Persona 5 Royal, la recensione
Il capolavoro di Atlus esce ora anche su Xbox e Switch. E vi ruberà il cuore anche questa volta.
C’è davvero bisogno che vi spieghi cos’è Persona 5 Royal? Ebbene, temo purtroppo di sì visto che quando parlo di uno dei migliori (e più originali) giochi di ruolo di tutti i tempi, spesso vedo sul volto del mio interlocutore un’espressione vacua.
Tra chi ne ha sentito parlare e non l’ha mai giocato, e chi proprio lo ignora del tutto, non sono molti i miei amici che hanno dato una chance al gioco di Atlus, uscito originariamente per PlayStation 3 e PlayStation 4 nel lontano 2016. Ed è per questa ragione che un po’ di background va dato.
Il gioco si ambienta inizialmente in un liceo di Tokyo, che uno studente dal soprannome Joker (ossia il nostro alter ego) è obbligato frequentare per un anno. Dopo essersi messo in mezzo a una tentata violenza su una donna (scopriremo più avanti chi è l’assalitore), anziché vedersi premiato come cittadino dell’anno si trova falsamente accusato di aggressione (al molestatore!) e in libertà vigilata. Appunto, per un anno.
Mandato nella capitale giapponese a vivere da un amico di famiglia (anche qui scopriremo i perché e i per come), al suo primo giorno di scuola si troverà “rapito” in una sorta di metaverso in cui sarà libero di manifestare il proprio alter ego e combattere creature malevole, che sono l’incarnazione dei palazzi mentali di adulti dotati di un subconscio particolarmente forte. Il fatto che “persona” in latino voglia dire proprio “maschera” non è casuale, tant’è che Joker e i suoi compagni d’avventura daranno libero sfogo ai loro poteri dopo essersi inizialmente strappati dal volto una metaforica maschera.
Un po’ come gli Stand di JoJo, le Persone possono essere di varia foggia e di altrettanto varia natura, capaci di colpire i nemici con attacchi elementali che, qualora corrispondano alle simmetriche debolezze dei nostri avversari, risulteranno in un colpo critico che li metterà temporaneamente KO, consentendo un ulteriore affondo.
Ma perché combattere, vi domanderete voi? Perché c’è da fermare una cospirazione che vede coinvolti adulti di crescente importanza in quel di Tokyo. E per farlo, joker dovrà rubare i cuori delle sue vittime, metaforicamente conservati e attentamente sorvegliati nelle più inaccessibili stanze dei loro palazzi mentali.
Quanto appena descritto a grandi linee si appoggia su un sistema di combattimento incredibilmente profondo e articolato, col quale chiunque ambisca a sbloccare tutti i trofei dovrà prendere subito dimestichezza. Non si è però da soli nel combattere le altrui distorsioni mentali e anzi si può godere dell’aiuto (e della compagnia) di uno dei team più originali e variopinti mai visti in un videogioco. Inizialmente saranno altri nostri compagni di scuola, poi la squadra si allargherà anche a elementi insospettabili e nascerà così il gruppo eversivo dei Ladri Fantasma (Phantom Thieves).
Dotati ognuno della stessa abilità di Joker di evocare una Persona, combattono al nostro fianco dando vita al più classico dei giochi di ruolo a turni, nei quali quindi c’è tutto il tempo di questo mondo per ponderare con attenzione la mossa successiva. Uniamo a questo il fatto che durante i duelli Joker può cambiare varie Persone, schierando quella più utile alla bisogna (è l’unico a poterlo fare), e la risultante è un gioco di enorme sostanza, ricco, sfaccettato e avvincente.
Non dobbiamo però dimenticare che il protagonista (al quale possiamo dare un nome di nostra scelta) non passa l’interezza della propria vita combattendo in metaversi psichici. Nella real life è anche uno studente e, come tale, vive una normale esistenza adolescenziale fatta di lezioni, studio e uscite con gli amici. Uscite che hanno luogo in una città di Tokyo che se da un lato è splendidamente stilizzata, come tutto il comparto artistico del gioco, dall’altro riesce a ricreare perfettamente le atmosfere della capitale giapponese. La quale è governata da un ciclo notte/giorno e da un meteo dinamico che finisce per influenzare l’umore generale della gente, e quindi quello che accadrà in giro. Come ad esempio nel dungeon procedurale del quale presto si farà conoscenza, il Memento.
La gestione del tempo è uno degli aspetti meglio riusciti del gioco e richiede grande attenzione. A ogni uscita, infatti, il feeling di Joker coi suoi compagni di ventura (e non solo) si fa più forte, riverberandosi sull’affiatamento che hanno le relative Persone quando si trovano a combattere nelle dimensioni oniriche immaginate dagli sviluppatori.
Purtroppo, però, come dicevamo in precedenza, Joker avrà a disposizione un solo anno scolastico durante il quale avranno luogo tutti i fatti narrati dal gioco. Ne consegue che nella prima run sarà impossibile massimizzare le relazioni con tutti i nostri amici e conoscenti, ragion per cui si dovrà prestare particolare attenzione a coloro con cui usciremo o, eventualmente, avremo una relazione amorosa.
Una volta arrivati al luogo dell’appuntamento si dovrà conversare coi nostri Confidenti (come vengono chiamati dal gioco) e, a seconda delle nostre risposte, aumenterà o diminuirà l’affinità con essi. Anche in questo caso, i completisti sappiano che online si trova una vasta letteratura riguardante tutti i dialoghi e le risposte migliori da dare per massimizzare i risultati finali.
La versione Royal del gioco, uscita nel 2020, ha introdotto un nuovo membro che si unirà al gruppo (Kasumi Yoshizawa), un nuovo palazzo, una nuova area della città (Kichijōji), nuove musiche e un semestre aggiuntivo. Alcuni di questi contenuti, però, sono accessibili solo rispondendo correttamente ad alcune domande in un punto ben preciso della trama.
Per esplorare ogni contenuto del gioco è anche indispensabile massimizzare le relazioni con alcuni membri del party entro una certa data, per cui i completisti sappiano che dovranno portare l’amicizia con la Dottoressa Maruki al Rank 9 entro il 18 novembre, con Kasumi Yoshizawa almeno al Rank 5 entro il 18 dicembre e con Goro Akechi al Rank 8 entro il 24 novembre. Per millare (o platinare) il gioco e portare al massimo tutte le relazioni con amici e NPC, sarà invece indispensabile un New Game +.
Aumentare l’affinità con le persone che combattono con noi non è utile solamente ai completisti, poiché sblocca un’abilità speciale che ci permette di selezionare (e fare entrare in scena) un nostro compagno dopo un colpo critico andato a segno, aggiungendo così un assalto extra. Affiatarsi invece con gli NPC offre dei perk molto utili come boost all’esperienza e ai soldi guadagnati, nuovi oggetti dai venditori o equipaggiamenti più potenti.
Dicevamo poco sopra della presenza di un dungeon procedurale. Questo si chiama Memento e lo potremo navigare a bordo di un “gatto” di nome Morgana che, per l’occasione, si trasformerà in un van (sì, avete letto bene). Mano a mano che discenderemo nelle sue profondità troveremo nemici sempre più forti e ricompense sempre più allettanti. Inoltre, è un ottimo modo per far salire il livello d’esperienza dei nostri personaggi, oltre che per farmare le Ombre avversarie (così si chiamano le loro manifestazioni) da usare in battaglia o da sacrificare per creare nuove e più potenti Persone.
All’interno dei Memento, inoltre, si potranno portare a termine delle quest secondarie relative ai nostri confidenti. Alcuni scontri coi “trash mob” saranno evitabili (basterà girarci al largo), altri invece saranno obbligatori. Venendo attaccati dai nemici subiremo il loro attacco iniziale; colpendoli, anzi, investendoli da dietro, avremo noi la prima mossa. L’importante sarà bene tenere bene aperti gli occhi… pardon, il terzo occhio, visto che il Memento è ricco di aree segrete.
È però superfluo dire che Persona 5 dà il meglio di sé quando ci si muove all’interno dei palazzi di quelli che sono i personaggi chiave della trama. Qui esploreremo ambientazioni decisamente affascinanti e surreali (d’altronde, sono materializzazioni della psiche dei loro creatori), e affronteremo tanti scontri quanti riusciremo a sostenerne. Ciò dipenderà dalla nostra abilità, indubbiamente, ma anche da quanto ci presenteremo preparati all’appuntamento in termini di consumabili. Per evitare di abusarne potremo ricorrere alle safe room, disseminate con una certa parsimonia per le mappe, all’interno delle quali potremo curarci, dialogare coi membri del party per fare il punto della situazione o spostarci velocemente da una zona all’altro del palazzo in cui siamo.
Ci troveremo anche a dover prestare particolare attenzione a non farci vedere per primi dai nemici, e non solo per avere il vantaggio del primo assalto. Il nostro obiettivo sarà infatti tenere a zero il livello d’allerta del palazzo che, superata una certa soglia, ci renderà notevolmente più difficile la vista, quasi che il subconscio della nostra vittima avvertisse la presenza di elementi estranei. Arrivare al 100% di allerta comporterà l’espulsione dai palazzi ma ci sono due modi per evitare che ciò accada. Vincendo gli scontri, il livello di attenzione tornerà gradualmente ai livelli iniziali; infine, si può sempre uscire dal palazzo, tornare nella real life e ripresentarsi all’appuntamento il giorno seguente, con un’allerta più bassa.
Come dicevamo prima, però, in Persona 5 il tempo gioca un ruolo importantissimo e ogni sera in più che spenderemo a combattere nel metaverso sarà tempo che sottrarremo alle libere uscite coi nostri confidenti, riducendo quindi la possibilità di massimizzare le relazioni con loro.
Giunti a questo punto, però, si rende necessario scendere un po’ più nel dettaglio del sistema di combattimento. Come da tradizione per la serie, e lo scrivevamo qui sopra, parliamo di un sistema a turni nel quale combattono sia i protagonisti del gioco, usando riedizioni oniriche di armi presenti nella real life, sia le Persone a loro associate. Queste manifestazioni psichiche hanno a disposizione attacchi fisici e magici, che consumano una barra della mana che non si ricarica tra un combattimento e l’altro.
Alle magie sono associati danni elementali e chi vorrà confrontarsi coi livelli di difficoltà più alti dovrà ricordare le forze e le debolezze elementali di un campionario di mob davvero sconfinato, così da capire subito la formazione migliore da schierare in campo. Come scrivevamo, un attacco elementale corretto metterà KO l’avversario, consentendoci uno One More, ossia un secondo attacco gratuito.
Quello che invece non abbiamo ancora scritto è che mettendo KO tutti gli avversari avremo a nostra disposizione due alternative: scatenare un Assalto devastante, capace di concludere velocemente il combattimento (o comunque di ferire grandemente i nemici). Oppure, in alternativa, di avviare una fase di negoziazione durante la quale, rispondendo correttamente ad alcune strampalate domande, si potranno convincere le ombre nemiche a passare dalla nostra parte, potendole schierare nei combattimenti successivi o usandole per creare nuove e inedite Persone.
Questi processi “alchemici” di creazione avranno luogo nella Stanza di Velluto, una prigione a metà strada tra il metaverso e la realtà, governata da un inquietante personaggio di nome Igor che si avvale dell’aiuto di due carceriere gemelle (verso la fine del gioco scopriremo interessantissimi dettagli su questi NPC… e magari potremo anche sfidarli). Questo luogo di detenzione, così pensato a indicare la prigionia del protagonista in una vita impostagli immeritatamente dal destino, si rivelerà ben presto alquanto inquietante.
Il processo di creazione ci vedrà infatti ghigliottinare le diverse Persone prescelte per la fusione, dalla cui risultante nascerà una nuova creatura. Più forti saranno le Persone sacrificate, più potente sarà quella che andremo a creare ma per sbloccare quelle più devastanti dovremo salire nei livelli arcani associati ai nostri confidenti. Il che ci riporta, una volta di più, all’importanza di vivere in Persona 5 un’esistenza completa e appagante anche nella real life, e non solo nei mondi simulati. Dov’è che l’abbiamo già sentita?
Come se vedere le teste delle Persone rotolare nella cesta posta sotto la ghigliottina non fosse abbastanza, potremo anche impiccarle per trasferire i punti esperienza dall’una all’altra, l’ideale se si vuole schierare in campo una nostra nuova creazione senza spendere tempo a livellarla. Potremo anche uccidere le Persone sulla sedia elettrica, così da ottenere oggetti di grande potere. Infine, potremo metterle in isolamento: durante quel periodo non potremo utilizzarle ma, una volta terminata la detenzione, le ritroveremo con più esperienza e abilità.
Ci sarebbero mille altre cose da dire di un gioco, Persona 5, che nel 2016 si è dimostrato uno dei più bizzarri, avvincenti e profondi giochi di ruolo mai visti. E che con la versione Royal si è, se possibile, migliorato e stratificato, al punto che chi scrive ha speso oltre duecento ore per platinarlo senza peraltro riuscire a vincere uno scontro con un boss (ovviamente segreto) che, fortunatamente, non era collegato ad alcun trofeo.
La varietà delle situazioni proposte, la complessità necessaria a padroneggiare alcune meccaniche e la mole titanica di contenuti, unitamente a una delle grafiche più stilose mai viste in un videogame (eccellente la direzione artistica di Masayoshi Suto) e a una colonna sonora di grande eleganza (composta, suonata e prodotta da Shoji Meguro), proiettano il gioco decisamente oltre la soglia del 9. Infine, l’alternanza tra reale e metaverso (oggi d’attualità, nel 2016 quasi avanguardista), unitamente al messaggio di fondo del gioco, non possono che renderlo un videogame essenziale per qualunque amante dei giochi di ruolo giapponesi.
Persona 5 Royal è uno dei migliori elogi alla gioventù e all’amicizia mai visti nel nostro medium. I nostri compagni di ventura hanno tutti una fisionomia ben precisa, un carattere distintivo, e a forza di uscire con loro passeggiando per le strade di Akihabara, Shinjuku e Shibuya, si finirà col considerarli degli amici. Al punto che quando le rispettive strade si dividono si avverte quella piccola fitta al cuore che si provava quando, da giovani, finivano le vacanze estive con quei grandi amici che, però, sapevamo già che non avremmo più rivisto.
L’eccessiva verbosità del gioco (va bene che i dialoghi aiutano l’immedesimazione ma leggerli tutti alle volte è uno sforzo, più che un piacere), unitamente a una velocità fin troppo variabile (alcune fasi scorrono via veloci, altre fin troppo lentamente), non permettono al capolavoro di Atlus di ambire al perfect score.
Persona 5 Royal è tutt’altro che un gioco perfetto, anzi; ma i suoi meriti sono tali e tanti da sovrastare gli oggettivi demeriti conducendolo alle soglie dell’eccellenza. Se avrete la forza di superare l’inizio, davvero lento, avrete davanti a voi decine e decine di ore di puro divertimento, capace di catturarvi e di trascinarvi in un mondo nel quale potreste voler vivere. Che poi è quello che ogni bel videogioco dovrebbe fare.
E ora che Persona 5 Royal si ripresenta anche per Xbox e Switch, nessuno di voi ha più una scusa per non giocarlo. E qualora foste realmente intenzionati a farlo, state attenti: potrebbe rapire anche il vostro cuore, e non restituirvelo più.