Operation Flashpoint: Red River
La guerra si fa in quattro.
Già dai livelli intermedi, infatti, ogni colpo può essere potenzialmente fatale, o può per lo meno provocare ferite capaci di lasciare a terra sanguinanti in attesa di urgenti cure mediche. Lo stesso, ovviamente, vale per i bersagli nemici, che possono essere abbattuti con un singolo proiettile ben piazzato.
Con un gameplay di questo tipo, ovviamente, la pianificazione di ogni mossa diventa fondamentale, così come la costante ricerca di coperture e zone riparate. Percorrere uno spazio aperto senza aver prima verificato la sicurezza della zona non porta mai a nulla di buono, così come è altrettanto pericoloso entrare all'interno di edifici apparentemente abbandonati senza la dovuta circospezione.
Fortunatamente rispetto a Dragon Rising la gestione dei compagni di squadra è stata notevolmente migliorata, principalmente grazie allo snellimento del menu di comando e all'inserimento di una vasta gamma di comandi contestuali. Tenendo premuto il dorsale destro è possibile accedere a un menu circolare con diverse voci selezionabili, fra cui spiccano quelle relative ai movimenti della squadra (o dei singoli elementi), alle strategie di aggiramento, alle richieste di supporto (mortai, bombardamento aereo e via dicendo), ai comportamenti difensivi o alle richieste tattiche (come l'indispensabile fuoco di soppressione).
A questi comandi, poi, se ne aggiungono altri che compaiono solo in situazioni specifiche, come quello relativo alla messa in sicurezza di un edificio evidenziato dal cursore comandato dal giocatore. Grazie a questa nuova distribuzione degli ordini il controllo della squadra è decisamente più veloce e intuitivo, dettaglio che rende l'approccio tattico ben più piacevole che in Dragon Rising.
Se a questo aggiungiamo una Intelligenza Artificiale decisamente migliore rispetto a quella del capitolo precedente (almeno per quanto riguarda i compagni, non invece le truppe nemiche), ecco che il quadro generale del single player appare più convincente rispetto a quanto abbiamo visto in Dragon Rising.
Considerando che la campagna principale è stata pianificata in modo da avere più ritmo rispetto al passato e da buttare il giocatore in situazioni tattiche varie e movimentate, i miglioramenti in tal senso rispetto al precedente Operation Flashpoint sono più che evidenti.
Il bello, però, è che questo non è l'unico elemento migliorato dai programmatori, visto che il team di sviluppo ha lavorato sodo per rendere l'esperienza di Red River davvero più godibile e convincente di quella del loro precedente lavoro.
Oltre a una campagna meglio realizzata, infatti, il nuovo Operation Flashpoint contiene anche una buona varietà di modalità extra che possono tranquillamente essere paragonate alle Operazioni Speciali di Modern Warfare 2, con un pizzico dell'ormai immancabile modalità Orda.
Si va dalle classiche sfide in cui si deve tenere una posizione strategica resistendo agli assalti di gruppi sempre più agguerriti di nemici, alla protezione di un convoglio lungo un percorso prestabilito, fino ad arrivare a eroiche missioni di soccorso nelle quali è necessario estrarre piloti in difficoltà da una zona calda, in perfetto stile Black Hawk Down.
Al di là del grado di sfida proposto da ogni singola missione (anche queste disponibili a vari livelli di difficoltà), il bello di queste modalità extra è che, al pari della campagna principale, ogni singola sortita può essere affrontata in compagnia di tre amici, in modo da sfruttare il più possibile tutti i vantaggi offerti da un gioco di squadra ben coordinato.