Our Darker Purpose - review
Non si vive di sola originalità.
Se è vero che l'imitazione è la più sincera delle adulazioni, agli sviluppatori di Our Darker Purpose deve essere piaciuto parecchio The Binding of Isaac. A una prima occhiata la formula sembra presa di peso dal gioco di McMillen e Himsl, ma trasportata in un altro contesto e rimodellata esteticamente, quasi a voler dissimulare una somiglianza troppo marcata.
Lo scopo è praticamente lo stesso, ovvero l'incedere attraverso una serie di stanze e relativi nemici utilizzando uno schema di controlli "twin stick". Le differenze chiaramente ci sono, ma spesso possono essere viste come sostituzioni non determinanti di questo o quell'elemento: stavolta abbiamo come protagonista una ragazzina di nome Cordy, e come scenario una scuola molto particolare in cui l'anarchia ha preso il sopravvento e le varie sezioni sono governate da gang di studenti grotteschi sia per caratteristiche fisiche che per comportamento.
Le differenze vengono però a galla pian piano, e rappresentano una piacevole sorpresa dopo un impatto che può avere un sapore fin troppo familiare per chi conosce il genere. La scalata ai piani superiori della scuola avviene scegliendo di volta in volta la locazione successiva tra quelle disponibili, ma ogni piano ha caratteristiche generate di volta in volta casualmente tra quelle disponibili, e può essere abitato da tipi particolari di nemici con o senza leader.
Stanze più piccole o meno illuminate del solito, o personaggi (Cordy compresa) più sensibili ai danni sono solo alcuni esempi delle condizioni in cui ci si può trovare ad avanzare, il che permette anche di scegliere a volte l'opzione più consona ai propri obiettivi del momento.
Cordy si muove inizialmente in maniera piuttosto lenta, e come arma ha unicamente un dardo magico non esaltante quanto a velocità e danni inflitti. Tra le risorse della ragazza c'è però a disposizione anche una capriola in grado di farla spostare più velocemente, oltretutto direzionabile durante il movimento, che va padroneggiata e utilizzata a fondo per sfuggire alle orde di nemici che infestano le sale di Edgewood. A completare l'arsenale troviamo nuvolette di gesso che danneggiano ad area e succhi per ripristinare la salute, sempre piuttosto limitati quanto a disponibilità.
"Le differenze tra Our Darker Purpose e le sue fonti di ispirazione vengono a galla pian piano"
A differenza di Isaac, Cordy non cambia aspetto in base agli oggetti raccolti ma può comunque utilizzare una serie di gadget lasciati cadere dai nemici per variare i propri parametri e altre caratteristiche.
In pieno stile GDR, l'abbattimento dei nemici fornisce inoltre una certa quantità di esperienza che regola l'aumento di livello, anch'esso in tema visto che i progressi sono scanditi dalla scelta di libri fittizi i cui effetti sono comunque chiaramente indicati nelle relative descrizioni.
La parte più interessante in questo senso è quella visitabile tra una partita e l'altra, in cui si possono donare dei crediti recuperati nel gioco a uno spaventapasseri consigliere per ottenere varie ricompense, e acquistare abilità che però vanno prima sbloccate nel gioco tramite l'ottenimento di alcuni "achievement".
Sconfiggere un candelabro magico in una stanza poco illuminata e cosparsa di cocci di vetro da evitare può non essere impossibile, ma farlo restando per tutto il tempo nel cono di luce del nemico complica non poco la vita. Tutte le imprese sono raccolte in un comodo libro consultabile in gioco quando si vuole, e che viene aggiornato ogni volta che si fa la conoscenza di un nuovo elemento.
"La parte più valida dell'insieme è sicuramente il sistema di progressione"
Incidentalmente, Our Darker Purpose è anche molto prolisso: le descrizioni dei piani della scuola, dei nemici e dei boss, o anche solo della storia di fondo sono sempre molto generose quanto a testo, ma per fortuna indispensabili solo nel caso degli achievement di cui sopra e quindi trascurabili da chi non mastica benissimo l'inglese.
Lo stile grafico scelto ricorda più che vagamente Nightmare Before Christmas e ben si adatta al contesto claustrofobico di Edgewood, sottolineato da musiche di fondo evocative quanto basta. L'atmosfera è tenuta insieme da nemici e attacchi in tema, come nuvole di gesso o calderoni della mensa che si trasformano nel boss di turno, e resa ancora più stravagante da dialoghi spettrali tra banchi o altri elementi dello scenario che calano nel modo giusto all'interno della storia di Edgewood.
Per quanto azzeccata, la grafica a volte scade leggermente, complice anche la scarsa illuminazione di alcuni ambienti. I cocci di vetro citati più su, ad esempio, sembrano (o forse sono?) puntine, e altri dettagli simili si perdono a volte in un quadro che risulta confuso.
A dispetto delle impressioni iniziali, quindi, Our Darker Purpose risulta ben confezionato e studiato sapientemente nelle sue varie componenti. La parte più valida dell'insieme è sicuramente il sistema di progressione, che come in Rogue Legacy ammorbidisce la difficoltà tipica dei roguelike permettendo di raccogliere qualcosa di utile allo sviluppo del personaggio anche durante partite particolarmente disgraziate o combinazioni sfortunate.
Anche se lo sviluppatore Avidly Wild Games ha preso dichiaratamente spunto da altri titoli, si è sforzato però di costruire una propria identità sopra questa ottima base e, cosa ancora più importante, ci è riuscito efficacemente, facendo di Our Darker Purpose un titolo in grado di farsi giocare a fianco delle sue fonti di ispirazione.