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Orwell's Animal Farm - recensione

Una rivoluzione non pienamente riuscita.

Trasporre in formato videoludico un libro cult come La Fattoria degli Animali di George Orwell, non deve essere stato facile. Va dato atto al team indipendente di aver avuto alcune idee interessanti per trasformare quella meravigliosa esperienza passiva in qualcosa di interattivo. Purtroppo nel processo di "gamificazione" qualcosa non è andato come previsto e il risultato finale è un titolo dalle potenzialità rimaste in gran parte inespresse. Ma andiamo con ordine.

La novella di Orwell è stata pubblicata per la prima volta verso la metà del 1945, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che poteva apparire come un romanzo di puro intrattenimento, nel quale viene descritta la rivoluzione portata avanti dagli animali di una fattoria nei confronti del loro fattore, reo di averli sfruttati per anni senza curarsi di loro con i dovuti riguardi, viene interpretata dai critici dell'epoca come un'allegoria della Rivoluzione Russa.

Lo stesso autore, il cui vero nome è Eric Arthur Blair, non aveva mai fatto mistero della sua avversione nei confronti del concetto generale di dittatura. Animal's Farm diventò la bandiera satirica della sua critica alla politica di Stalin e all'alta considerazione che il governo britannico, il suo governo, aveva all'epoca nei confronti dello statista sovietico.

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Il romanzo di Orwell è capace di innescare nel lettore un mix di emozioni del tutto particolare, che da un lato aprono le porte ad un immaginario molto originale mentre dall'altro invita a pensare grazie alla sua profonda stratificazione narrativa. Chi vi scrive lo lesse quando aveva poco più di 11 anni e ricorda che nella sua testa gli animali si trasformavano in membri della resistenza, vestiti con indumenti di fortuna e armati con strumenti realizzati mettendo insieme gli attrezzi della fattoria.

Le loro nemesi erano umani dalle forme indistinte, con grosse gru nere come la notte al posto delle braccia, capaci di afferrarli e gettarli in un enorme tritacarne. Probabilmente chiunque abbia letto quelle pagine si è immaginato uno scenario diverso, ma in fondo è proprio questo il bello dei libri, no?

Riuscire a trasporre tutto questo in un videogioco, dandogli una connotazione interessante e al tempo stesso divertente da giocare, non deve essere stato facile, specialmente per un team così piccolo. Abbiamo apprezzato il loro sforzo, davvero ma non possiamo negare di essere rimasti delusi dalla loro "visione" dell'opera originale, troppo semplicistica per non dire banale.

La caratterizzazione dei personaggi è fin troppo superficiale sia in termini visivi che caratteriali. Forse le nostre aspettative erano troppo alte o particolari visto l'amore che ancora oggi proviamo per il libro, ma uno sforzo maggiore per dare al gioco un'impronta più personale non ci sarebbe dispiaciuto.

L'interazione con animali e scenar si limita ad una lunga serie di click... anche durante gli pseudo-combattimenti con gli umani.

In termini di gameplay invece non riusciamo a immaginare un'idea diversa da quella scelta da Nerial. Orwell's Animal Farm è in sostanza un gestionale molto light nel quale bisogna gestire la suddetta fattoria scegliendo tra le varie opzioni "impersonate" dalle opinioni dei numerosi animali che la abitano.

Con un puntatore si deve decidere da quale parte stare ed ogni decisione porta allo sviluppo di un diverso elemento della vita della rumorosa comunità. In base alle stagioni le azioni da compiere cambiano: si deve seminare il grano e successivamente raccoglierlo, riparare i danni alle varie parti della fattoria e naturalmente costruire delle barriere per difendersi dagli inevitabili attacchi degli esseri umani.

Dopo essere stato sbattuto fuori all'inizio del gioco, il padrone della fattoria non si arrenderà al bizzarro destino di essere stato sfrattato da un manipolo di maiali, cavalli e galline. Al tempo stesso la fattoria apparentemente abbandonata attirerà le attenzioni dei fattori confinanti che tenteranno di appropriarsene. Di tanto in tanto quindi dovrete anche "combattere". Le virgolette sono d'obbligo in quanto anche queste fasi si svolgono semplicemente scegliendo tra le opzioni suggerite da ogni animale.

Il problema di questo sistema di gameplay, potenzialmente interessante, è che a prescindere dalle scelte del giocatore raramente si assiste ad eventi totalmente diversi. In più di un'occasione abbiamo provato a selezionare scelte apparentemente illogiche o addirittura dannose per l'economia della fattoria, ma il risultato è stato sempre lo stesso.

Per far prosperare la fattoria dovrete far lavorare gli animali, ma non tutti sono adatti a portare a termine le stesse mansioni.

Per dare una scossa esistono alcuni eventi scriptati che non possono essere evitati e che prescindono dal potere decisionale di chi ha in mano mouse e tastiera. Questi eventi nella totalità dei casi portano ad un peggioramento della situazione, quasi sicuramente per non discostarsi troppo dal mood narrativo originale.

Non vogliamo ovviamente rischiare lo spoiler quindi evitiamo qualsiasi dettaglio, ma ci è dispiaciuto constatare che la diversificazione degli epiloghi (ce ne sono 7) non è così marcata come avremmo voluto. Tra l'altro, pur volendo giocare più di una volta per vedere tutti i possibili sviluppi, capire quali siano gli snodi che portano ad una soluzione piuttosto che ad un'altra è quasi impossibile, e spesso dipende dalla banale scelta di un animale diverso nella risposta ad un determinato quesito.

Questo problema purtroppo ci riporta alla mancanza di caratterizzazione del cast di cui parlavamo poco fa, che rappresenta di fatto il difetto più grande di quello che avrebbe potuto essere un prodotto originale e accattivante... ma che alla fine non riesce ad elevarsi oltre una stiracchiata sufficienza.

6 / 10
Avatar di Daniele Cucchiarelli
Daniele Cucchiarelli: Lavora nel giornalismo videoludico da oltre 20 anni. Anche se tutti quelli che lo conoscono gli hanno consigliato di "trovarsi un lavoro serio", resta sempre fedele al suo primo amore.

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