Per la politica i videogiochi sono belli solo quando fanno comodo - editoriale
Trump ha aperto un canale Twitch. Poco dopo aver denigrato, nuovamente, i videogiochi.
È notizia di qualche giorno fa che a Donald Trump piace Twitch. L'attuale presidente degli Stati Uniti ha aperto persino un canale sulla piattaforma di Amazon. Il perché della sua ultima decisione è presto detto: si avvicinano le elezioni presidenziali, in programma il prossimo anno.
Allora diventa essenziale sfruttare ogni canale comunicativo, specialmente se è uno di quelli preferiti dalle giovani generazioni. La più popolare piattaforma di streaming videoludico viene così trasformata in un megafono eccellente per parlare a quelle stesse generazioni.
Persone che, purtroppo di frequente, vengono coinvolte ogni qualvolta Trump prende di mira i videogiochi come capro espiatorio per i mali del suo Paese e degli episodi di violenza lasciando passare grossolanamente il messaggio che giocare a Call of Duty oppure Doom porti ad atteggiamenti aggressivi.
Se i videogiochi fanno comodo alla politica, invece, allora sì che vanno bene.
Trump ha aperto un canale su Twitch per poter trasmettere in diretta agli iscritti (al momento in cui scriviamo sono circa 95mila) le varie tappe del suo percorso di campagna elettorale. A Trump, però, importa ben poco di apparire incoerente se il prossimo anno la visibilità che avrà garantito Twitch avrà sortito il suo effetto. Non è la prima volta, però, che il ruolo dei videogiochi all'interno della politica viene revisionato nonostante i frequenti attacchi mediatici.
Per esempio la deputata democratica Alexandria Ocasio-Cortez è apparsa in una diretta streaming su Twitch durante una raccolta fondi destinata a un'associazione, Mermaids, che promuove e sensibilizza sul tema dei diritti dei transgender.
Ocasio-Cortez non ha lesinato sviolinate verso i videogiochi (ha definito il Nintendo 64 la miglior console di sempre), usando Donkey Kong 64 come pretesto per accedere a quella diretta video di Twitch e dare visibilità alle proprie idee sul tema dei diritti delle categorie LGBT+. Un argomento che è estremamente delicato e altrettanto sentito, e che le ha permesso di cogliere due piccioni con una fava.
Appare chiaro che Ocasio-Cortez abbia compreso che sfruttare l'onda dell'entusiasmo (spesso facile) dei videogiocatori fosse un ottimo metodo per farsi apprezzare da una porzione tutt'altro che marginale dell'elettorato. Magari pensiamo male e in realtà Ocasio-Cortez diceva il vero e il suo gesto era incredibilmente genuino. Noi, però, non ci fidiamo mai del tutto in questi casi.
Nel corso della storia dell'industria videoludica, ci sono state però iniziative a supporto della politica ben più bizzarre e iconiche. Nel 2008, alcuni utenti hanno organizzato una marcia all'interno di World of Warcraft (sì, proprio lui) a supporto della candidatura per le elezioni presidenziali di Ron Paul. Da Ironforge fino a Orgrimmar passando per Stormwind, Westfall, Booty Bay e Ratchet, 240 persone - per mezzo del loro avatar online - hanno marciato per sensibilizzare sulle idee del candidato.
Altri utenti potevano unirsi nel mezzo del cammino. In tutto e per tutto una replica virtuale di quanto può accadere nel mondo che viviamo. Quell'iniziativa fu un curioso esempio di binomio tra videogiochi e politica che non ha avuto eguali da allora, e rimane la più atipica.
Siamo (tristemente) abituati all'incoerenza dei politici. Quest'ultimi sono però ben consci che il mezzo videoludico sia entrato già da molti anni e di prepotenza nella cultura popolare delle persone. Questi potenziali elettori coprono una fascia d'età sempre più eterogenea e trasversale della popolazione.
Se andare su Twitch significa arrivare a interagire con essi, anche a costo di apparire molto incoerenti, allora ben venga. A noi però permetteteci un certo prurito.