Pacific Rim - review
Un Infinity Blade a base di mostri e robot.
Con l'ultimo film di Guillermo Del Toro al botteghino già dallo scorso fine settimana e con un esercito di bambinoni più o meno cresciuti in pellegrinaggio nei cinema con occhio lucido e pop-corn gigante, era a dir poco scontato aspettarsi un tie-in riservato a Pacific Rim. Non è infatti un caso se Warner Bros. ha rilasciato l'omonimo videogame negli store di Google e Apple proprio nello stesso weekend d'uscita della pellicola, offrendo alla modica spesa di 3.69€ un surrogato portatile di combattimenti mostri contro robot che tanto ricorda l'Infinity Blade di casa Chair Entertainment.
Senza spifferare dettagli del film (qualora foste tra i pochi ancora a digiuno della pellicola di Del Toro), sappiate che in questa declinazione portatile il giocatore si ritroverà alla guida di enormi robot ribattezzati Jaeger, costruiti dal governo americano per fronteggiare la minaccia rappresentata da mastodontiche creature marine (i Kaiju) desiderose come d'uopo di spedire a miglior vita la razza umana.
La progressione di gioco è scandita da una serie di battaglie articolate su circa trenta livelli, da affrontare con la classica impostazione tap/swipe (il primo per parare, il secondo per attaccare) che i possessori di dispositivi iOS ricorderanno bene. Si schiva, si para e si contrattacca inanellando combo e banchettando sui cadaveri degli antipatici mostriciattoli, che di volta in volta dropperanno gingilli preziosi a fianco di una ricompensa in denaro sonante.
Sì, lo so, tutto già visto. Il titolo di Reliance Big Entertainment non ha troppi scrupoli nel riproporre al limite del pedissequo quel sistema di combattimento che ha reso grande il titolo di Chair, ereditandone intuitività e robustezza ma allo stesso tempo dimostrandosi incapace di mettere sulla bilancia tratti unici e distintivi.
"Un surrogato portatile di combattimenti mostri contro robot che tanto ricorda Infinity Blade"
I controlli sono reattivi e precisi, tanto sullo schermo di un iPad quanto sulla diagonale ridotta del nostro banco di prova, un fiammante Samsung S4. Non sono certo mancate un paio di occasioni in cui alcuni swipe non sono stati interpretati nel modo corretto, impendendoci dunque di parare l'attacco avversario - con tutte le conseguenze del caso. Fortunatamente queste evenienze sono al limite dello sporadico, e posto di aver assimilato a dovere le sue dinamiche l'esperienza scorre senza evidenti intoppi.
Due sono le modalità di gioco presenti in questo Pacific Rim, la classica campagna per giocatore singolo e l'oramai inderogabile Survival Mode, il cui obiettivo è resistere quanto più a lungo ad un'orda infinita di Kaiju. Ogni missione "principale" avrà un obiettivo primario, l'eliminazione della minaccia corrente, e uno o più secondari che spaziano dal non subire danni all'utilizzare un numero preciso di attacchi speciali. Niente di nuovo nemmeno qui, a conti fatti, e la longevità risicata dell'avventura solitaria (nemmeno due ore) rischia di far storcere alquanto la bocca al giocatore, a fronte dell'esborso di quasi quattro euro.
Fortunatamente, gli estimatori del film potranno progredire nella storia principale a bordo di cinque diverse unità Jaeger, prima su tutte la Gipsy Danger protagonista della pellicola. Coyote Tango rappresenta la scelta obbligata nella serie di livelli iniziali, seguito a breve passo dal fulmineo Crimson Typhoon. L'alternanza dei robot dona una leggera varietà ad un'azione di gioco colpevolmente troppo ripetitiva, ma non aspettatevi cambiamenti di gameplay così drastici equipaggiando uno o l'altro Jaeger.
"Gli estimatori del film potranno progredire nella storia principale a bordo di cinque diverse unità Jaeger"
Come da tradizione, i nostri enormi paladini potranno essere modificati in parte delle rispettive componenti, siano esse offensive o difensive. Se la dotazione standard non fosse sufficiente, è consigliata una visita alla sezione Black Market, al cui interno si celano dispositivi più potenti e ricercati capaci di aiutare sensibilmente il giocatore sul campo di battaglia.
Ogni cosa ha tuttavia un costo, e vi accorgerete molto presto di come la moneta di gioco di Pacific Rim non solo venga centellinata con estrema cura, ma anche di quanto poco basti per ritrovarsi in condizioni di indigenza. Ecco che sarà possibile acquistare ulteriore finanza virtuale investendo denaro vero, opzione assolutamente facoltativa che non pregiudica in alcun modo l'avanzamento nell'avventura.
A fianco del vil denaro, spedire al mittente la minaccia marina farà aumentare il livello dei mech, che ne gioveranno in forza e resistenza. Paragonato al sistema di crescita di Infinity Blade, dove il livello effettivo dell'alter ego dipende in modo sensibile dal proprio equipaggiamento tanto nel bene quanto nel male, in Pacific Rim le possibilità offerte sono drasticamente ridimensionate, con una customizzazione meno incisiva sull'esperienza di gioco e una profondità ruolistica appena percettibile.
"Una customizzazione meno incisiva sull'esperienza di gioco e una profondità ruolistica appena percettibile"
Lato grafico, Pacific Rim mostra dei buoni modelli giocanti, seppur la varietà dei nemici tenda ad esaurirsi rapidamente, e delle animazioni nel complesso interessanti. Discorso diverso per gli scenari, che se da un lato ricalcano le atmosfere catastrofiche intrise di pioggia dell'omonima pellicola, dall'altro risultano un po' troppo anonimi e poco memorabili. Altra nota dolente è l'impianto sonoro, che nel corso della nostra prova pareva soffrire di un leggero ritardo risultando non sempre in sincronia con le immagini.
I più maligni potrebbero definire Pacific Rim la brutta copia del già citato titolo di Chair rivisitata in chiave Transformers. Il gameplay non offre alcun acuto memorabile che non sappia di già visto, la personalizzazione degli Jaeger è poco più che estetica e la stessa presenza di più robot, al di là di qualche leggera differenza di attributi, è un fattore più quantitativo che ludico.
Tuttavia Pacific Rim non è un brutto gioco, come testimonia un comparto tecnologico ragionevolmente riuscito. Semplicemente non ha il coraggio di osare, di bucare lo schermo come fa la pellicola da cui trae ispirazione. Avete presente l'enorme sorriso che si stampa sul volto quando un mech terrestre prende a randellate un gigantesco mostro e lo spedisce contro una skyline, facendo esplodere ogni cosa nel raggio di chilometri? Ecco, manca proprio questo, e con una licenza del genere è un gran peccato.