Obduction - recensione
Il sequel spirituale di Myst e Riven.
Era il 2013, l'anno del ventesimo anniversario di Myst, quando Cyan Worlds annunciò un nuovo progetto, che sarebbe stato finanziato tramite una campagna Kickstarter. Il team era inizialmente indeciso se produrre un nuovo episodio dell'iconica e longeva saga di Myst, o qualcosa che se ne discostasse. Si decise per quest'ultima strada, seppur mantenendo un forte legame con la serie.
Obduction è infatti presentato come il "sequel spirituale" di Myst e Riven, due dei titoli di maggior successo del team ed, in generale, nel genere delle avventure grafiche in prima persona. La campagna crowdfunding aveva un target di $1,1 milioni ma è riuscita a raccoglierne 1,3 milioni, una quota con cui è stato garantito il supporto alla VR. Tre anni dopo l'avvio della campagna, e dopo qualche rinvio, arriva quindi su PC Obduction.
Prima d'iniziare a parlare di questo gioco, è necessario fare un po' di background. Cyan Worlds diventò celebre a metà degli anni '90 grazie a Myst, un titolo pubblicato inizialmente su Machintosh nel 1993, che ebbe un successo così straripante da spingere la diffusione del media CD-ROM, ed essere portato su Windows e sulle principali console dell'epoca come 3DO, PlayStation, Saturn, CD-i, Atari Jaguar CD (e più recentemente anche su DS, PSP e iOS).
Il gioco proponeva un'avventura interattiva in cui il giocatore si poteva muovere, tramite il click del mouse, in un mondo simi-virtuale costituito da diverse immagini statiche. Il giocatore si trovava nella misteriosa e apparentemente abbandonata isola di Myst, e doveva risolvere puzzle ed enigmi di difficoltà elevata per andare avanti nel gioco, interagendo con dei macchinari di varia natura e risolvendo numerosi puzzle. Un gioco che era innovativo per l'epoca anche per un altro motivo, visto che presentava finali multipli in base alle scelte fatte durante il gameplay, un elemento che pare scontato al giorno d'oggi, ma che allora non lo era affatto.
Obduction è realizzato dalle stesse menti che crearono più di vent'anni addietro Myst, e infatti il gioco inizia in maniera pressoché parallela. Come può lasciar facilmente intendere lo stesso titolo, saremo vittime di un rapimento alieno, in una notte limpida di un paesaggio campestre assisteremo a uno strano fenomeno e la narrazione ci accompagnerà verso quello che accadrà pochi istanti dopo. Tutt'ad un tratto ci ritroveremo in uno strano mondo alieno, che miscela cieli extraterrestri a paesaggi familiari del tutto simili ad un setting country del "mild-weast" nordamericano dello scorso secolo: la cittadina denominata Hunrath.
Chi ha già giocato a Myst ed ai suoi sequel si sentirà subito a casa, e s'immergerà nuovamente in quel mondo magico quasi senza spazio-tempo che solo Cyan Worlds sa realizzare così bene. Troveremo infatti già dopo pochi passi gli strani ed enigmatici macchinari la cui utilità appare sin dall'inizio misteriosa, ma starà proprio al giocatore scoprirla. Dei dispositivi attivabili fanno apparire in formato di ologramma e grafica full-motion il sindaco della cittadina, che ci darà il benvenuto spiegandoci alcune cose (non troppe però, altrimenti sarebbe troppo facile!). L'obiettivo del gioco? Fuggire da questo misterioso e apparentemente disabitato luogo che è in realtà una sorta di prigione silenziosa.
Questo universo parallelo è ricreato interamente in 3D e con un alto livello di dettaglio, un'estrema cura verso i particolari e scelte stilistiche apprezzabili. Le azioni che avremo a disposizione sono, come da tradizione, parecchio limitate: potremo infatti solamente guardare attorno a noi a 360°, muoverci in qualsiasi direzione (con possibilità di correre) ed esaminare gli oggetti con cui è possibile interagire. Non c'è altro. L'interazione è però stata resa più complessa, visto che potremo azionare in modo molto vario i diversi tipi di macchinari che troveremo nel corso dell'avventura. Ad esempio potremo ruotare delle manovelle simulandone il movimento con la rotazione del mouse, o interagire con dei tastierini numerici cliccando i pulsanti, e persino azionare un marchingegno a rotella simile a quelli dei vecchi telefoni che avevamo tutti a casa negli anni '80.
Nella prima parte dell'avventura avremo un piccolo aiuto: un tizio di nome C.W. è rimasto bloccato nel tentativo di scappare da Hunrath, e ci chiederà di aiutarlo ad uscire eseguendo particolari azioni come ripristinare la corrente elettrica (operazione apparentemente semplice ma che in realtà prevede la soluzione di vari enigmi). Durante l'avventura, ogni indizio, biglietto di appunti, libro contabile e quant'altro potremo trovare, sarà indispensabile per la soluzione di puzzle spesso distanti dai rispettivi luoghi di ritrovamento degli stessi. Proprio per questo motivo, potremo scattare delle foto con la pressione della spacebar, in modo tale da poter consultare gli elementi raccolti successivamente sul posto in cui ci serviranno, accendendo all'archivio tramite il menu del gioco.
Nonostante questa facilitazione, ci ritroveremo in men che non si dica a fare avanti e indietro tra le campagne di Hunrath, specialmente nel caso in cui non arriveremo facilmente alla soluzione dell'enigma. La cittadina non è enorme, ma è sicuramente molto poco densa, visto che per passare dalla location di un puzzle a quella dell'altro (spesso complementari), dovremo percorrere centinaia di metri in mezzo al nulla, e l'assenza di anima viva non gioca certo a favore della varietà.
Man mano che andremo avanti e sbloccheremo nuove aree, potremo aprire dei passaggi fino a quel punto bloccati, che fungono da scorciatoie nel backtracking. Poco male direte, no? Non proprio, visto che poiché sentieri e location sono molto simili tra loro, ci ritroveremo spesso a sbagliare strada, e l'assenza di una mini mappa in questi casi si sente come l'acqua nel deserto.
Proseguendo nella storia, risolvendo puzzle ed enigmi, sbloccheremo nuove aree da esplorare, e troveremo persino dei marchingegni alieni che ci permetteranno di teletrasportarci in dimensioni parallele (una meccanica simile a quella dei libri del primo Myst). A volte sarà richiesto, per la soluzione di un enigma, di andare a compiere un'azione particolare nel mondo alternativo.
Peccato che non sempre sarà chiaro cosa fare (gli indizi spesso sono vaghi o del tutto assenti) e occorrerà eseguire numerosi tentativi andando e venendo da un mondo all'altro. Come se non bastasse, i tempi di caricamento sono a dir poco biblici (si parla di una trentina di secondi per poter iniziare a muoversi nel mondo parallelo), e la frustrazione provocata dal non riuscire a venire a capo in tempi brevi del puzzle verrà nettamente amplificata da queste fastidiose attese.
Parlando dei puzzle, i loro amanti avranno pane per i propri denti. Bisogna mettere in moto parecchi marchingegni di varia natura per attivare generatori di corrente, distruggere campi di forza, manovrare cannoni laser che viaggiano su binari con percorsi multipli, trovare le combinazioni di sblocco per dei pannelli partendo da codici da decifrare e persino (come accennato sopra) andare in altre dimensioni: insomma, ci sarà da divertirsi.
Se siete però più amanti dell'avventura e meno dei puzzle, state sbagliando gioco, perché Obduction basa le sue meccaniche ancora e fortemente sui puzzle, così come il suo prequel spirituale Myst, ma bisogna anche ammettere che la loro complessità è parecchio calata rispetto a 20 anni fa. La stessa storia, viene narrata tramite la soluzione degli enigmi.
Obduction offre diversi finali, più o meno a lieto fine, a seconda delle scelte che intraprenderete nel corso dell'avventura, per cui è possibile la rigiocabilità, sempre che la prima run non vi abbia stufato con le sue meccaniche a volte tediose. Nonostante Obduction sia un tributo al titolo del 1993, e si discosti per certi versi delle sue meccaniche e dal suo universo, il gioco risente fin troppo delle sue origini, e nonostante non si tratti di un nuovo Myst, alla fine gli sviluppatori riusciti solo marginalmente a offrire un'esperienza di gioco diversa. Certe meccaniche sentono ormai il peso degli anni: la mancanza di un inventario e di una mappa interattiva su schermo (troverete delle piantine appese in vari posti) si fanno sentire parecchio.
Dal punto di vista tecnico, Obduction è sviluppato con l'Unreal Engine IV. Al livello massimo dei dettagli il mondo di gioco è molto bello e dettagliato, pieno di effetti speciali, ma il gioco risulta anche molto pesante, più di quanto dovrebbe risultare vista la sua complessità non eccezionale. Inoltre, durante il gameplay abbiamo riscontrato dei crash causati da memory drain notevoli, nonostante gli 8GB di RAM più relativo file paging del sistema di prova. Una patch sembra aver risolto questo bug, ma non ha accorciato i lunghi tempi di caricamento, attenuabili lievemente installando il gioco su SSD. La colonna sonora, quando c'è, è d'atmosfera, ed i fan saranno contenti di sapere che il compositore è Robyn Miller, uno dei creatori di Myst.
Obduction è una sorta di reinterpretazione in chiave moderna di Myst, da cui si discosta però solo parzialmente. Gli sviluppatori, per lungo tempo impegnati nella serie, ne sono forse talmente innamorati e influenzati da non riuscire a staccarsene in modo netto, nonostante alcune meccaniche siano ormai superate al giorno d'oggi. Ma questo non è necessariamente un male, perché coloro che hanno amato Myst e Riven, saranno entusiasti di Obduction. Il gioco viene proposto al prezzo di €29,99 e sono in arrivo supporto a OS X e Oculus Rift.
L'avventura si completa mediamente in una dozzina di ore, a meno che non vi blocchiate in qualche enigma, e la presenza di finali multipli offrirà ulteriore longevità a chi vorrà scoprirli tutti. Si tratta di un acquisto obbligato per chi è cresciuto a pane e avventure grafiche nei primi anni '90, un pubblico che sicuramente saprà soprassedere ai problemi tecnici e di gameplay evidenziati in questa recensione. Diversamente, vi consigliamo di aspettare uno sconto per dare una chance a questa magica avventura ambientata in un universo spazio-temporale unico e suggestivo.