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One Piece: Burning Blood - recensione

Cappello di paglia segue le orme di Naruto.

Bandai Namco ha la fortuna di possedere i diritti di alcune delle serie animate di maggior successo in ogni angolo del globo. Quelli di Naruto, Dragon Ball e One Piece sono titoli che da soli basterebbero per radunare un'orda tale di fan da far impallidire i più grandi successi del mercato dei videogiochi (in termini di vendite), compresi Call of Duty e Assassin's Creed.

Per cercare di sfruttare al meglio tali serie, in tanti anni di onorata carriera Bandai Namco ha più volte spinto gli sviluppatori a inventare nuovi modi per raccontare le medesime storie. Abbiamo perso il conto del numero di incontri che abbiamo combattuto contro Freezer vestendo i panni di Son Goku. O delle sfide tra Naruto e Sasuke di fronte alle mastodontiche statue dei ninja.

Non potendo modificare troppo la storia originale senza deludere i fan, gli sviluppatori sono sempre stati costretti a lavorare sul gameplay, spesso cambiando drasticamente direzione rispetto ai giochi realizzati in precedenza. Questo è esattamente ciò che è accaduto con la saga di One Piece, che dopo qualche tentativo con i gdr e con i musou è finalmente approdata nel mondo delle mazzate tridimensionali con One Piece: Burning Blood, lo stesso dove Naruto si è già tolto tante soddisfazioni.

I personaggi di supporto possono rivelarsi davveri utili per uscire da situazioni particolarmente pericolose.

Il compito di creare un brawler 3D a tema piratesco è stato affidato al team Spike Chunsoft, già responsabile del divertente J-Star. Francamente, avendo a disposizione un gruppo talentuoso come quello di CyberConnect 2 avremmo preferito che le avventure di Luffy finissero in mano a loro, ma il team responsabile di Naruto è già al lavoro su un numero impressionante di progetti, ed forse era impossibile caricarli ulteriormente.

Fatto sta che il lavoro svolto con Burning Blood non è dei più impressionanti. Di sicuro gli sviluppatori hanno gettato le basi per creare qualcosa di valido in futuro, ma da questo punto di partenza c'è ancora tanta strada da fare.

Come già anticipato, ci troviamo di fronte a un brawler 3D che, in quanto tale, permette al giocatore di scegliere uno degli oltre 40 personaggi selezionabili per pestare il proprio avversario virtuale a colpi delle fantasiose tecniche nate dalla prolifica penna di Eiichiro Oda.

Ogni combattente è stato riprodotto con grande cura, sia nella modellazione poligonale (ammorbidita attraverso un ottimo cel shading) che nelle animazioni folli ed esagerate al punto giusto.

La scelta degli shader è stata fatta con cura per garantire un aspetto a metà tra il manga e l'anime di riferimento.

Muoversi nelle arene 3D cercando di riempire di mazzate il proprio avversario è una gioia per gli occhi, almeno finché non ci si sofferma sui dettagli delle ambientazioni. I livelli sono stati ripresi dai paesaggi più famosi della saga di One Piece, ma la loro realizzazione è davvero piatta e approssimativa. Un vero peccato, visto l'ottimo livello qualitativo raggiunto con i personaggi.

Sul fronte del gameplay ci troviamo di fronte a scelte molto diverse rispetto a quelle fatte da CyberConnect 2 con i vari capitoli di Naruto Shippuden. I ritmi dei combattimenti sono meno frenetici, e il controllo degli spazi è meno divertente di quello perfezionato da CyberConnect dopo tanti anni.

Il risultato è un gioco mal bilanciato, dove alcuni personaggi sono palesemente più forti di altri in mischia o sulla lunga distanza, o perfino in entrambe le situazioni. Da questo punto di vista Burning Blood è molto più guidato dal fan-service rispetto a Naruto, visto che nei brawler del ninja della foglia era comunque possibile scorgere un bilanciamento, per quanto fragile.

In Burning Blood sembra quasi che gli sviluppatori abbiano preferito dar credito alle gerarchie stabilite dal manga e dall'anime, al punto da rendere alcuni personaggi nettamente più forti degli altri.

Di sicuro non ci troviamo di fronte a un gioco di combattimento che guarda al panorama degli eSport, ma è altrettanto vero che le partite multiplayer, online o offline che siano, sono profondamente influenzate da questa scelta di design.

Al di là dello scarso bilanciamento dei personaggi, il sistema di combattimento di Burning Blood presenta alcune idee interessanti ma che necessitano di qualche rifinitura. D'altra parte stiamo parlando del primo capitolo di una serie che, in caso di un successo di vendite, verrà riproposta in futuro con tutti i ritocchi del caso.

Una volta nell'arena ogni personaggio può cercare di farsi valere sfruttando un buon numero di attacchi normali, di mosse speciali (attivabili tenendo premuto il dorsale sinistro) e di abilità uniche (con il tasto dorsale destro).

Come accade in tutti i titoli appartenenti a questo genere, poi, anche in Burning Blood al giocatore vengono offerte diverse tecniche comuni a tutti i lottatori, indispensabili per ribaltare le sorti di una battaglia. Per cercare di avere la meglio sul proprio rivale, infatti, è possibile affidarsi alle classiche tecniche per interrompere eventuali combo subite, a quelle con cui aprire la guardia avversaria come una scatoletta di tonno e, ovviamente all'aiuto dei personaggi di supporto.

Esattamente come nei titoli dedicati a Naruto, le tecniche speciali più potenti sono accompagnate da sequenze animate davvero eccellenti.

Nonostante questo, tuttavia, dimenticatevi la fluidità e la spettacolarità dell'ultimo gioco di Naruto sviluppato da CyberConnect 2. Pensate invece al primissimo episodio, alle sue meccaniche promettenti ma ancora solo abbozzate, e agli incredibili passi avanti fatti in anni di duro lavoro.

Al discreto sistema di combattimento si affianca una longevità altalenante, legata molto al livello di passione raggiunto dai fan che decideranno di acquistare il gioco. La modalità Storia permette di rivivere gli eventi della saga di Marineford dagli occhi di quattro personaggi differenti, attraverso una serie di combattimenti principali e di una manciata di sfide secondarie.

Oltre a permettere di rivivere uno dei migliori archi narrativi di One Piece, la Campagna svolge anche il compito di tutorial, insegnando al giocatore i rudimenti del sistema di combattimento. Arricchita da un buon numero di sequenze animate ben realizzate, questa modalità ha il difetto di esaurirsi in una manciata di ore (poco meno di quattro).

Fortunatamente una volta completata la Storia è possibile divertirsi con la modalità multiplayer (offline e online) e le interessanti modalità Ricercato e Bandiera Pirata. La prima spinge a vestire i panni di un cacciatore di taglie impegnato a catturare improbabili gruppi di ricercati, in modo da ottenere una delle numerosissime ricompense sbloccabili nel gioco.

Tra personaggi principali e di supporto, il cast di One Piece: Burning Blood è davvero monumentale.

La seconda modalità è ben più interessante, visto che spinge a scegliere una fazione e a contribuire per la sua vittoria finale inanellando successi contro altri avversari. In sostanza si tratta della versione in salsa One Piece della guerra tra fazioni di Mortal Kombat X, con la differenza che in One Piece le fazioni possono essere create dai giocatori.

One Piece: Burning Blood è un punto di partenza interessante per una serie da tenere d'occhio. Se anche in questo caso la pazienza e la fiducia dei fan verranno premiate come è accaduto con la saga di Naruto Shippuden, tra qualche gli appassionati dell'opera di Eichiiro Oda potrebbero ritrovarsi tra le mani una vera meraviglia.

Per il momento, però, c'è ancora tanto lavoro da fare. Se siete fan irriducibili di One Piece potete tranquillamente prendere in considerazione l'acquisto di Burning Blood. Di certo vi divertirete, a patto di chiudere un occhio di fronte agli spigoli di una serie con enormi margini di miglioramento.

6 / 10