Operencia: The Stolen Sun - recensione
Un dungeon crawler classico, che più classico non si può.
Dopo essersi dedicato a lungo solo ed esclusivamente a simulatori di flipper, raggiungendo tra l'altro ottimi risultati, il team Zen Studios ha deciso di cambiare completamente genere e ci proietta in Operencia: The Stolen Sun, un dungeon crawler che ricorda i gloriosi tempi di Dungeon Master, Eye of the Beholder e, in tempi più recenti, la mini saga di Legend of Grimrock.
La naftalina ha fatto il suo dovere perché questo genere di giochi non sembra invecchiare mai e continua a fare la felicità degli avventurieri fantasy "vecchio stile".
Anche la partenza è molto old-style. Racconta una storia passata e lo fa attraverso gli occhi e le voci di un piccolo manipolo di eroi già "skillati" capeggiati dal potente Re Attila (molti dei protagonisti e scenari del gioco sono ispirati a personaggi e location reali), che con la scusa di mettere a tacere un drago a tre teste e chiudere un antico portale vi insegneranno i primi rudimenti del gioco.
I movimenti, come da tradizione, avvengono su una griglia invisibile agli occhi ma ben delineata nella mappa posta nell'angolo in basso a sinistra sullo schermo. Inizialmente vi sembreranno rigidi in quanto potrete muovervi solo secondo spazi predefiniti, una casella alla volta, e girandovi unicamente di 90° gradi per volta. Ci farete l'abitudine e in men che non si dica vi ritroverete proiettati in una cameretta adolescenziale di fine anni '80/inizio '90, davanti ad un 14 pollici a tubo catodico pronti a dare battaglia a qualsiasi mostruosità vi si pari davanti.
Superato il prologo/tutorial dovrete creare il vostro personaggio. Anche qui siamo sul classico che più classico non si può. Potrete scegliere tra tre classi: Guerriero e Mago rappresentano gli estremi per chi predilige un personaggio dall'approccio più fisico o uno dedito esclusivamente alla magia, mentre il Cacciatore è la classica via di mezzo, perfetta per chi voglia un eroe bilanciato in grado di cavarsela un po' con tutto.
Si sceglie poi l'aspetto tra una manciata di modelli prestabiliti, quattro per il personaggio maschile e altrettanti per quello femminile. Si passa quindi all'origine del personaggio, e anche qui le scelte possibili sono quattro e vanno a modificare alcune statistiche di base, e all'attribuzione di 10 punti attributo da distribuire in Forza, Agilità, Intelligenza, Saggezza e Vigore. Avete già la lacrimuccia di nostalgia? Il quadro non è ancora completo, manca la scelta dei Talenti (che si amplieranno e potenzieranno con il passare dei livelli) e del nome.
Fatto questo sarete pronti per la vostra prima missione, un dungeon di riscaldamento piuttosto semplice tanto per sgranchirvi ossa e giunture. Una volta dentro ciò che troverete sarà il manuale base delle avventure fantasy in stile dungeon crawling. Una serie di labirinti (ma va?) più o meno intricati e pieni delle classiche trappole, e degli enigmi a cui decenni di D&D ci hanno abituati: leve da tirare nella giusta sequenza per aprire porte nascoste, pavimenti pericolanti su cui è meglio non avventurarsi, scrigni del tesoro sospettosamente isolati e via dicendo. Ovviamente non manca la solita, generosa pletora di bestie che vi si pareranno di fronte su tre livelli di profondità, una caratteristica di cui dovrete tenere conto in combattimento.
Gli scontri avvengono secondo il classico sistema a turni con l'iniziativa che influenza la velocità e frequenza degli attacchi del vostro party e dei nemici. I livelli di profondità a cui accennavamo poco fa sono in sostanza tre linee, contraddistinte da colori diversi, su cui i vostri avversari si disporranno quando li dovrete affrontare. Le stesse linee saranno presenti (in piccolo) sopra ogni attacco fisico e magico a vostra disposizione e vi suggeriranno la teorica efficacia di ognuno in base al bersaglio su cui lo scaglierete.
Ovviamente in gioco entreranno molti altri fattori, dalle caratteristiche uniche di ogni vostro personaggio, all'equipaggiamento indossato al momento, ai punti forti e deboli dei nemici di cui dovrete tenere conto prima di selezionare l'attacco ad ogni turno. Insomma, nulla che non abbiate già visto in moltissimi altri RPG negli ultimi 20 anni, ma sapete che c'è? Funziona ancora alla grande e con il passare delle ore e il potenziamento del vostro party, aprirà nuove possibilità che vi torneranno utili negli inevitabili scontri con i boss finali. Questi ultimi risultano dannatamente tosti e in alcune occasioni obbligano ad una discreta operazione di grinding. Nulla di drammatico o particolarmente noioso (non siamo ai livelli di alcuni vecchi Dragon Quest, tanto per capirci), ma non prendete sotto gamba neanche lo scontro apparentemente più scontato.
Il livello di difficoltà dell'avventura può essere scelto all'inizio in base a vari fattori: Cartografia (la modalità Difficile disabilita la mappatura automatica, la mini-mappa e gli indicatori di obiettivo), Difficoltà degli Scontri (che influisce anche sulla possibilità di salvare ovunque) e persino Morte Permanente. Ovviamente vi sconsigliamo di scegliere quest'ultima opzione se non siete esperti di questo genere di giochi o ne siete a digiuno da un po'. In ogni caso sono opzioni benvenute e non comunissime, in grado di adattare Operencia: The Stolen Sun ad uno spettro di giocatori piuttosto ampio.
La longevità è ottima. Sono necessarie mediamente 25 ore per portare arrivare ai titoli di coda, ma questo numero può variare anche sensibilmente in base a quanta voglia avrete di scoprire tutti i segreti e visitare anche le location nascoste di alcuni dungeon.
La localizzazione italiana si limita ai sottotitoli, comunque di buona fattura, mentre le voci sono doppiate in inglese con una buona varietà di accenti che tendono prepotentemente alle regioni nordiche dell'isola britannica. L'immersione nelle atmosfere di gioco è buona e la narrazione, per quanto non particolarmente originale, contribuisce ad immergere il giocatore in questa classica ma affascinante avventura fantasy.
La versione Switch da noi provata aggiunge al gioco originale alcuni controlli touch, che pur non risultando fondamentali permettono di rendere alcune fasi di gioco meno ostiche. Ci riferiamo in particolare ad alcuni enigmi ambientali, che giocati sul piccolo schermo della console Nintendo possono risultare alquanto fastidiosi. La possibilità di utilizzare il vostro ditone o uno stilus per puntare con maggiore precisione un oggetto rende tutto molto più semplice ed immediato. In combattimento questa feature può essere usata per selezionare attacchi e magie, ma in questo anche i controlli tradizionali funzionano egregiamente.
In ambito prettamente tecnico Operencia: The Stolen Sun non è certo il gioco in grado di far gridare al miracolo ma si difende discretamente. Può essere tranquillamente accostato agli RPG/Adventure di una o due generazioni fa, ma non ci aspettavamo certo funambolismi estetici dal titolo ZEN Studios.
Ciò che ci aspettavamo era un'avventura dal respiro antico e dalle meccaniche ben collaudate... ed è esattamente ciò che abbiamo avuto. Consigliata quindi ai vecchi giocatori nostalgici in quanto le nuove generazioni potrebbero trovare ritmo e soluzioni ludiche di Operencia decisamente troppo retro.