Persona Q: Shadow of the Labyrinth - recensione
Una ricetta di cui Atlus dovrebbe essere orgogliosa.
Atlus sta facendo un lavoro davvero incredibile, con la saga di Persona. Non contenta di sfornare jrpg di qualità stellare, sempre in grado di tenere i giocatori incollati alle rispettive piattaforme per ore e ore, la casa nipponica ha saputo espandere in modo impeccabile il franchise, sconfinando in generi completamente diversi da quello di partenza.
Dopo ben due picchiaduro sviluppati in collaborazione con Arc System Works, entrambi di ottima fattura, Atlus ha deciso di offrire ai possessori di un Nintendo 3DS un'altra variante sul tema, questa volta molto vicina alla saga di Etrian Odyssey.
Con Persona Q: Shadow of the Labyrinth, infatti, gli sviluppatori hanno catapultato i personaggi di Persona 3 e 4 (gli stessi capitoli già sfruttati per i picchiaduro di cui sopra), all'interno di un vero e proprio dungeon crawler, con tanto di carteggio, FOE e grinding selvaggio.
Con uno stratagemma piuttosto semplice (e in linea con quanto già visto nell'universo di Persona), questo titolo per 3DS trascina i personaggi storici di Persona 3 e Persona 4 in una dimensione parallela, all'interno di una versione alternativa della Yasogami High School.
In questo bizzarro scenario, i protagonisti sono chiamati a esplorare una serie di labirinti caratterizzati da tematiche ben precise e riconoscibili, che vanno da quello fiabesco a quello horror, garantendo una buona varietà di situazioni.
All'interno dei labirinti, l'azione rimanda direttamente alle basi di Etrian Odyssey, con tanto di visuale in prima persona e spostamento lungo caselle quadrate, da riprodurre fedelmente disegnando la mappa nel touch screen della console.
Rispetto ad Etrian Odyssey il carteggio è meno ostico, visto che pur richiedendo di disegnare pazientemente ogni singola linea delle ambientazioni, colora automaticamente le caselle esplorate, lasciando al giocatore il compito di segnalare solo eventuali anomalie e particolarità attraverso le apposite icone, o un dettagliato codice colore.
Esattamente come in Etrian Odyssey, quindi, anche in questo caso il sistema di carteggio funziona alla perfezione, aggiungendo a un'esperienza già appagante di suo, anche il fascino della pianificazione e dell'attenzione al dettaglio.
Scoprire i passaggi segreti e assicurarsi di segnalarli con l'apposita icona sulla mappa, garantisce una soddisfazione incredibile, e il fatto di dover esplorare il 100 per cento di ogni piano per ottenere scrigni extra contenenti oggetti particolarmente utili, aggiunge a una torta già ottima, la proverbiale ciliegina.
A questa intrigante fase esplorativa, poi, si va ad affiancare un sistema di combattimento che mischia sapientemente gli elementi delle due saghe di riferimento. Da Etrian Odyssey, infatti, è stata ripresa la gestione del party e il suo posizionamento sul campo di battaglia, con i personaggi in prima fila più abili con gli attacchi in mischia e l'uso dello scudo, e quelli nelle retrovie equipaggiati principalmente con armi a lunga gittata, o caratterizzati da un'impostazione più incline all'uso della magia.
Le battaglie, quindi, si svolgono seguendo i ritmi e le regole di Etrian Odyssey, ma aggiungono al cocktail alcuni elementi tipici dei combattimenti di Persona, come i punti deboli (che se sfruttati a dovere permettono di stordire il bersaglio), e i sempre utili All Out Attack (che vedono tutto il party accanirsi sui nemici storditi).
Rispetto a quanto accadeva in P3 e P4, inoltre, Atlus ha aggiunto la possibilità di dotare ogni personaggio di un secondo Persona, da affiancare al suo personale, garantendo quindi la possibilità, con un po' di pazienza e lavorando sulle fusioni, di creare build adatte a ogni tipo di incontro.
Questa abilità deve essere sfruttata con cura, visto l'elevato livello di difficoltà che caratterizza il gioco. In Persona Q, padroneggiare ogni elemento del combat system è fondamentale, soprattutto durante gli scontri con i temibili FOE, presi in prestito proprio da Etrian Odyssey.
Questi tostissimi avversari hanno l'abitudine di vagare nei dungeon, seguendo percorsi ben precisi e spostandosi di una casella ogni volta che il party esegue un movimento sulla mappa. Evitare queste entità è fondamentale, soprattutto nelle prime fasi dell'avventura.
Una volta usciti dai dungeon, questo titolo ha ancora tanto da offrire, visto che gli sviluppatori hanno (giustamente) recuperato la meccanica dei social link tanto cara alla serie Persona. Seguendo la quotidianità della vita scolastica, quindi, si ha l'opportunità di far interagire i vari personaggi, scoprendone il carattere e divertenti elementi del background.
Atlus ha più volte dimostrato di essere maestra nella realizzazione di personaggi interessanti e ricchi di sfaccettature. Chi ha avuto il piacere di giocare Persona 3 e 4, scoprirà una gran quantità di citazioni e riferimenti a quanto vissuto nei due jrpg, dettaglio che non potrà che far piacere i fan del franchise.
L'intrigante miscuglio creato da Atlus, quindi, ha dato vita a un titolo divertente, appassionante, e caratterizzato da un livello di difficoltà particolarmente ostico, dettaglio che incoraggia ad affidarsi a un grinding selvaggio, come da tradizione dei veri episodi di Etrian Odyssey.
Entrare in uno dei labirinti senza essersi prima equipaggiati a dovere, o con un party mal assortito, non può portare a nulla di diverso da una fine ingloriosa. Proprio per questo motivo, quindi, questa esperienza non è adatta ai giocatori impazienti o timorosi delle sfide impegnative.
Stile impeccabile, un level design solido come la roccia, dialoghi coinvolgenti e un sistema di combattimento gratificante, sono gli ingredienti che rendono Persona Q: Shadow of the Labyrinth l'ennesimo gioco intrigante per Nintendo 3DS. Il grinding eccessivo e la scarsa utilità di alcuni personaggi, sono gli unici difetti di questa godibilissima esperienza, che non possiamo fare a meno di consigliare a chiunque sia alla ricerca di qualcosa di forte con cui strapazzare la propria console portatile.