Okamiden
Il lupo perde il pelo ma non il pennello.
Correva l'anno 2006 quando i ragazzi di Clover Studio, talentuoso team interno di Capcom guidato dal celebre Atsushi Inaba, decisero che era giunto il momento di dare a PlayStation 2 il suo Zelda. La brillante fantasia di Hideki Kamiya (già padre di Devil May Cry) partorì un videogame potenzialmente perfetto: magicamente ispirato all'estetica degli Ukiyo-e giapponesi, originale e creativo al punto giusto, ma soprattutto teoricamente in grado di conquistare l'Oriente ed al tempo stesso di affascinare l'Occidente, colmando una importante mancanza nell'altresì imponente softeca del Monolite Sony.
Eppure nonostante le gigantografie sui un grattacieli di Shibuya, le metropolitane piene di pubblicità e cartelloni, le modelle in giro per Akibahara con cagnolini bardati come Amaterasu, la storia di Okami non è quella di un successo. Anzi piuttosto è la cronaca dell'ennesimo fallimento commerciale di un team perseguitato dalla sfiga: i flop di Viewtiful Joe e God Hand prima (ai tempi della partnership con Capcom, in seguito interrotta proprio a causa delle vendite non all'altezza), quello di MadWorld poi (sotto etichetta Platinum Games), nemmeno gravasse un'inesorabile maledizione sulle teste di Mikami & Co.
Non senza sorpresa è arrivato dunque nelle scorse settimane l'annuncio di Okamiden, inatteso sequel diretto all'ormai inarrestabile Nintendo DS: un titolo pensato per rilanciare un franchise ricco di potenzialità ancora da esprimere, indubbiamente rimasto nei cuori dei (pochissimi) fruitori.
Sviluppato da Kuniomi Matsushita (director della conversione di Okami per Wii) e da Motohide Eshiro (producer di Onimusha 2 e di Ace Attorney Investigations: Miles Edgeworth), Okamiden Chisaki Taiyo narra le avventure di Chibiterasu, teneroso cucciolo di lupo albino nonché reincarnazione della dea del sole, impegnato in una delicata odissea per riportare la vita in un mondo corrotto dall'arida malvagità degli spiriti maligni.
Ludicamente strutturato come l'originale (ovvero come il più riuscito dei cloni di Zelda), Okamiden si avvarrà del touch screen del DS per portare l'iconico Celestial Brush ad un livello ulteriore: grazie allo stilo l'interazione con l'ambiente sarà infatti straordinariamente diretta ed immediata, consentendo al giocatore di disegnare e di risolvere enigmi sulla falsariga di quanto visto ed apprezzato su PlayStation 2 e Wii.
Non mancheranno comunque succose novità, principalmente legate alla particolare condizione di Chibiterasu: Eshiro ha infatti dichiarato che il lupacchiotto sarà poco più di un cucciolo e che dovremo fare a meno della forza di Amaterasu, affidandoci così all'aiuto di svariati personaggi che ci accompagneranno nel corso dell'epopea (già confermato Kuninushi, figlio dello spadaccino Susano visto nell'originale).
Quello che più colpisce di Okamiden (a prescindere dalla sua stessa esistenza, cosa tutt'altro che scontata fino a qualche mese fa!) è ad ogni modo la realizzazione tecnica: gran parte il fascino della creatura di Kamiya era infatti dovuto alla peculiare art direction, con un cel shading capace di coniugare in modo incantevole la pittura di Hokusai con il medium videogioco, ed è sbalorditivo vedere come Capcom stia riuscendo a ricreare lo stesso impatto squisitamente pittorico su DS, console solitamente tutt'altro che fenomenale quando si parla di 3D nudo e crudo.
Inutile negarlo: Okamiden è già uno dei principali candidati per il titolo di game of the year per il 2010 del doppio schermo Nintendo. Nella speranza che la raffinata esperienza di gioco non venga eccessivamente stravolta nel passaggio ad una nuova dimensione portatile, non resta che attendere i mesi a venire. Magari pregando che il ritorno della dea del sole non venga completamente offuscato da un'eclissi di nome The Legend of Zelda: Spirit Tracks.
Okamiden uscirà in esclusiva su Nintendo DS nel 2010.