produzioni appena citate, stiamo parlando invece di un gioco caro a tutti gli artisti coinvolti anche se erano solo gli anni Novanta e la tecnologia dell'epoca faceva di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. È un'avventura! No è uno sparatutto! No, è un beat-em-up! Giochi nei panni di questo tizio, o di questa tizia, o di qualsiasi altro NPC che tocchi il tuo corpo! Soprattutto rompe la quarta parete che è un piacere.

Una lavorazione che può sembrare caotica in realtà passa in secondo piano quando si vanno ad esaminare gli obiettivi. "Quello che cercavamo di fare era creare un cuore di emozioni nel gioco", ha detto Bowie. "Giocando ad altre produzioni prima di incominciare i lavori, mi sono accorto che molte produzioni erano fredde e senza emozioni."

Ora, per essere chiari, non è che fossero pensieri rivoluzionari per l'industria, visto che già c'erano designer come Peter Molyneux che da tanto cercavano di farci piangere, e giochi come Planetfall che ci riuscivano addirittura nell'epoca delle avventure testuali. Ciononostante si tratta comunque di un'accusa valida ai giochi dell'epoca.

Allo stesso modo può non sembrare rivoluzionaria l'idea di Bowie e Gabrels di prendere musica già esistente e appiccicarla al gioco, ora è quello che succede normalmente con artisti che vengono utilizzati più che altro per la loro caratura mediatica. Le eccezioni non mancano chiaramente, come quella della band Health che ha creato le musiche di Max Payne 3, ma nella maggior parte dei casi ci ritroviamo a prendere in prestito artisti dal mondo di cinema e televisione.

Omikron non ha rivoluzionato il mondo dei videogame, e nemmeno ha cambiato l'approccio dell'industria alla musica. Omikron è un lupo solitario che va per la sua strada e che lascia al singolo giocatore il compito di trarre un arricchimento dall'esperienza. Buon gioco o no, è comunque una produzione interessante, un'esecuzione senza paura e decisamente all'avanguardia. È difficile immaginare un altro titolo più adatto alla presenza di Bowie, anche se il suo contributo è onestamente più gradevole da guardare su YouTube che non rigiocando uno strano esperimento di fine anni Novanta.