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PlayerUnknown's Battleground (PS4) - recensione

Il Battle Royale di Bluehole arriva sull'ammiraglia di Sony.

A distanza di un anno dal suo lancio su Xbox One, PlayerUnknown's Battleground (da qui in avanti semplicemente PUBG) approda pure su PlayStation 4, dopo essere già apparso su PC e persino mobile.

Con un Fortnite sempre più diffuso, l'intento è chiaramente cercare d'espandere il pubblico potenziale, coprendo la quasi totalità delle piattaforme, fatta eccezione per Nintendo Switch.

Il gioco in questione non ha certo bisogno di presentazioni, e pur non avendo creato il genere Battle Royale è certamente stato uno dei principali protagonisti che hanno contribuito alla capillare diffusione del genere. C'è poi da dire che grazie alla sua solida formula e alle fondamenta ben definite che lo costituiscono, nel corso dell'ultimo anno non ha ricevuto aggiornamenti consistenti, tali da alterarne siginificativamente il gameplay.

Per rinfrescare però la memoria, il Battle Royale di PUBG prevede che cento giocatori si sfidino all'ultimo sangue, singolarmente, in coppie o in gruppi da tre o quattro giocatori, con l'obiettivo naturalmente di rimanere l'ultimo giocatore, o squadra, in vita. Dopo un minuto di preparazione in cui il matchmaking combina i giocatori per riempire il server, la partita ha inizio sul C130, un grosso velivolo da trasporto che sorvola la mappa con una traiettoria scelta casualmente in fase preparativa, e da cui è possibile buttarsi giù quando si desidera.

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Una volta giunti a terra, starà poi al giocatore provvedere alla propria sopravvivenza, cercando equipaggiamenti e risorse mediche, valutando se ingaggiare o meno i nemici e facendo attenzione all'area di gioco che col trascorrere del tempo si restringerà sempre di più.

Parlando dei terreni, PUBG è nato con una mappa sola giocabile, Erangel, un'arena con un'estensione notevole e caratterizzata dall'alternarsi di pianure e aree collinari e montuose. Lo scorso dicembre, in contemporanea al lancio su Xbox One, è arrivata su PC una seconda mappa, Miramar, delle stesse dimensioni di Erangel ma ambientata nel deserto africano. Solamente lo scorso maggio questa nuova arena è diventata disponibile anche su Xbox.

Per concludere, infine, il 22 giugno su PC e il 4 settembre su One è arrivata la terza mappa, Sanhok, battezzata 'mini-royale' per via delle sue ridotte dimensioni, circa un quarto delle altre, e ambientata nelle foreste thailandesi.

Mentre le prime due mappe condividono sia l'estensione, sia il gameplay, differenziandosi quasi esclusivamente per le ambientazioni diametralmente opposte, la mini-royale introduce anche una variante interessante del classico battle royale, mantenendo invariate le regole di gioco ma proponendo un gameplay molto più frenetico, risultato delle dimensioni più contenute e di una maggiore quantità di armi ed equipaggiamenti sparsi per tutta la mappa.

In questa nuova edizione sono da subito presenti tutte e tre le mappe, inclusa Shanok.

Non altrettanto frequenti, invece, gli aggiornamenti con cui sono stati introdotti nuovi fucili o equipaggiamenti, anche se va detto che non se ne sente tutta questa necessità. Nel corso dell'ultimo anno comunque, sono state aggiunte cinque armi a tutte le mappe quali Mk47 Mutant, Beryl M762, M24, Skorpion e SLR, e due armi in esclusiva di Shanok, ossia il QBU e il QBZ. Nessuna novità invece sul fronte dei gadget.

La grande incognita su questa nuova release, però, riguarda senza dubbio l'aspetto tecnico della produzione, tenendo soprattutto conto di tutte le problematiche emerse lo scorso dicembre. Non è un segreto che il titolo di Bluehole non spiccasse per l'ottimizzazione, nemmeno nella versione PC, e la speranza era di evitare una situazione simile a quella vista su One. Fortunatamente così è stato, sebbene non si possa certo cantar vittoria.

Il titolo su PS4 punta a raggiungere i 30 fps, e se non per qualche occasionale calo riesce a garantire una certa stabilità. Il problema riguarda piuttosto l'ampiezza degli spazi che deve gestire: oltre i duecento metri circa, se non attraverso le ottiche con zoom, le figure sono così poco definite da rendere quasi impossibile il distinguere la sagoma di un giocatore dagli oggetti inanimati.

Sfortunatamente la modalità in prima persona non sarà sempre disponibile, ma dipenderà dalla quantità dei giocatori online.

Un altro aspetto che potrebbe infastidire alcuni giocatori riguarda le inquadrature. Su PC è possibile cercare partite in prima o terza persona, e soltanto nel secondo caso si potrà cambiare prospettiva in qualsiasi momento della partita. Attualmente su PS4 quest'opzione è selezionabile solo se un determinato numero di giocatori è connesso ai server di gioco. Lo scopo è chiaramente di frammentare il meno possibile la base utenti, ma così facendo chi vuole giocare in prima persona, in partite che mettono a disposizione pure la terza, si troverà in svantaggio.

Dovendo trarre le conclusioni, PUBG continua per la sua strada: i contenuti non mancano, il supporto degli sviluppatori neppure e nel complesso la versione PS4 funziona. Nonostante ciò, riteniamo che quella di Sony non sia la piattaforma migliore su cui godere di quest'esperienza, col PC che continua a confermarsi la scelta ideale.

7 / 10