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Plague Inc: Evolved - recensione

Per una volta, lasciate vincere il T-Virus.

Dopo centinaia di avventure consumate con l'unico imperativo di salvare il mondo, è finalmente arrivato il momento di distruggerlo, annientando l'intera razza umana e restituendo (forse) a Madre Natura il suo amato pianeta, debellato dall'ingombrante presenza di una specie, la nostra, che le ha troppo spesso mancato di rispetto. Nessun olocausto nucleare da scatenare hackerando i computer di tutto il mondo; nessuna invasione aliena da incoraggiare e promuovere passo dopo passo; nessun villain dotato di incredibili superpoteri da assoldare e addestrare allo scopo.

La minaccia da sfruttare e piegare per il raggiungimento del folle intento è già intorno a noi, si annida in ogni angolo del globo, quotidianamente (purtroppo) miete realmente migliaia di vittime. Ovviamente ci riferiamo a virus, batteri, spore e germi di tutti i tipi che andranno opportunamente creati, potenziati e trasmessi in ogni stato del mondo, bruciando sul tempo la concorrenza: l'odiatissima ricerca scientifica che, grazie ai suoi sforzi, può mandare all'aria il contagio e sventare l'estinzione dell'umanità.

Plague Inc: Evolved ribalta diametralmente il modo di interpretare l'intervento del videogiocatore, qui chiamato a distruggere e non a salvare, trattando non senza una certa ironia di fondo una tematica delicata e complessa come lo è la diffusione di malattie mortali. Si tratta di un gestionale che va preso con filosofia, certo, per quanto superi agilmente l'ostacolo di essere percepito come immorale, soprattutto da chi cerca "streghe" e "rock'n roll" ovunque, spalmando saggiamente link a Wikipedia utili per informarsi sulle varie patologie realmente esistenti tirante in ballo, e insegnando tra le righe come possono funzionare certi meccanismi sanitari al presentarsi di epidemie di un certo tipo.

Tra le modalità presenti figura anche il multiplayer. Potremo decidere se sfidare l'epidemia di un altro giocatore per il maggior numero di vittime causato, oppure se cooperare con il comune intento di dare vita all'Armageddon.

Certo, non si tratta di uno strategico con ambizioni di realismo, tutt'altro. Sia che si scelga una partita libera che uno scenario con condizioni e obiettivi prestabiliti, si inizia selezionando alcuni bonus, sotto forma di geni, che caratterizzeranno sin da subito forza e potere di trasmissione del batterio o virus. Fatte le scelte del caso, vi ritroverete di fronte alla schermata su cui passerete la maggior parte del tempo: la mappa del mondo, divisa in stati e regioni. Basta un click per infettare il paziente zero e dare inizio alle danze.

A mano a mano che la pandemia si propaga, preoccupandosi anche di acciuffare i power-up che a cadenza regolare compaiono casualmente, accumulerete punti DNA. Questi andranno spesi negli intricati skill tree che permetteranno all'agente patogeno di accrescere pericolosità e resistenza alle medicine. La partita, in breve, si decide qui. Virus troppo aggressivi finiscono per uccidere gli infettati, prima che questi entrino in contatto con persone ancora sane. Batteri che non riescono a farsi strada nei sistemi immunitari dei passeggeri dei voli di linea, faticheranno a propagarsi da un continente all'altro. Spore che mietono vittime solo dopo lungo tempo, verranno sconfitte piuttosto in fretta dai governi mondiali che non tarderanno a investire risorse e tempo nella ricerca di un vaccino.

Il trucco, insomma, è trovare il giusto equilibrio tra le varie abilità che l'agente patogeno può imparare, senza mai ignorare la situazione geopolitica mondiale. In alcuni scenari, l'effetto serra premierà i microrganismi che si adattano ai climi caldi. In altri, in cui sono state preventivamente chiuse le linee aeree, sarà necessario trovare un'altra strategia per infettare paesi distanti.

All'occorrenza si possono eliminare alcune caratteristiche del proprio microrganismo. Utile per guadagnare qualche punto DNA da spendere altrove o per renderlo meno mortale.

Gli sviluppatori, in questo senso, hanno elaborato una lunga lista di variabili, dando all'utente la possibilità di inventarsene di nuove tramite un editor dedicato, ma le origini mobile del progetto tradiscono una cronica mancanza di profondità che verrà smascherata piuttosto in fretta, soprattutto dagli esperti del genere.

Nonostante messaggi e avvisi diano la sensazione di una situazione mondiale che cambia e si adegua continuamente al decorso del fenomeno, al di là di un progressivo inasprimento della ricerca scientifica non c'è alcun parametro a variare la situazione, a creare quel minimo di scompiglio utile a costringere l'utente a rivedere repentinamente le sue strategie. Vengono prima indette e poi annullate competizioni ed eventi internazionali, ma all'atto pratico non cambia nulla. Ogni notizia è riportata solo per creare un contesto, una sorta di trama di fondo che "racconti" della progressione dell'epidemia, che tuttavia non inspessisce il gameplay in alcun modo.

Occasione sprecata, certo, ma bisogna anche inquadrare nel giusto contesto Plague Inc: Evolved, non dimenticando che si tratta di un prodotto architettato per impegnare il suo pubblico in brevi e rapide partite, mai troppo complicate. Selezionando il livello di difficoltà più opportuno, una vittoria già preventivata può tramutarsi in un'ardua lotta contro un sistema sanitario organizzatissimo ed efficientissimo, ma la sostanza non cambia: le meccaniche che regolano il gameplay ed evolvono la partita sono poche e sempre le stesse.

L'interfaccia di gioco è semplice, di facile lettura, gradevole alla vista. Niente di particolarmente ricercato, beninteso.

Resta, immutato anche su PC e Xbox One, il fascino di un titolo che gioca con le classiche consuetudini dei videogiochi, di uno strategico, senza troppe pretese, a cui dedicarsi a cuor leggero, comunque perfetto per partite mordi e fuggi per nulla avare di soddisfazioni. Del resto, dopo aver salvato per decine di volte il mondo da una miserabile fine, una volta tanto vale la pena godersi la progressiva estinzione della nostra specie con un sorriso cinico stampato in faccia.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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