Phoning Home - recensione
Anche i robot soffrono la solitudine.
"Gli scudi stanno per cedere!" oppure "Li semineremo in quel campo di asteroidi", o ancora "Motori in avaria!". Sono tutte frasi già sentite centinaia di volte quando si parla di fantascienza, e la maggior parte di esse possono facilmente essere usate come incipit per cominciare o proseguire una storia a base di navi spaziali e raggi laser. Phoning Home decide di usare la numero tre, ed è proprio su un vascello spaziale con i motori in panne che ha inizio l'avventura.
Dopo che la sua navicella si schianta su un pianeta sconosciuto, l'unico in grado di tenere accesa la flebile speranza di tornare a casa è un piccolo androide da esplorazione che risponde al nome di ION. Vestendo i suoi metallici panni siamo quindi spronati dal cervellone di bordo della nave a cominciare a recuperare materiali. Il pianeta è vivo e vibrante, pieno di piante, funghi, formazioni rocciose e una moltitudine di altre risorse di cui fare incetta.
All'inizio si parte da cose semplici, qualche seme e dei funghi sono gli ingredienti necessari per mettere insieme una sorta di carburante naturale utile a mantenere in funzione i propulsori del nostro piccolo alter ego. Man mano che si procede si scoprono risorse sempre più complesse, combinabili tra loro per ottenere parti utili al miglioramento di ION, garantendogli per esempio una maggior resistenza ai danni o incrementando il raggio del suo radar.
Il titolo si configura come un vero e proprio survival game, aggiungendo però alla formula elementi platform, qualche enigma su cui spremerci le meningi e una storia che punta su una narrativa più ambientale che esplicita. Le vicende infatti partono da un incipit semplice: raccogliere le risorse in modo da costruire gli strumenti che ci permetteranno di sistemare la nave e tornare a casa. Con l'andare del tempo però ci si rende conto di come il pianeta su cui ci siamo schiantati sia ricco di risorse in modo anomalo, e le tracce di una precedente civiltà di cui restano solo antiche rovine non fanno che infittire il mistero.
Questo strano mondo è abitato da una moltitudine di esseri viventi, la maggior parte di loro sono titanici e la cosa migliore sarà tenercene alla larga. Anche se è presente un sistema di combattimento, basato su una singola arma, esso è impreciso e tende a consumare le energie del nostro piccolo amico metallico molto velocemente, quindi meglio ridurre al minimo gli scontri. La produzione spinge il giocatore ad una fruizione lenta, così come lo sono i movimenti di ION, inducendolo a girovagare a casaccio in lungo e in largo senza concedergli una mappa con cui orientarsi e puntare dritto all'obiettivo.
Phoning Home non è fatto per chi cerchi un gameplay mirato e veloce, non è pensato per chi voglia un punto esatto da raggiungere, ma induce a godersi il viaggio con calma, a scoprire il mondo che ci circonda senza fretta, facendoci sentire abbandonati e sperduti, ma lasciandoci intendere che una flebile speranza di salvezza esiste per chi avrà la pazienza e la costanza di andarla a cercare. Dopo una manciata di ore di gioco, in seguito al ritrovamento del relitto di un'altra nave spaziale, ci buttiamo alla ricerca di un altro robot e in seguito al suo ritrovamento le cose si faranno ancora più difficili.
Se ION è fragile, poco abile nel combattimento e costantemente bisognoso di riapprovvigionare le sue riserve di carburante ed energia, ANI, la piccola androide che riusciremo a ritrovare, è molto peggio. Inadatta all'esplorazione ha continuamente bisogno di essere rifornita di placche che la proteggano dalla corrosione provocata dalle intemperie.
Lei non salta, si difende a malapena ed è pregna di una stupidità che non ci saremmo mai aspettati da un droide spaziale. Il nostro compito si trasformerà ben presto in quello della balia, con momenti di vera frustrazione annessi. Oltre che indifesa infatti ANI è anche notevolmente buggata e non mancherà di rimanere incastrata in sporgenze e pendii ogni volta che potrà, costringendoci a tornare indietro e portarla letteralmente "in braccio" grazie al nostro raggio traente.
Unica nota positiva della nostra scomoda amica è la sua voce, ION infatti è muto e le parole di un'entità amica ci aiutano a rendere il viaggio meno alienante, anche se spesso sono usate per formulare lamentele poco gradevoli. Negli altri casi invece il piccolo barattolo snocciola interessanti interrogativi sulla lore di gioco, mettendoci davanti a diatribe morali legate al nostro razziare senza indugio le risorse necessarie senza preoccuparci minimamente delle conseguenze che ciò potrebbe avere sull'ecosistema.
In definitiva l'avventura in coppia si snoda con una lentezza ancor più snervante rispetto a quando eravamo soli. Purtroppo, se l'ambientazione e i dilemmi di natura etica giocano bene la loro parte, il gameplay è mal calibrato, troppo lento, ripetitivo e incline a porre il giocatore in situazioni frustranti. Capita fin troppo spesso di rifare intere sezioni perché non si trovano in giro abbastanza risorse, ripartire dall'inizio con una missione perché ANI si è incastrata chissà dove o si è fatta divorare da qualche vermone emerso improvvisamente dal terreno. La robottina è davvero terribile, in vari punti del gioco abbiamo proceduto camminando all'indietro solo per poterla tenere d'occhio ed essere certi che ci stesse seguendo!
Dal punto di vista tecnico il titolo è piuttosto bello, con ambientazioni ispirate e realizzate con un dettaglio grafico notevole. Dalle foreste vive e piene di strana vegetazione dalle mille forme e colori, fino al vasto deserto, passando per caverne sotterranee e lande ghiacciate, il pianeta su cui siamo naufragati offre una varietà di luoghi suggestivi da esplorare. Il ciclo giorno-notte e il meteo dinamico aggiungono quel tocco di classe che, sommato al contatore dei giorni, contribuisce a darci la sensazione che il tempo stia trascorrendo mentre girovaghiamo raminghi alla ricerca della prossima preziosa risorsa.
Per concludere Phoning Home è un'avventura che o si ama o si odia, e decidere il numerino da mettere in calce all'articolo non è stato facile. A fronte degli innegabili bug e del gameplay lento e imperfetto, abbiamo optato per una sufficienza che tiene in considerazione le tematiche messe sul piatto e il legame empatico che è impossibile non sviluppare coi protagonisti. Nel caso in cui siate degli inguaribili sentimentali, che ascoltano più il cuore che il cervello, potete pure aggiungere un punto al voto. A questo punto immergetevi pure nelle solitarie lande del titolo con tutta la calma e la pazienza richiesta, e lasciatevi coinvolgere nell'epopea di ION e ANI, chiudendo un occhio su vari difetti di natura tecnica.