PixelJunk Shooter
Magma cum laude.
Probabilmente sono un inguaribile romantico ma, quando ammiro sul mio monitor immagini che ricordano in maniera indistinguibile un classico come Asteroids (o per gli intenditori, simili a Thrust) e soprattutto quando il tutto gira su una console next generation come la PS3, non posso fare a meno di asciugare quella lacrimuccia che spontaneamente scende dai miei bulbi oculari. Certo, stilisticamente e a livello di meccaniche siamo proprio su altri mondi, ma il fascino del retrò che avvolge le produzioni di Q-Games non può che farmi vedere di buon occhio i titoli di questo prolifico studio giapponese.
Quasi senza accorgerci siamo infatti ormai giunti alla quarta iterazione della prima serie PixelJunk, una mini saga in grado di portare una ventata d'aria fresca all'interno di un mondo videoludico dove la parola “realismo”sembra essere diventato il mantra di ogni giocatore che voglia definirsi tale. Il fatto che per una sorta di legge del contrappasso, la software house nipponica abbia scelto come luogo predestinato per declinare le proprie idee il monolito nero di casa Sony, non può che contribuire a renderci il tutto molto più simpatico.
Anche con Shooter ci troviamo, come da consolidata tradizione, di fronte all'ennesimo cambio di paradigma e così, dopo le corse di Racers, le battaglie all'ultima torre di Defense e l'atipico platform di Eden, eccoci davanti ad un gioco la cui anima di shooter vecchia maniera è immersa all'interno di una cornice “fisica”: aspetto predominante del gioco è infatti l'interazione fra due fluidi principali, l'acqua e il magma.
Se il tutto vi può sembrare all'apparenza eccessivamente semplicistico, è perché non avete ancora idea del numero di varianti e aggiunte che Q-Games è stata in grado di integrare all'interno di un concept tanto basilare, ovvero il mettere a disposizione del giocatore una navicella tramite la quale salvare dei novelli “lemmings” all'interno di scenari costruiti con un'arguzia invidiabile.
A dispetto dei precedenti titoli, la componente narrativa qui gioca un ruolo più marcato, accompagnando il vostro incedere e dando un senso alle azioni che vi troverete a compiere. Ogni piccolo omino diventerà così quasi famigliare, un piccolo volto che aspetta il vostro gancio magico per essere tratto in salvo e che guarderà con ansia l'incedere inerziale del vostro mezzo.
Farvi tornare con la mente al piccolo chimico è sicuramente uno dei pregi assoluti di questo titolo. Provare le combinazioni fra i due liquidi, sparare senza tregua ai nemici “ambientali” che si pareranno davanti e cercare strade alternative attraverso le quali giungere la vostro obiettivo, sono invece tutte frecce di un arco che urla freschezza e genialità in ogni suo aspetto. Sinceramente era dai tempi di Lemmings che i miei neuroni non lavoravano tanto.
Com’era logico aspettarsi, il gioco non vi terrà però compagnia per molto: la longevità complessiva si attesta su un numero di ore vicine alle cinque/sei, ma questo non toglie che ogni singolo secondo delle vostra impresa di salvataggio difficilmente vi verrà a noia.
Sbloccare inoltre tutti i livelli con i boss raccogliendo delle speciali gemme nascoste all'interno degli scenari, vi farà sudare ben più delle classiche sette camicie. E non certo per l'alta temperatura delle grotte dove dovrete portare il vostro avveniristico mezzo di salvataggio.
Siamo sicuramente in un terreno anacronistico ma, se volete farvi un favore, prendete la decisione di provare questo gioco in grado di squarciare il velo del tempo videoludico, proponendo un'esperienza dal sapore retrò all'interno di una cornice ad alta definizione. Tonnellate di semplice e sano divertimento vi aspettano.
E ora scusatemi, il dovere mi chiama. Devo salvare gli ultimi minatori!