Pathologic 2 - recensione
I Souls-like sono giochi per ragazzi.
Una delle dichiarazioni di Naughty Dog che ha più colpito pubblico e critica dopo l'annuncio di The Last of Us Part II è stata il definire il gioco "meno divertente ma più coinvolgente" rispetto al predecessore, per via dei temi e dei toni presenti.
Ebbene i gamer più masochisti possono gioire, perché Pathologic 2 fonda la sua stessa esistenza su un Kickstarter finanziato con oltre trecentomila dollari e sul puro e semplice concetto di "maltrattamento del videogiocatore".
"Un gioco fatto non per i publisher, ma per i giocatori": Pathologic 2 si presenta nel 2019 come un more of the same dell'originale Pathologic, sviluppato dallo studio russo Ice-Pick Lodge nell'ormai lontano 2006. Trattandosi della loro prima esperienza, il titolo offriva un'esperienza senza dubbio particolare e immersiva, ma piagata da un comparto tecnico a dir poco carente, una localizzazione inglese aberrante e anticlimatica, e svariate crudezze nel bilanciamento di difficoltà e accessibilità.
In quanto profondamente legati al loro primogenito e forti di un pubblico di nicchia ma assai affezionato, lo studio russo ci ha riprovato, portando a compimento la già citata campagna di crowfunding.
Con il primo Pathologic ormai famigerato per via dello stile accattivante e la malsana spietatezza del suo gameplay, il successo della raccolta fondi è stato tale da superare le aspettative e convincere gli sviluppatori a puntare un po' più in alto, per offrire quel qualcosa in più rispetto al "semplice remake". Da qui il numero due presente nel titolo, che non indica un vero e proprio seguito della storia, bensì un progetto che agli occhi dei suoi creatori si è spinto abbastanza oltre da poter essere definito "un gioco diverso".
Ice-Pick Lodge ha subito messo in chiaro che Pathologic 2 è rimasto in tutto e per tutto fedele alle idee dietro l'originale, e che ogni modifica è stata pensata con cura per mantenere intatti feeling ed esperienza del predecessore.
Avventura survival e story-driven, Pathologic 2 mette il giocatore nei panni dell'Aruspice (poi conosciuto anche come Macellaio) Artemy Burakh, abile chirurgo tornato alla propria città natale dopo aver ricevuto una lettera preoccupante da parte del padre. Se già il viaggio verso il luogo delle sue origini risulta costellato da sogni tormentati e visioni a occhi aperti degne del peggior scenario dei titoli Amnesia, l'arrivo alla stazione viene celebrato da un inspiegabile assalto da parte di tre sconosciuti dalle pessime intenzioni.
Uccisi gli uomini per difendersi, la disavventura di Burakh sarà solo al principio e vedrà il medico venire a conoscenza della morte del padre e assistere alla trasformazione della città in un incubo a cielo aperto, in cui una piaga misteriosa ha preso il sopravvento, i bambini sembrano avere il totale comando, l'isteria collettiva porta gli abitanti a efferatezze raccapriccianti e a ogni ora del giorno il luogo è attraversato da figure inumane ed enigmatiche.
In un classico survival con queste premesse, lo scopo sarebbe sopravvivere alle blande richieste corporali del protagonista e porre fine al maleficio (?) che avvolge la cittadina; Pathologic 2 punta più in alto - o più in basso in base al punto di vista - offrendo l'esperienza di sopravvivenza nella sua forma più genuina: ogni passo, decisione e azione andranno considerati con attenzione e rapidità, visto che i numerosi valori vitali di Burakh hanno la pessima abitudine di crollare a livelli preoccupanti con un ritmo frenetico.
Fame, sete, stanchezza, immunità e salute sono i veri nemici del giocatore, che passerà più tempo strisciando tra i vicoli alla ricerca di un tozzo di pane e un blando palliativo dell'ennesima infezione contratta che a combattere con coraggio con il malintenzionato di turno.
Le armi scarseggiano, il cibo è poco, dormire è indispensabile ma farà precipitare verso il basso tutti gli altri valori, il recupero della salute è quasi inesistente e i pericoli si nascondono anche nei luoghi più inaspettati.
Come i Souls di From Software insegnano, la morte non è un fallimento, ma fa parte dell'esperienza: purtroppo per l'Aruspice, trovarsi di fronte al proprio trapasso comporta anche una "punizione" da parte di una figura enigmatica e affascinante tanto quanto l'Esterno dei Dishonored, che potrà infliggere al personaggio dei malus, come ad esempio la riduzione permanente della stamina.
L'ambientazione di Pathologic 2 offre atmosfere e concept onirici e disturbanti, ma assai diversi dall'iconografica "classica" del genere horror psicologico e in grado quindi di rimanere impressi nella mente del giocatore per la loro forte personalità. Purtroppo o per fortuna, i dodici giorni a disposizione saranno sufficienti a scrostare giusto il primo, sottile strato di mistero che nasconde la verità dietro gli avvenimenti legati al destino del protagonista, visto che il trascorrere del tempo trasforma il mondo circostante senza offrire una seconda possibilità, modificando le missioni, facendo scomparire PNG e modificando il loro atteggiamento nei confronti del protagonista.
Questi ha modo di conversare con buona parte degli abitanti del luogo, principalmente attraverso scambi di battute brevi ed enigmatici che lasciano più domande che risposte, ma sarà anche possibile barattare oggetti, fare compravendita, chieder loro di riparare qualche utensile rimasto danneggiato, così come dar loro una mano in questa o quella missione secondaria e cercare (spesso con scarsi risultati) di alleviare le loro sofferenze e guarirli dai loro malanni.
Tuttavia, soprattutto durante le prime run, è probabile che il giocatore confuso e smarrito si troverà costretto a rubare dalle loro abitazioni e razziare cadaveri freddi e tiepidi per recuperare risorse, denaro... e organi. La scelta morale dietro ogni azione è esclusivo appannaggio di chi sta dietro lo schermo, ma Pathologic 2 farà sempre l'impossibile per spingere Burakh e il giocatore verso la morte e la disperazione, facendo mettere in dubbio ogni etica e morale.
Sulla carta, Pathologic 2 è la versione riveduta e corretta del primo Pathologic e offre una grafica migliorata, una localizzazione inglese finalmente accettabile, un generico - seppur blando - ribilanciamento della difficoltà per "sostituire le sfide artificiali", dovute ai problemi e limiti tecnici, "con sfide reali", pensate con sadica lucidità dai ragazzi di Ice-Pick Lodge.
Vengono mantenute le atmosfere e i luoghi del titolo predecessore, ampliandone alcune sezioni e aggiungendo missioni di approfondimento per trama e personaggi; viene mantenuta la difficoltà al limite della frustrazione che ha tanto reso iconico il gioco originale, ma con la possibilità di alterare i singoli parametri per personalizzare l'esperienza (azione che il gioco stesso sconsiglia vivamente, dato che altera lo spirito dietro l'opera) e rendere la propria run di Pathologic 2 più vicino a un "gioco" e meno simile a una corsa sott'acqua verso un lento e doloroso suicidio. Rimangono ovviamente anche tutti quegli elementi estetici e stilistici che hanno reso Pathologic un lavoro profondamente iconico e autoriale.
Pathologic 2 è fuor da ogni dubbio un gioco creato con tanto cuore e passione, che per la sua forte identità e unicità merita di essere conosciuto e provato ma che, nonostante gli importanti miglioramenti tecnici, trattiene ancora tante problematiche e limiti che non è possibile ignorare in sede di giudizio.
Pur se "intended to be almost unbearable", pur con la sua difficoltà modulabile e la presenza di una mappa spartana a indicare luoghi d'interesse e punti di svolgimento delle missioni, Pathologic 2 soffre di comandi scomodi, animazioni di almeno due generazioni fa e un sistema di combattimento in grado di far sembrare il corpo a corpo dei The Elder Scrolls un degno rivale di Devil May Cry.
I suoi ambientali curati e le musiche ispirate non suppliscono al dolore fisico e psicologico indotto dal costante tearing a schermo e i frequenti frame drop, il geniale design di creature e ambientazioni è limitato da un comparto grafico a dir poco old gen, l'alta rigiocabilità della campagna è sottomessa alla lentezza e antintuitività di molte sezioni obbligatorie, oltre che agli occasionali crash del software in grado di mandare a monte ore e ore di progressi di un titolo che si fregia ancora di un glorioso salvataggio manuale privo di alcun checkpoint automatico.
Per queste e molte altre ragioni, Pathologic 2 è un gioco eccezionale e pessimo in parti uguali, un titolo a dir poco di nicchia, che per i canoni di giudizio moderni è considerabile a tutti gli effetti un gioco mediocre.
Tuttavia, almeno questa volta si dovrebbe andar oltre il freddo numero in fondo alla recensione e ascoltare il proprio cuore, chiedendosi se, nonostante i suoi molti problemi, questa mosca bianca del videogaming moderno non meriti almeno un'occasione per dimostrare cosa è in grado d'offrire.