Peaky Blinders: Mastermind - recensione
Un puzzle game a base di criminalità organizzata.
Una vecchia regola del mondo dei videogame invita a esercitare attenzione e diffidenza per i giochi basati su licenze di un certo peso. La celebrità della licenza sarebbe, da sola, ragione sufficiente a generare corpose vendite (insieme al relativo marketing) e questo, diciamo, potrebbe togliere motivazione a investire in team di sviluppo dotati di abilità e idee interessanti. La realtà è poi sempre più complicata delle teorie e, nella storia del medium, si sono susseguiti esempi a riprova di questa tesi, come anche esempi contrari.
Rimane comunque una certa diffidenza di fondo, a differenza degli IP originali del mondo dei videogiochi che, invece, vengono analizzati senza pregiudizi. Peaky Blinders è una serie televisiva di produzione britannica ambientata nella Birmingham del primo dopoguerra che segue la vita e le avventure della banda criminale omonima. A capo della banda c'è Tommy Shelby (Cillian Murphy) capofamiglia e protagonista indiscusso della serie.
Intorno a lui girano una serie di altri personaggi interessanti e precisamente costruiti secondo i classici archetipi. Il fratello maggiore violento, ubriacone e problematico, il minore più stabile e affidabile, la zia vendicativa dal passato burrascoso e via dicendo...
La sceneggiatura è solida e i valori di produzione altissimi. Vediamo ora come tutto questo si traduce in un videogioco. Diciamo subito che Peaky Blinders: Mastermind non è quello che ci aspettavamo. Una serie in cui si racconta la costruzione di un impero criminale farebbe pensare a un videogioco strategico o a un tattico a turni con sparatorie, mischie e magari una componente stealth. Niente di tutto questo.
Peaky Blinders: Mastermind (d'ora in poi PBM) è un puzzle game in cui il giocatore deve pianificare al meglio le azioni dei propri personaggi per portare a termine gli obiettivi di ogni missione. La "campagna" è completamente lineare e comprende dieci missioni che si susseguono una dietro l'altra: insomma, una progressione vecchio stile.
La meccanica principale intorno al quale gira tutto il gameplay del gioco è la possibilità di riavvolgere il tempo. In ogni missione si dispone di diversi personaggi (i protagonisti della serie) con capacità diverse e in ogni momento si può prendere il comando di uno di loro e agire con esso; mentre lo si fa il tempo passa e il gioco registra le azioni che avete compiuto.
Fatto questo, potete (e dovete) riavvolgere il tempo e cambiare personaggio e agire con esso; questo vuol dire che, ad esempio, mentre col primo personaggio avete tenuto aperta una porta per cinque secondi, potrete riavvolgere il tempo proprio di quei cinque secondi e, con un altro personaggio, oltrepassare la porta aperta...a patto di farlo in quel lasso di tempo.
Pensate ora questa meccanica come può essere espansa. Leve che attivano meccanismi, personaggi che distraggono guardie (per il tempo necessario per far passare indisturbato un vostro compare), ostacoli che possono essere spostati, oggetti trasportati da luoghi accessibili solo ad alcuni personaggi... La sfida principale di PBM è proprio costruire nella propria testa un piano per organizzare e coordinare il lavoro di tutta la squadra per raggiungere l'obiettivo finale. È un continuo "try and error" ovvero un provare e riprovare imparando dai fallimenti cosa funziona e cosa no.
Avete riavvolgimenti infiniti del tempo e non c'è alcuna penalità né particolare competizione; si tratta semplicemente di trovare i movimenti giusti nel momento giusto da far eseguire al personaggio giusto. C'è un limite di tempo massimo per ogni sezione di livello ma se il tempo non vi basta vuol dire che molto probabilmente il piano architettato è fallato alla base.
Oltre a raggiungere la soluzione del puzzle, un'altra motivazione è proprio quella legata al tempo, ovvero risolvere il livello nel minor tempo possibile limando progressivamente eventuali inefficienze nelle azioni dei vostri personaggi. Il gioco prevede tre diversi livelli di successo (gold, silver, bronze) legati a tempi massimi in cui terminare ogni missione; giocando i primi livelli questa motivazione ha funzionato e il tutto è stato anche abbastanza sfidante e divertente.
Ogni missione è presentata da un intermezzo con testi e schermate statiche illustrate con buona fattura. L'assenza di animazioni e parlato però si fa sentire, soprattutto considerando quanto la serie originale giochi sulla caratterizzazione estrema dei personaggi, delle loro emozioni e dei loro accenti. Ci saremmo decisamente aspettati di più da un titolo dotato di licenza ufficiale.
Tecnicamente PBM è un titolo discreto. La grafica con cui si gioca in visuale isometrica è molto colorata ma i dettagli non abbondano e soprattutto la direzione artistica è un po' 'annacquata' visto che neutralizza (nel senso che rende neutra) l'ambientazione cupa e pesante della Birmingham post-Prima Guerra Mondiale, uno dei punti forti della serie televisiva. Buona invece la musica in parte proveniente dalla serie originale e funzionali gli effetti sonori.
Il gioco è completabile in circa 5-6 ore e le ultime missioni rappresentano una sfida decisamente intensa per quanto riguarda la pianificazione e la comprensione di come funzionano i livelli nella loro interezza. Mentre apprezziamo il gameplay per originalità e coraggio (soprattutto se utilizzato in una licenza così importante), non possiamo fare a meno di rimanere un po' delusi sul lato dell'ambizione limitata che il team di sviluppo ha messo in campo per Peaky Blinders: Mastermind.
La meccanica del riavvolgimento del tempo consegna al giocatore praticamente un software di editing con cui tagliare e incollare le azioni portate a termine da ogni personaggio. Il processo iterativo, ripetuto all'infinito, prima o poi fa scattare l'idea giusta nella nostra testa e genera quel momento "ah ha!" che dovrebbe far scattare la soddisfazione che spinge a continuare a giocare. Tuttavia questo ci è sembrato troppo poco per un titolo per PC (quindi non mobile) venduto intorno ai venti euro e dotato di cotanta licenza.
I livelli sono completamente lineari e la soluzione è sempre unica e non ci sono altre meccaniche, né possibilità di progressione e/o customizzazione dei personaggi né altre modalità di gioco. Imparerete il gioco in maniera estremamente veloce (anche grazie all'ottimo tutorial) ma questo anche perché c'è ben poco da apprendere e da esplorare.
Quello che c'è in Peaky Blinders è ben fatto e discretamente soddisfacente ma è probabilmente troppo poco per meritare il tempo e il denaro rispetto a quello che offre oggi il mercato dei videogiochi. Se siete grandi appassionati della serie e vi piacciono i puzzle game potreste voler dare un'occhiata a Peaky Blinders: Mastermind, e aggiungere un punto al voto in calce.
Se invece non vi interessa né la serie né l'ambientazione e non siete amanti del genere puzzle, aspettate futuri sconti.