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Paragon - prova

Il MOBA di Epic Games è profondo e convincente.

Mascherato dietro la telecamera in terza persona, Paragon è in realtà un MOBA in tutto e per tutto. Non facciamoci ingannare dal fatto che l'azione sia ripresa da sopra la spalla insomma, visto che le meccaniche che animano le partite sono molto più simili a League of Legends che non a un TPS.

Chiamiamo in causa il titolo Riot Games perché i punti di contatto sono molti, sia sul fronte della complessità proposta che su quello delle meccaniche del gameplay. Ci sono gli eroi, ci sono le tre corsie, le torri, i minion, le abilità e un sistema di oggetti da utilizzare durante le partite per potenziare e specializzare il proprio personaggio. L'impatto può essere stordente per chi non avesse mai messo le mani su un MOBA, ma anche ad aver giocato a Heroes of the Storm non è che le cose vadano per forza liscie. L'approccio di Blizzard al genere è infatti notevolmente più accessibile, come del resto vediamo anche in Overwatch, mentre Epic Games punta subito all'utenza più esperta.

Capiamo fin dal primo avvio che non basteranno un paio di partite per familiarizzare col titolo, i menù sono austeri e poco leggibili, e traboccano opzioni e icone non sempre immediate da decifrare. Prima di gridare alla semplificazione però teniamo a mente che per ora Paragon è in versione early access, tutto quello che vediamo non è definitivo, e ci sarà molto tempo per dare maggiore personalità all'interfaccia e renderla più accessibile senza sacrificarne la complessità.

Ci sono tante cose da seguire nel gioco, e non bisogna dimenticarsi di guardare la mappa visto che gli attacchi alle spalle sono più imprevedibili in terza persona.

Anche la scelta dell'eroe da portare in battaglia non è così immediata: le abilità dei vari giocatori non sono chiarissime così come a un primo sguardo bisogna un po' andare a tentoni per capirne il ruolo. Guardando le loro caratteristiche si può intuire se siano support, adc, o jungler per esempio, ma già se non sapete di cosa stiamo parlando vuol dire che dovrete avvicinarvi a Paragon mettendo in conto di spendere le ore iniziali per capire come funziona.

In due parole: i personaggi di Paragon sono divisi in classi. Ci sono quelli che fanno un sacco di danno e di fatto devono trascinare la squadra (adc), quelli che sono particolarmente abili contro i campi di mercenari e si possono spostare rapidamente tra le corsie (jungler), quelli che supportano i compagni e quelli che possono assorbire i danni. In realtà il gioco li divide in 5 categorie, ma il succo non cambia e ritroviamo qui gli stessi ruoli che abbiamo imparato a conoscere nel mondo dei MOBA.

Prima di entrare in partita bisogna fare i conti con un'altra meccanica, quella delle carte. Dovremo selezionare il mazzo di carte che decidiamo di portare con noi, e dal quale potremo pescare durante la tenzone per specializzare il nostro personaggio. Le carte funzionano come gli oggetti di League of Legends per intendersi, solo che la scelta è circoscritta dal fatto che siamo noi a scegliere quali inserire nel mazzo dando così un'impronta generale allo stile di gioco che vogliamo ottenere.

Non è un meccanismo complicato, nel giro di un paio di partite già è chiaro come funziona, ma neanche così semplice soprattutto perché non è nemmeno l'unico da tenere d'occhio quando si è nel vivo dell'azione. Ogni personaggio ha cinque abilità, due sui tasti del mouse e tre sulla tastiera (dove troviamo anche la ultimate, quella più forte di tutte e col cooldown più lungo), una barra della vita, una dell'energia magica e una dell'esperienza. Uccidendo minion e giocatori avversari si guadagnano punti esperienza che permettono di salire di livello, e ogni volta che se ne guadagna uno si può decidere quale abilità potenziare tra le 5 a disposizione.

Questo è Twinblast, un ranger. È il vostro tipico ADC leggerino ma carico di DPS.

Di nuovo si tratta di meccaniche familiari per il pubblico dei MOBA, ma occhio che ci sono anche delle novità. Il cambio di telecamera costringe a mirare ogni bersaglio, e l'assenza di auto-attack a gestire il tempismo dei colpi per assicurarsi il last hit (il colpo decisivo che uccide l'avversario e garantisce la paternità della kill, oltre che un bonus di esperienza). Come succede in Heroes of the Storm, il livello dei giocatori è condiviso da tutti i membri della squadra, e come in tutti i MOBA bisogna eliminare gli inibitori vicini alla base nemica per generare minion potenziati e dare una spintarella in più alla nostra avanzata.

Non mancano la possibilità di muoversi più rapidamente per la mappa (ma se ci attaccano subiamo più danni) e di teletrasportarsi alla base quando la situazione è troppo critica e serve una ricarica di vita e mana a completare un quadro che dovrebbe essere chiaro. Ora resta da vedere se il tutto funziona e diverte, chiaramente.

La risposta è, con le cautele del caso, positiva. Ribadiamo di avere giocato a un early access del titolo e di non poterci sbilanciare in questa fase, ma per quanto provato l'impressione è che i presupposti per un gameplay convincente non manchino. Dopo una prima fase di assestamento, le meccaniche di gioco rivelano la loro solidità e si inizia a sfruttare la profondità tattica offerta dalle carte, mentre si imparano le varie abilità e si studiano build pensate per fronteggiare al meglio gli eroi che ci sono capitati contro.

Nelle partite che abbiamo giocato anche gli altri componenti della squadra sembravano godersi l'azione: non sono mancati i commenti positivi, ma già abbiamo beccato chi si lamentava vistosamente per una mossa sbagliata lasciando intravedere lo spauracchio di una community intransigente come quella degli altri titoli del genere. Anche sotto questo profilo è presto per dare una valutazione, e speriamo che i giocatori non tirino fuori il peggio di sé come a volte succede nelle chat dei MOBA.

Al momento sono disponibili 13 personaggi, ma Epic promette di aggiungerne uno ogni tre settimane.

Le partite sono piuttosto impegnative, e possono raggiungere comodamente i 45 minuti di durata (e anche di più a volte). Bisogna tenerlo in conto quando si inizia, ma non è detto che Epic Games non vada a velocizzare alcuni passaggi per ridurre il tempo necessario ad arrivare alla fine. Per ora la partenza è lenta, si studiano gli altri eroi, si farmano i minion, e piano piano si cerca di guadagnare il vantaggio sull'avversario che abbiamo davanti in corsia magari aspettando un aiutino dal jungler che viene a gankare dai cespugli (anche qui si tratta di zone che rendono invisibile il giocatore nascosto).

Dopo una ventina di minuti l'azione si fa più accesa e iniziano a cadere le prime torri, gli eroi hanno ormai sbloccato le devastanti mosse finali e le kill sono sempre più frequenti, ma quando si raggiungono gli inibitori scopriamo una meccanica diversa dal solito. Queste strutture difensive, ultimo baluardo a protezione delle rispettive basi, una volta distrutte non sono perdute per sempre, ma ricompaiono dopo un lasso di tempo che aumenta ogni volta per permettere alla squadra in difesa di riprendersi e tentare il ribaltone.

Come ormai avrete capito, Paragon è un gioco complesso e profondo che vuole parlare direttamente al pubblico dei MOBA. Il gameplay sembra ben studiato e tutti gli elementi che lo compongono ci sono parsi bilanciati in questo primo approccio al titolo, anche se chiaramente ci sono aree dove qualche miglioramento non guasterebbe. Tecnicamente non ci si può proprio lamentare, l'Unreal Engine 4 è un motore grafico di alto profilo e si vede: l'azione è ricca di effetti e particolari pur rimanendo fluida, e l'unico appunto potremmo farlo alla caratterizzazione dei personaggi, ma chiaramente si tratta di un parere soggettivo.

Paragon è previsto nel corso del 2016 per PC e PlayStation 4, piattaforme dove (dopo l'open beta in arrivo durante l'estate) sarà distribuito seguendo il modello del free to play con microtransazioni. Per giocarci ora è necessario comprare uno dei founder's pack da 20, 60 o 100 euro disponibili sia su PC che sulla console Sony, ma ne vale la pena? Se siete appassionati del genere (e soprattutto se volete giocarci su PS4) il pacchetto più economico ci sembra interessante, se invece siete solo incuriositi il consiglio è di aspettare l'uscita del gioco, così da poterlo provare gratuitamente ed evitare il rischio di rimanere scottati da un gameplay profondo, ma non semplice.

Avatar di Alessandro Arndt Mucchi
Alessandro Arndt Mucchi: Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.
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Paragon

PS4, PC

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