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Picross 3D

Una nuova dimensione del concetto di dipendenza.

Senza giri di parole o mezzi termini, credo che se esistesse una clinica di disintossicazione da Picross 3D, una visitina di controllo sarebbe quantomeno obbligatoria per il sottoscritto. Del resto mi sembra il minimo quando capita che chiudendo per un istante gli occhi si vadano istintivamente a immaginare ipotetiche configurazioni di cubi e possibili incastri logici di blocchi numerati (evento realmente accadutomi l’altra sera, appena prima di andare a dormire).

So che forse dovrei provare a resistere, a smettere, magari anche solo a distrarmi un po', ma come tutte le persone vittime di una dipendenza feroce e insaziabile mi risulta pressoché impossibile pensare ad altro.

Quello che però posso fare a questo punto è parlarvi più approfonditamente di questo nuovo tipo di droga cerebrale partorita da HAL Laboratory, in un disperato tentativo a metà tra il sociale e il paraculo che da un lato mira ad avvisare le persone della potenziale minaccia e dall'altro ambisce a diffondere il contagio per farmi sentire meno solo (chissà mai che con un numero di casi registrati più alto la clinica non si istituisca davvero...).

Picross 3D non è semplicemente un geniale rompicapo di ispirazione squisitamente logica (pensate più a qualcosa in stile La Settimana Enigmistica 2.0 o a un uber sudoku sotto steroidi, piuttosto che all'ennesimo clone di Bejeweled o Tetris). No, Picross 3D è l'evoluzione tanto acuta quanto perversa di quel capolavoro in miniatura di Picross, cult DS del 2007 che ripropone in formato elettronico una tipologia di puzzle giapponesi conosciuti come nonogrammi.

Non mancheranno godibili variazioni della formula principale, tra livelli senza possibilità di errore e gare a tempo.

L'idea di fondo è di quelle straordinarie nella loro disarmante semplicità: come già suggerisce il titolo stesso è stata fondamentalmente aggiunta una dimensione extra alla struttura "piana" del diretto predecessore, con il risultato di elevare al cubo il già esorbitante fattore divertimento.

Lo scopo del gioco sarà allora arrivare a delineare figure costituite da pochissimi cubetti (il feeling visivo è quello di una sublime pixel art tridimensionale dal sapore deliziosamente nerdico), eliminando a colpi di pennino i blocchi in eccesso.

Partendo da meri parallelepipedi vi troverete così a scolpire oggetti, animali e personaggi seguendo le indicazioni numeriche poste sui vari pezzi, in un'entusiasmante sfida contro il tempo e contro le vostre capacità di ragionamento che culminerà con spassosissime animazioni tutte da gustare (perché credetemi la soddisfazione che proverete dopo aver risolto un puzzle sarà godereccia, e dentro di voi vi sentirete dei piccoli Einstein sotto mentite spoglie).

Una formula elementare ma in grado di esercitare un fascino magnetico sul povero utente, che finirà per ritrovarsi imprigionato in un irresistibile crescendo di sfide sempre più sottili e stringenti.

Se a tutto ciò aggiungiamo una direzione artistica minimalista (in perfetto accordo con l'impronta dei titoli Touch Generations di Nintendo) ma efficacissima nel connotare senza risultare invasiva, una soundtrack ad hoc e una longevità granitica (si parla di oltre 350 puzzle risolvibili in un tempo medio di 15-20 minuti, senza contare la possibilità di crearne di nuovi tramite un apposito editor per poi condividerli via Wi-Fi con gli amici!), la magica alchimia dall'additività diabolica è servita. Imperdibile, si salvi chi può.

9 / 10