Octodad: Dadliest Catch - review
Nessuno sospetta nulla.
È una di quelle sere in cui ci si annoia e non si sa bene che fare, quando ti torna in mente che da qualche parte hai uno di quei film giapponesi fuori di testa, come solo loro li sanno fare. Calamari Wrestler (いかレスラー Ika Resuraa, per chi conosce la lingua) è la storia di un lottatore che, dopo aver scoperto di essere gravemente ammalato, abbandona le scene all'apice della carriera per poi tornare più in forma che mai come calamaro gigante (con un costume di gommapiuma degno del peggior mostro dei Power Ranger), riprendersi la sua vita, la sua famiglia e il titolo di campione.
Un film ben consapevole di essere ridicolo, con scene fintamente strappalacrime in cui lei esprime tutto il suo amore e dichiara di volere un figlio da lui. E ti rendi conto come certe idee possono arrivare solo dal Sol Levante.
Poi salta fuori Octodad.
Nato come freeware nel 2010 e realizzato da un gruppo di studenti, Octodad aveva come protagonista un polipo vestito in giacca e cravatta, padre e marito in una famiglia umana che sembra non avere la minima idea della sua vera natura.
Dopo la sua pubblicazione ricevette diverse attenzioni sia per l'originale sistema di gioco che per il suo umorismo, attirando una schiera di fan sufficiente a convincere gli autori a realizzarne una versione commerciale, rifinita e ampliata.
"Quattro anni e un Kickstarter dopo, Octodad abbandona quella sensazione di prototipo amatoriale che si respirava nell'originale"
Quattro anni e una raccolta fondi su Kickstarter dopo, ecco Octodad: Dadliest Catch, che abbandona quella sensazione di prototipo amatoriale che si respirava nel titolo originale per un prodotto decisamente più curato, a partire dall'aspetto grafico più pulito e da uno stile più definito, fino ad arrivare ad una gestione della fisica, basata sulle librerie PhysX di Nvidia, nettamente migliore. In particolare non da poco, questo, perché l'engine fisico è il perno centrale intorno a cui ruota il gameplay, fin dal sistema di controllo.
Avere per protagonista un animale invertebrato, per quanto cerchi di farsi passare per essere umano, significa dover muovere un essere che pare fatto di gelatina, con tutte le complicazioni del caso. L'incedere impacciato di un polipo che tenta di stare in piedi sui suoi tentacoli è reso con un controllo inusuale, che permette di gestire singolarmente le due gambe: per muoversi in avanti bisognerà sollevare una gamba, muoverla nella direzione voluta e lasciarla andare in modo che le ventose si attacchino sulla superficie, per poi passare all'altra gamba.
Alla pressione di un tasto si passerà al controllo di un braccio, necessario per raccogliere oggetti e aprire porte. Il funzionamento è analogo a quello delle gambe, con l'aggiunta della possibilità di attaccare le ventose a un oggetto e muoverlo insieme al braccio.
Il sistema è macchinoso, volutamente impreciso e goffo, e ci vorrà del tempo per abituarsi, ma anche dopo rimarrà difficoltoso da padroneggiare, creando non pochi problemi (e qualche imprecazione) quando si tratterà di dover scalare una struttura o muoversi velocemente perché si è inseguiti.
"Il sistema di controllo è macchinoso, volutamente impreciso e goffo, e ci vorrà del tempo per abituarsi"
A complicare ulteriormente la cosa troviamo la necessità di far meno confusione possibile nei movimenti, evitando di buttar giù vasi, scatole e quant'altro finché ci si trova nel campo visivo delle persone, così da non far sorgere dubbi. Ogni oggetto caduto o colpo involontario verso qualcuno contribuirà infatti a riempire una barra che, se completata, svelerà la vera identità di Octodad. Non aiuta nemmeno la camera che segue i movimenti del protagonista, in alcuni casi, per fortuna non troppo frequenti, piuttosto discutibile nelle inquadrature, nei movimenti e nelle angolazioni scelte.
Fortunatamente la scelta delle periferiche di controllo è ampia e comprende l'utilizzo del solo mouse, la sua combinazione con la tastiera o il pad (come sempre consigliamo quello della Xbox 360, riconosciuto immediatamente e con le relative indicazioni su schermo), il che lascia a chiunque la possibilità di scegliere secondo le proprie preferenze.
Chi volesse, inoltre, può ricorrere all'aiuto degli amici nella modalità co-op fino a quattro giocatori, in cui ogni giocatore gestisce uno dei tentacoli, un sistema che richiede un grado di coordinazione notevole.
I livelli per essere completati richiedono di portare a termine obiettivi di vario genere, che possono comprendere sezioni platformer, la cui maggiore difficoltà è data dal sistema di controllo, e alcuni momenti stealth, in cui bisogna tenersi alla larga dai malefici biologi marini che non si lasciano ingannare dall'abile travestimento del polipo.
"I puzzle sono per lo più basati sulla fisica, non particolarmente complessi e in gran parte risolvibili in più modi"
Per lo più, però, si tratta di puzzle basati sulla fisica, non particolarmente complessi e in gran parte risolvibili in più modi, con achievement che premiano la scoperta della soluzione meno evidente. Da segnalare anche l'integrazione con Steam Workshop, che permette agli utenti di aggiungere contenuti amatoriali per il gioco.
Semplice e leggera è la trama, che parte dal matrimonio, sezione utilizzata come tutorial, e racconta la giornata della famiglia formata da Octodad, moglie e i due figli, con un flashback dedicato all'incontro fra i due genitori. Grande antagonista è il Cuoco, l'unico che conosce la verità sul nostro eroe e boss alla fine di ogni livello, durante cui insegue il povero cefalopode con l'intento di farne del sushi e svelare a tutti la frode.
Al di là della storia non certo elaborata, la qualità dei dialoghi è di buon livello, l'umorismo è costante durante tutto il gioco e soprattutto i due bambini sapranno strappare più di una risata con le loro battute, un aspetto questo che rappresenta forse la parte più riuscita di tutto il gioco.
Nonostante le difficoltà col sistema di controllo, a cui ci si può fare l'abitudine, Octodad: Dadliest Catch si rivela un gioco piacevole grazie alla sua originalità, alla sua vena comica non forzata e ad un protagonista per cui in fondo non si può che provare simpatia, nel vederlo sforzarsi di vivere in un mondo che non gli appartiene per amore della sua famiglia.
E se vi state domandando come possono un polipo e un essere umano avere dei figli, lo scoprirete solo alla fine.