Perché il 3DS costa 259 euro
La console analizzata sotto il profilo economico.
Quando a un portavoce di Nintendo è stato chiesto un chiarimento in merito, si è trincerato dietro un secco "sono solo pettegolezzi e speculazioni, no comment". Tuttavia, se il calcolo è giusto questo vuol dire che Nintendo ha un margine in Europa di circa €60 per ogni pezzo.
E ai distributori cosa rimane? Il resto della fetta, il che comporta che nel caso si voglia posizionare il prodotto a dei prezzi concorrenziali, resteranno ben pochi spiccioli nelle tasche dei negozianti.
Senza contare che da noi c'è anche l'IVA al 20%, che è l'elemento di maggior peso nel raffronto col più basso, e non tassato, prezzo americano (250 dollari, ovvero 176 euro). Se i distributori pagano ogni 3DS circa €200, l'IVA lo porta a quasi €240.
C'è poi un'ulteriore variabile da calcolare, i costi di manodopera. Questa cifra è difficile da valutare ma c'è una regola empirica secondo la quale dal 15 al 19 per cento degli introiti dei rivenditori servono a pagare il loro costi fissi. Anche rimanendo bassi con le stime, è facile capire come un negoziante ne veda veramente pochi, di quei €259.
Questa idea potrebbe sorprenderci ma è quasi la norma. Di solito i distributori non si aspettano grandi guadagni dall'hardware, che è solo un mezzo.
"Pochi se lo aspettano ma il margine dei distributori sull'hardware è incredibilmente basso", spiega Divnich."Il loro profitto è nei videogiochi e negli accessori. Un distributore standard ha un margine che varia tra il 20, 25 per cento su un gioco e, tra 40 e 60 per cento sugli accessori".
Anche così, però, non si può fare a meno di pensare che i negozianti che lo venderanno a un prezzo più basso saranno gli unici a incassare il colpo in nome di una fetta di mercato su cui guadagneranno in molti.
"Se si considera l'IVA e tutti gli altri fattori secondari, ai negozianti non restano che pochi centesimi", spiega Don McCabe, amministratore delegato della rete di vendita indipendente CHIPS. "Anche se parliamo di negozi online, venderlo a prezzi inferiori a quello di lancio potrebbe portare a delle perdite".
McCabe continua dicendo che i grandi distributori che vorranno vendere il 3DS a un valore inferiore a quello consigliato causeranno un disservizio non solo a Nintendo ma anche alla console e, più in generale, a tutto il settore. Sostanzialmente, spiega, il 3DS ha un valore intrinseco ben più alto dei prezzi scontati che si vedono in giro.
La sua argomentazione è che i rivenditori di dimensioni inferiori cercheranno comunque di guadagnare qualcosa dall'hardware, quindi se le grandi catene nazionali e i negozi online taglieranno il prezzo, questi "pesci piccoli" saranno meno portati ad acquistare grandi quantità del prodotto, perché non ci guadagnerebbero niente.
"Ciò vuol dire che il consumatore avrà meno possibilità di toccare con mano il prodotto prima acquistarlo", spiega. "Non si può certamente farlo in un negozio online e i supermarket raramente fanno delle dimostrazioni".
"Ciò che succede è che i cosiddetti "early adopter" (quelli che comprano il prodotto il giorno dell'uscita) acquisteranno il 3DS anche qualora gli spuntasse un vulcano di fronte a casa o fuori ci fosse una tormenta di neve. Non importa se costa 259 o 230 euro, lo compreranno comunque. Ma non sono loro a decretare il successo di un determinato hardware, bensì la seconda e la terza ondata, e l'unico modo per avvicinare questi potenziali acquirenti è dare loro la possibilità di vedere, toccare e provare il prodotto. È molto difficile far capire l'effetto 3D con un spot televisivo o un'inserzione sulla carta stampata. La gente deve vivere quest'esperienza direttamente".
"L'abbiamo visto col Dreamcast, una console acclamata dalla critica ma acquistata solo dagli early adopter, che infatti è morta prestissimo".
"Se una console vuole crescere e avere successo, deve andare oltre i fanatici del day-one. Le mosse fatte dalle grandi case di distribuzione e da chi vende il 3DS via web o corrispondenza, hanno un effetto negativo su questo importante fattore di crescita".
McCabe spiega inoltre che scontare pesantemente la macchina prima del suo rilascio induce nel consumatore l'idea che forse non è così spettacolare come si dice in giro.
"Che messaggio vi arriva come consumatori se un oggetto viene scontato ancora prima di essere messo sugli scaffali? Se vedete un negozio che lo vende a €259 e uno che lo vende a €200, magari pensate 'che sta succedendo qui? Non è buono come dovrebbe essere! Non staranno mica cercando di svenderlo prima che la gente se ne accorga?'"
A giudicare dai record di prenotazioni e dai grandi volumi di vendita in Giappone, quest'idea non sembra essere passata neanche per un istante nelle menti dei giocatori. Se siete tra coloro che stanno ancora valutando se il 3DS valga i vostri sudati risparmi, e quindi, per dirla con McCabe, appartenete alla seconda o alla terza ondata, sarete voi a decidere se Nintendo si guadagnerà il suo ampio margine di profitto. A voi la scelta.