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Plain Sight

Una geniale follia?

Dover continuare a muoversi per sopravvivere, in un gioco deathmatch, non è certo nulla di nuovo, ma apparire allo stesso tempo crudele e aggraziato mentre si vola in giro a velocità pazzesca è una ventata d'aria fresca. Essere belli è infatti uno degli obiettivi globali di Plain Sight. Ogni robot lascia dietro di sé una scia al neon che si intreccia e si arriccia in modo bizzarro a ogni salto o a ogni scatto. Osservare quattro robot che saltano e scattano contemporaneamente suscita una meraviglia incredibile.

La prima cosa che vi raccomando di fare, se mai doveste decidere di comprare Plain Sight, è quella di disattivare la colonna sonora (decisamente inappropriata per questa splendida esperienza), e mettere una compilation da voi appositamente selezionata. Il gioco si trasformerà completamente.

L'ultimo elemento chiave dei combattimenti è uno splendido esempio di design. Sbriciolare un altro robot come un biscotto schiacciato non porta punti o cose di questo tipo. L'unica cosa che si ottiene è l'energia del robot eliminato. Ogni robot nasce con una singola unità di energia. Distruggendo un paio di avversari ci si ritrova con tre blocchi energetici. Se una delle vittime, dopo il respawn, riesce a vendicarsi, si ritrova con quattro tacche di energia.

Più energia si accumula, più si diventa forti, riuscendo a caricare prima gli scatti e a spostarsi più lontano con una singola mossa. Dopo ogni uccisione si diventa più temibili, e le uccisioni seguenti diventano sempre più facili da effettuare.

Forse, in futuro, tutti i giochi avranno i robot come protagonisti, e il solo pensiero che un tempo si sparasse a personaggi dalle fattezze umane sembrerà repellente. Ma anche no!

Per convertire l'energia in punti basta auto-distruggersi. Con una doppia pressione sul tasto E si vede il proprio robot caricarsi ed esplodere in una sfera perfetta, dalle dimensioni stabilite dalla quantità di energia accumulata. Per ogni robot coinvolto nell'esplosione, inoltre, il punteggio ottenuto viene moltiplicato.

Ci troviamo di fronte a una meccanica di gioco solida e convincente. È spettacolare! Quando si è accumulata abbastanza energia e si inizia a pensare all'auto-distruzione, è impossibile non provare un brivido lungo la schiena mentre si cercano nemici da coinvolgere nel proprio pirotecnico suicidio. Quando si viene abbattuti da un semplice robot con una sola unità energetica non si può fare a meno di imprecare, e quando ci si rende conto che, nel momento esatto in cui si inizia uno scatto verso un obiettivo, questo si lascia esplodere, viene quasi da urlare “NOOOO” mentre ci si avvicina inesorabilmente alla morte.

Il punteggio stesso, infine, ha uno scopo extra. Tutti i punti guadagnati possono essere spesi per potenziare il proprio robot (solo per il resto della partita in corso), con ogni genere di extra. Si va dai doppi e tripli salti agli scudi, oppure a un minor tempo di esecuzione dell'auto-distruzione. Ci sono tre potenziamenti offensivi, tre difensivi e altrettanti di movimento, che aspettano pazientemente di essere acquisiti. Acquistate tutti i potenziamenti offensivi e otterrete l'auto-distruzione capace di risucchiare letteralmente i robot nelle vicinanze. Bastardissima! Questa dinamica incoraggia i giocatori a specializzarsi, elemento che fa sempre piacere all'interno di un titolo multiplayer.

Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.

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Plain Sight

Xbox 360, PC

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