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Perché Xbox vincerà la next-gen - articolo

Non solo una nuova console: un modo di giocare interamente nuovo.

C'è una legge non scritta, nel mercato console, che sembra impedire a un qualunque produttore di hardware d'imporsi sul mercato per due generazioni consecutive. Una legge che ha toccato Microsoft piuttosto da vicino in seguito al tramonto di Xbox 360, macchina che aveva letto in modo impeccabile l'evoluzione del medium andando all-in sui servizi online e sull'infrastruttura multiplayer, senza dimenticare di cacciar fuori un buon numero di esclusive di peso.

Poi, qualcosa ha iniziato a cambiare. "Accipicchia, Sony ha fatto The Last of Us, sta sfruttando al massimo gli ultimi battiti di PS3". Forse, in tempi non sospetti, qualcuno in casa Xbox si trovò a fare questa considerazione. Dal canto suo, il direttivo di Microsoft si sentiva in una botte di ferro: Xbox Live era di gran lunga la migliore infrastruttura su piazza, e gli utenti non avevano mai smesso di crescere durante l'intero ciclo vitale della console. Ma all'alba dell'ottava generazione, la casa di Redmond ha indubbiamente fatto il passo più lungo della gamba.

Col senno di poi, gli annunci di Microsoft riguardo l'embrione di Xbox One non risultano poi così assurdi: l'esordio dei servizi in streaming, la netta prevalenza del mercato digitale e i titoli che richiedono per loro stessa natura una connessione internet, al giorno d'oggi, sono realtà consolidate e sotto gli occhi di tutti. Al punto che gran parte dei competitor si stanno prontamente adeguando alla nuova direzione.

La vedete? Xbox Series X non è la next-gen di Xbox. Perché la next-gen di Xbox, in realtà, è un intero ecosistema.

D'altro canto, non si può assolutamente dimenticare il patatrac strategico che ha permesso lo straordinario jump-start di Sony, che ha chiuso una strepitosa decade potendo contare su oltre 100 milioni di PS4 distribuite in tutto il mondo, avendo conquistato a mani basse il primo gradino del podio nella current-gen. Mentre in Giappone si sfornavano grandi esclusive sempre più amate dal pubblico, Xbox One si è trovata a dover perseguire un inseguimento quasi impossibile e costellato di scivoloni, anche in seguito all'abbandono di Don Mattrick.

Ma se è vero che la tortuosa strada è stata segnata dal caso Scalebound, dal disastroso lancio di Crackdown 3 e da altre pagine piuttosto dimenticabili, l'ascesa di Phil Spencer non ha semplicemente restituito nuova linfa vitale al brand, ma ha avuto un effetto benefico sull'intero panorama dei videogiochi. Phil ha combattuto tantissime battaglie: accessibilità, con un occhio di riguardo verso i disabili, cross play, abbattimento delle barriere fra i produttori, collaborazioni con la concorrenza e servizi capaci di garantire centinaia di giochi a un prezzo più che ragionevole.

Dobbiamo fare una constatazione obbligatoria: a fronte di decine di titoli impattanti e dell'operato di figure leggendarie come il compianto Satoru Iwata, Spencer resta l'uomo che nei confini del medium ha avuto il maggior impatto nel corso degli ultimi anni. Senza il caro vecchio Phil, Microsoft e Sony non starebbero collaborando sulle sponde del cloud per combattere Google e Amazon. Probabilmente, Xbox Game Pass e opere della caratura di Halo non sarebbero mai approdate su PC. Senza contare che, cosa ben più importante, Banjo non sarebbe mai giunto nel roster di Super Smash Bros. Ultimate.

Inizi col botto ne abbiamo?

Scherzi a parte, la rinascita del marchio Xbox è indubbiamente cominciata. La più grande critica riguardava, come sempre, la scarsa qualità ed il numero esiguo di produzioni first party. La risposta di Spencer è stata semplice e immediata: gli Xbox Games Studios hanno acquisito uno straordinario roster di software house blasonate e non, arricchendosi persino degli sforzi di The Initiative, super-studio destinato a debuttare nel mercato attraverso software "AAAA".

Spostiamoci per un attimo nel regno delle speculazioni. Certo, Microsoft può contare sulle carte già scoperte di Senua's Saga: Hellblade 2 e Halo: Infinite, briscole calate sul tavolo da Ninja Theory e 343 Industries. Ma cosa sta succedendo dietro le quinte? Per quanto ci è dato sapere, il lancio di Xbox Series X potrebbe essere accompagnato non solo dai sopracitati titoli, ma anche e soprattutto da un grande single-player architettato da Playground Games, da un mastodontico RPG di Obsidian, dal ritorno in pompa magna di inXile o, addirittura, da una deviazione inaspettata di The Coalition, apparentemente intenzionata a seguire le orme di Guerrilla Games.

Fable 4 pare essere già in cantiere da parecchio tempo e potrebbe essere proprio il fantasy medievale, sparito dai radar dell'industry da svariati anni, a premiare l'ingegno di Playground, scagliando una terza esclusiva di peso nel catalogo di lancio della nuova console. Allo stesso modo in molti pensavano che Bleeding Edge avesse tarpato le ali a Ninja Theory, ed ecco invece spuntare il sequel di Hellblade; a questo punto, viene naturale pensare che Obsidian sia al lavoro su progetti ben più impattanti rispetto al survival Grounded, magari un grande RPG AAA erede della filosofia di Fallout.

Un artista brasiliano di Playground ha condiviso e poi cancellato questo artwork, immediatamente connesso a Fable. Pare che alla fine fosse un falso allarme, ma il titolo potrebbe essere in sviluppo.

E le cartucce in canna sarebbero ben lungi dall'essere esaurite. Ormai Xbox Games Studios è un colosso composto da 14 software-house distinte, tutte operative. Non è da escludere, infatti, che l'intero collettivo stia lavorando a qualcosa di mastodontico seguendo l'esempio lanciato da Rockstar Studios con Red Dead Redemption 2, titolo che ha coinvolto tutte le sedi del pianeta legate a Take Two. L'unica incognita ancora da sciogliere è l'effettiva capacità di creativi minori, come Compulsion e Undead Labs, di misurarsi con la fascia più alta del mercato.

In questo turbinio di grandi nomi e folli esordienti, risulta molto facile dimenticare lo straordinario impatto di ID@Xbox, progetto che ha puntato i riflettori sul mercato indipendente e ha spinto Microsoft, sempre su iniziativa di Spencer, a prendere le redini di alcuni fra i progetti indie più interessanti del decennio. Basti pensare alla release di Cuphead, ma anche alle possibilità di autopubblicazione che hanno permesso l'esordio sulla console a titoli come INSIDE.

Ricapitolando, è del tutto plausibile che a Natale del prossimo anno Xbox Series X piombi sul mercato come una palla da demolizione, mettendo in scena l'arte di Hellbade, il fantasy di Fable, la fantascienza di Halo e un mastodontico RPG single player, delineando una fra le line-up di lancio più fragorose nella storia dell'industria. Certo, i fatti potrebbero darci torto, ma non possiamo che volgere lo sguardo verso un'altra sponda, una in cui Microsoft sta puntando senza troppi complimenti all'assoluta supremazia.

xCloud sembra regalare, finalmente, quel Netflix dei videogiochi che in tanti si aspettavano da Stadia.

Google Stadia, Uplay+, EA Access, PS Now: il numero degli attori del mercato che tentano di conquistare il mercato dei servizi in abbonamento sta crescendo a dismisura. Cosa abbiamo imparato dal primo contatto con il mercato? Beh, anzitutto che Xbox Game Pass è, al momento, il migliore servizio di gaming on demand. Microsoft ha sfruttato perfettamente la feature, offrendo una vetrina incredibile a tutte le sue release di bandiera e mettendo a disposizione del pubblico centinaia e centinaia di titoli a un prezzo più che ragionevole.

Ben più importante, d'altro canto, è stato il lancio sottotono di Google Stadia. Non stiamo parlando tanto della realizzazione tecnica, quanto di uno store che si è dimostrato più che mai inadeguato al pricing moderno, oltre che di un messaggio che non è arrivato correttamente al pubblico. Quello che gli utenti si aspettavano era l'equivalente di Netflix nel mondo dei videogiochi, ma alla prova dei fatti si sono trovati al cospetto dell'ennesimo marketplace.

Microsoft ha fatto tesoro della lezione e nel corso dell'X019 ha annunciato che xCloud diventerà parte integrante dell'abbonamento Xbox Game Pass, consentendo agli utenti di giocare in streaming senza costi aggiuntivi, tutti i titoli inclusi nel catalogo facendo affidamento su uno schermo e una connessione internet. Senza nulla togliere, ovviamente, a tutti coloro che preferissero scaricare i singoli giochi per goderli sulle proprie console o su un PC.

Ammirato, parodizzato, sminuito: Phil Spencer è probabilmente l'uomo del decennio nel mondo dei videogiochi.

Un concetto, questo, che ci permette di introdurre l'ultimo grande argomento di discussione, quello che distingue profondamente la strategia di Microsoft da quella degli altri competitor. La next-gen di Xbox, infatti, non è una console. Non è una GPU da 12 teraFLOPS, non è un SSD all'avanguardia. La casa di Redmond sta per immettere sul mercato un intero ecosistema: non importa se acquisti Xbox Series X, se giochi su Game Pass da PC, se sfrutti xCloud su tablet o se acquisti da Steam i prodotti dei Game Studios. In ogni caso, si diventerà parte della grande famiglia Xbox.

Questo è il concetto su cui Spencer ha martellato senza sosta fin dall'istante del suo insediamento, perseguendo una strategia di totale rottura delle barriere. Non c'è dubbio che molti romantici, legati alle piattaforme in senso tradizionale, siano indispettiti dal mutamento del concetto di "esclusiva", o dalla netta virata rispetto all'elitismo del gaming su console. D'altra parte, nel mercato sono i numeri a fare la differenza, e l'inclusività perseguita dall'universo Xbox potrebbe rivelarsi la chiave di volta dell'intera nona generazione.

È evidente che su questo fronte Microsoft parta nettamente avvantaggiata rispetto alla concorrenza. L'unico tassello che manca per chiudere il mosaico è un granitico ponte sul "passato" del medium, qualcosa che riesca a catturare l'attenzione dei veterani, di tutti coloro che sono visceralmente attaccati alla storia dei videogiochi.

Quel qualcosa, ovviamente, è una grande produzione, un titolo che riesca a raggiungere i palchi dei The Game Awards per poi scolpirsi eternamente nella memoria degli appassionati. Una volta raggiunto quest'ultimo obiettivo, per Phil Spencer sarà finalmente giunto il momento di festeggiare.

Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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