Pikuniku - recensione
Devolver Digital torna con una piccola e divertente rivoluzione.
Al primo impatto Pikuniku sembra un titolo per bambini: sicuramente le forme elementari e i colori sgargianti rappresentano un punto a favore per i più piccoli. Ma non lo è per i temi che mette sul piatto, per quanto riguarda la storia.
Tutto inizia con Mr. Sunshine, il proprietario dell'azienda Sunshine Inc. che promette qualcosa a cui è difficile rinunciare: soldi gratis (vi ricorda qualcosa?). Una promessa che però cela lo sfruttamento delle risorse naturali e della popolazione di questo strambo mondo.
Queste sono le premesse del nuovo e bizzarro platform avventuroso pubblicato da Devolver Digital per PC e Nintendo Switch, opera prima dello studio collaborativo Sectordub.
Protagonista delle vicende è Piku, un esserino rosso dotato solo di due lunghe gambe. Oltre a saltare e rotolare può scalciare per muovere oggetti come sassi o altri elementi dello scenario, ma anche arrampicarsi e dondolare per raggiungere punti più alti o piattaforme all'apparenza troppo lontane.
Piku inizialmente viene scambiato per un mostro dai buffi abitanti di questo bizzarro mondo, con alcuni di essi che assomigliano a dei Barbapapà. Una volta liberato dalla sua gabbia dovrà risolvere i problemi della popolazione, oppressa inconsapevolmente da Mr. Shunshine e da giganteschi robot che si appropriano delle risorse naturali. Si procede per obiettivi e andando avanti la storia si dipana tra dialoghi assurdi e personaggi sopra le righe.
Oltre a girovagare, saltare sulle piattaforme e risolvere puzzle non certo impossibili (almeno per chi è abituato), si può anche entrare nelle piccole case degli abitanti, che di tanto in tanto attiveranno delle missioni specifiche e mini giochi che permettono a Piku di guadagnare nuovi "cappelli". Questi donano un aspetto differente, utile in alcuni punti del gioco per procedere nell'avventura: ad esempio per entrare in una discoteca ci sarà bisogno del vestiario adatto.
Tutto scorre in questo mondo colorato ma solo apparentemente felice, un luogo perfetto ma che in realtà cela una distopia. Lo si nota dalle telecamere che di tanto in tanto spuntano da dietro le casette colorate o dai soprusi che subiscono gli abitanti che vengono "scelti" da Mr. Sunshine per andare apparentemente in un posto migliore.
Anche dai dialoghi si scorge una critica verso la totale disumanizzazione del lavoro, del capitalismo senza morale che guarda solo al profitto, ma anche del populismo propagandistico che regala "soldi gratis" ma che di fatto controlla i personaggi impoverendoli. Questo fornisce la motivazione per proseguire nella storia, anche se nella manciata di ore di gameplay che occorrono per completarla non risulta poi essere così complessa.
Il lato puramente artistico, partorito dal game designer Arnaud De Bock, si basa sulla semplicità e immediatezza delle linee stilizzate, che ricorda molto Locoroco, ma con animazioni meno affinate. Il mondo di gioco è comunque assurdo e interessante da scoprire a poco a poco, c'è sempre qualche strana creaturina da salvare.
In questo senso la fisica del gioco rispetta le stranezze di questo mondo: spesso si spende molto tempo a posizionare un sasso nella giusta posizione per raggiungere controllare uno strampalato meccanismo, così da liberare qualche buffo personaggio.
La colonna sonora che accompagna Piku mentre salta, rotola e scopre nuovi cunicoli segreti è spensierata e in linea con questo coloratissimo mondo, ma leggermente fastidiosa a lungo andare. Terminata l'avventura in singolo, ci si può immergere nelle sfide in cooperativa con un amico. Un'aggiunta piacevole ma che non lo porta ad essere un gioco particolarmente longevo.