Offerta alla tormenta - recensione
La malvagità umana ha bisogno di alibi.
La spagnola Dolores Redondo nel giro di un paio di anni ha prodotto tre best seller tradotti in ben 12 lingue, un mix fra thriller, horror e paranormale, diventati altrettanti film: Il Guardiano invisibile uscito su grande schermo con buon successo in Spagna nel 2017, stessa sorte toccata a Inciso nelle ossa nel 2019. Il terzo capitolo, Offerta alla tormenta, ha saltato l'uscita in sala causa Coronavirus e approda direttamente su Netflix, dove sono reperibili anche i due titoli precedenti.
La cosiddetta Trilogia del Baztán ha un'unica protagonista, la giovane Ispettrice di Polizia Amaia Salazar, di benestante famiglia proprietaria di un grande forno nel paesino di Elizondo, attraversato da un fiume tumultuoso nella Valle del Baztán, luogo rinchiuso su se stesso e sulle proprie tradizioni. Siamo nel Nord della Spagna, nei boschi della Navarra, un parco naturale a nord/est, vicino al confine francese, località molto piovosa, da far sembrare The Killing ambientato nel Sahara, battuta in inverno da fitte tormente di neve.
Amaia ha avuto la vita segnata da una madre non semplicemente disturbata, ma proprio degenere, dedita al Male con la maiuscola, cui vanamente si era opposto il padre. Fuggita all'estero appena maggiorenne, era emigrata negli USA e lì era entrata nell'FBI, dove era stata addestrata alla scuola dei profiler. Per questa fuga era stata considerata colpevole di abbandono dalla durissima sorella maggiore, che era rimasta a occuparsi del forno e della madre, le cui condizioni erano andate peggiorando. E al suo ritorno in patria, divenuta nel frattempo Ispettrice di Polizia, era rimasta a svolgere il suo lavoro lontano da casa, a Pamplona.
Ma viene rispedita suo malgrado nel paese natio per indagare su una catena di delitti, che lasciano pensare a un serial killer, dopo il ritrovamento del cadavere di una ragazza adolescente, il cui cadavere è stato disposto seguendo un macabro rituale. Amaia torna con l'amato compagno, un artista americano, di lei molto innamorato, a conoscenza di molti suoi traumi. Trova ad accoglierla l'amata zia Engrasi, l'unica a essersi occupata di lei, una volta che era stata sottratta alla madre. Dipanando la matassa delle indagini affiorerà ben altro e si delineerà un coinvolgimento misterioso della sua famiglia con una serie sempre più vasta di crimini. Nelle indagini la giovane donna avrà al suo fianco il fidato Jonan, un giovane poliziotto dalla promettente personalità, mentre mantiene un legame affettivo con il suo vecchio mentore all'FBI, per lei specie di figura paterna (su modello di Clarice e il suo capo nel Silenzio degli innocenti).
Nel secondo film, l'avevamo ritrovata inaspettatamente madre di un tenero neonato. Ma era tornata anzitempo al lavoro, dopo la scoperta di una grotta piena di resti umani, indagine che si intreccerà a quella sulla profanazione della chiesa cattolica della zona e su una serie di inquietanti suicidi. Era entrato in campo un enigmatico funzionario dell'Opus Dei, Padre Sarasola, anche psichiatra, che l'aveva convinta a far trasferire la madre, ormai totalmente fuori controllo, in una clinica da lui gestita. Tutto questo insieme di eventi, aveva portato Amaia a vedere con maggiore chiarezza il disegno complessivo, una cospirazione volta a propagare il culto del Male, attraverso continui sacrifici umani. La donna era arrivata a mettere a rischio la vita del suo piccino, mentre la figura della malefica madre aveva acquistato sempre più centralità. Dobbiamo raccontare tutti questi eventi perché in effetti i tre romanzi/film vanno letti/guardati in ordine cronologico, perché altrimenti si perde tutta la costruzione della storia.
In Offerta alla tormenta la ritroviamo dopo un mese dagli eventi del film precedente, mentre scopre con orrore un filo che collega numerose morti di neonati in tutta la zona, fatte passare per incidenti. Sempre più isolata, respinta dalle sorelle che, sembra in buona fede, vogliono chiudere il caso dell'apparente morte della madre, si allontana anche dal marito che, stanco di tante tragedie, vuole lasciare quel luogo inquietante. E così si avvicina incautamente all'ambiguo Giudice Markina, l'unico che continua a manifestare un costante attaccamento a lei, mentre Sarasola, ambiguo pure lui, fornisce le sue ipotesi che tentano di coniugare razionalità, fede e superstizione.
Tutti i tre film sono stati diretti da Fernando González Molina e la saga letteraria aveva suscitato l'interesse di Peter Nadermann, responsabile di un'altra trilogia più nota, quella di Millennium, che anche aveva come protagonista una figura femminile fortissima, insidiata dalla malvagità maschile. Perché anche la vessata Amaia, che con il suo ritorno precipita di nuovo in quell'atmosfera morbosa e criminale da cui era fuggita, si scontra nell'arco dei tre libri contro follia, sete di potere, superstizioni, credenze assurde, che fanno tutte capo però a un gruppo di uomini, altolocati e arroganti, in cui le donne sono complici compiaciute, a formare una congiura che opprime sempre più vicino la piccola Ispettrice, soldatino ostinatamente in lotta contro forze ben più grandi di lei.
Da tre romanzi serenamente commerciali e alquanto derivativi, sono usciti tre film tv di decorosa fattura, che fanno leva su antiche superstizioni, che sottolineano il forte il legame con la natura di certi luoghi (come nella serie francese Black Spot), con le conseguenti tradizioni di stregoneria e la fede nell'esistenza degli spiriti dei boschi. Fra morbose alleanze fra deviati rappresentati della razza umana, cupe e inquietanti atmosfere, atroci delitti, nell'eterna lotta fra Bene e Male la povera poliziotta lotta con metodi terreni contro qualcosa che si ammanta di sovrannaturale. Dei tre questo terzo capitolo è il migliore, quanto alla costruzione del "giallo" da risolvere, perché si vanno a chiudere tutti i fili della congiura, non tutti così imprevedibili, va detto, lasciando però una porta aperta verso un possibile seguito, letterario o cinematografico. A conti fatti, la trilogia si presterebbe per un remake made in USA, magari seriale, con un cast di facce più note, asciugando certe lungaggini e qualche ripetizione, mentre l'elemento più melò alla fine disturba meno del previsto.
L'argomento delle sette è sempre d'attualità, perché in costante attività nonostante ogni rivelazione, ogni condanna, a dimostrare la debolezza di certe menti e la forza di certe altre, capaci di plagiarle a compiere concreti crimini in nome di Dio, di Satana o di qualunque entità misteriosa e astratta venga in mente di nominare, solleticando bassi istinti presenti in molta più gente di quanto si possa pensare. Le menti più deboli si attraggono anche attribuendo legittimità a tendenze e perversioni che altrimenti resterebbero soffocate e nascoste, usando il sovrannaturale per giustificare le proprie terrene perversioni. Servono anche all politica, ma quello è un altro discorso. Le menti deboli sono sempre bottino ambito.