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Omno - recensione

Da soli in cerca della luce...

Dopo essersi fatto le ossa con numerosi spot televisivi, qualche produzione secondaria nel mondo dell'animazione digitale e un paio di incursioni nei VG (tra cui un ruolo come animatore per il primo State of Decay), Jonas Manke decise di mettersi in proprio per dedicarsi anima e corpo al suo primo videogame da solista. Sono passati cinque anni da allora e il piccolo/grande sogno dell'artista teutonico è diventato realtà. Il titolo in questione si chiama Omno e non si perde in inutili parole... anzi, a dire la verità per tutta la durata dell'avventura il protagonista non ne pronuncia neanche una.

Omno fa parte di quella categoria di giochi in cui si va in cerca di qualcosa, di una verità che viene scoperta attraverso squarci di storia che pian piano prendono il loro posto come in un puzzle. Il primo che ci viene in mente è il magico Journey. Proprio come l'incappucciato eroe del piccolo capolavoro di Thatgamecompany, il protagonista di Omno si ritrova addormentato e inconscio del proprio destino in un mondo fiabesco, abitato da creature incredibili e pervaso da un'aura di mistero che fin da subito avviluppa il giocatore, rendendolo desideroso di scoprire la nuova storia che è appena iniziata.

Non esistono combattimenti in Omno, l'unica cosa di cui dovrete preoccuparvi è di trovare e accumulare un sufficiente quantitativo di energia per scoprire nuovi dettagli della storia e aprire i portali che conducono ai capitoli successivi. Potrete farlo interagendo con le strane piante che troverete in giro o con le ancora più bizzarre creature che testimonieranno silenti il vostro girovagare. Nessuna di loro è pericolosa e non vi attaccheranno in alcun modo, ma la loro presenza e i loro comportamenti avranno sempre un significato ai fini della progressione e spesso nasconderanno qualche prezioso segreto.

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Per procedere verso le location successive (si viaggia da dense foreste a desolati deserti, passando per rigide pianure ghiacciate e scenari "paradisiaci") è sufficiente accumulare un quantitativo di energia-luce sufficiente ad attivare tre portali, ma volendo è possibile impegnarsi un po' di più per completare al 100% ogni livello, trovando ad esempio tutte le pietre mistiche che raccontano la storia e che aiutano a comprendere meglio il passato che il protagonista sta cercando di ricostruire.

Correre verso la meta finale non ha molto senso, così facendo arriverete ai (brevi) titoli di coda entro massimo 3 ore, perdendovi però il piacere del viaggio e soprattutto alcuni importanti dettagli della storia. Prendetevi dunque il tempo necessario a visitare tutti gli anfratti, scoprire tutte le creature (catalogate in un apposita sezione) e i glifi segreti. Per riuscirci il gioco dispenserà nuovi poteri ad ogni passaggio di livello, dallo scatto al teletrasporto, alla possibilità di viaggiare dolcemente su una specie di bastone magico usato a mo' di snowboard. Questi potranno essere utilizzati anche nei livelli già visitati, selezionabili dalla schermata principale.

Anche dedicandovi con la massima concentrazione al ritrovamento di ogni più piccolo segreto, non impiegherete più di 5 ore per completare Omno e gli incentivi al replay si limiteranno appunto al ritrovamento dei segreti lasciati indietro durante l'avventura. Divertente l'idea di inserire anche una modalità Time Attack che trasforma il gioco in una sorta di corsa contro il tempo per arrivare alla fine del livello sfruttando i globi di luce disseminati lungo la pista, che una volta accumulati a sufficienza attivano una sorta di turbo-boost. Peccato che questa opzione di gioco sia davvero troppo piccola e limitata, qualche tracciato in più e magari la possibilità di giocare in multiplayer non avrebbero guastato.

Ogni livello ha un altare sul quale il protagonista può fermarsi a meditare, sbloccando così gli indicatori che segnalano la posizione degli oggetti.

Esteticamente, Omno ha il tipico stile low-poly di molti giochi Indie simili, basilare ma comunque piacevole e funzionale. Jonas Manke viene dal mondo dell'animazione digitale di stampo cinematografico e si vede. A spiccare in senso positivo sono infatti le animazioni sia del protagonista che delle creature che si incontrano, ammirevoli sia per quantità che per fluidità. Altrettanto pregevole è la colonna sonora, composta da pochi pezzi strumentali capaci però di entrare nelle sinapsi del giocatore per cullarlo nel corso dell'esperienza ludica.

Omno è un prodotto impossibile da non associare a precedenti produzioni simili, eppure nonostante le molte e forti somiglianze riesce a catturare l'attenzione di chi è in cerca di un prodotto rilassante e affascinante. Una longevità un po' più consistente, magari con l'inserimento di un paio di biomi in più, e qualche azzardo in ambito di level/game design avrebbero sicuramente dato al gioco una personalità più spiccata e materia sufficiente per elevarsi ben più in alto rispetto alla media.

7 / 10
Avatar di Daniele Cucchiarelli
Daniele Cucchiarelli: Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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