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PlayerUnknown's Battlegrounds - recensione

Ne rimarrà soltanto uno.

Un titolo non certo perfetto che però ha il merito di aver sdoganato il genere dei battle royale, infrangendo molti record.

Quella dei battle royal è una formula introdotta di recente nel mondo dei videogiochi, ma presso altri medium non si tratta certo di una novità. La sua prima apparizione risale al '96 sulle pagine del romanzo di Koushun Takami, intitolato appunto Battle Royale, e pubblicato solo tre anni più tardi. Nel libro il Giappone, trasformatosi in uno stato totalitario, sceglie ogni anno una classe delle medie e ne spedisce gli studenti su un'isola. Solo uno dei ragazzi può sperare di tornare a casa e per farlo deve massacrare senza pietà i propri compagni. Così il sopravvissuto, temprato dalla cruda esperienza, sarà di certo un soldato freddo e spietato pronto a servire il proprio paese. D'altronde, se è stato in grado di ammazzare i propri amici chissà cosa potrebbe fare ai nemici...

Dal libro viene tratto un manga e successivamente un film, cui seguono altri due lungometraggi e altri fumetti più brevi. La maggior parte di noi occidentali ricorderà molto più facilmente Hunger Games, una serie che nel 2008 su carta e nel 2012 su pellicola riprende i concetti di Battle Royal, riproponendoli con una serie di aggiustamenti utili a rendere la storia meno incentrata sul massacro e più appetibile per un pubblico di teenager. Tutte queste produzioni, sia letterarie che cinematografiche, hanno funzionato piuttosto bene e non ci stupiamo affatto che la formula sia sbarcata con successo anche nel mondo dei videogiochi, dove ha trovato la sua dimensione ottimale.

Checché se ne pensi, PUBG non è il primo gioco che sfrutta la formula battle royal: la modalità King of the Hill di H1Z1 ne è un lampante esempio, così come il poco conosciuto The Culling o la modalità per Arma II che poi si è evoluta nel gioco di cui stiamo per parlarvi. PlayerUnknown's Battlegrounds non è quindi un pioniere, né tanto meno ha il merito di aver inventato qualcosa. Invece, è il titolo che ha sdoganato questa modalità di gioco disintegrando in meno di un anno qualsiasi record di vendite, divenendo uno dei giochi più streammati e seguiti su Twich, e confermandosi come il fenomeno videoludico indiscusso del 2017.

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Con i numeri da capogiro che ha generato e tutto il parlare che se n'è fatto, sembra quasi superfluo spiegarvi di cosa si tratti ma se avete vissuto gli ultimi dieci mesi della vostra vita su un altro pianeta le successive righe vi daranno un'idea chiara di cosa sia PUBG. Il concetto è molto semplice: cento giocatori vengono scaricati da un aeroplano su un'isola dove si massacreranno a vicenda, fino a quando non ne rimarrà soltanto uno (o una sola squadra). Fine. Detto così, uno potrebbe pensare: «Ebbene tutto qui? Sul serio un concetto così basilare è stato in grado di trasformarsi in un successo di scala planetaria?». Sì e no.

Noi ve l'abbiamo fatta semplice ma in realtà esistono molte regole aggiuntive, alcune chiare altre implicite, apprendibili solo con l'esperienza diretta. Ad esempio il campo di battaglia, inizialmente costituito dall'intera isola, si restringe col tempo, costringendo i giocatori a condensarsi in un'area sempre più ristretta e uccidendo in pochi istanti chi non è abbastanza rapido a raggiungere la safe zone. Questa intelligente meccanica impedisce il camping estremo e contemporaneamente fa sì che i pochi giocatori rimasti durante le battute finali del match non facciano troppa fatica a trovare qualcuno da ingaggiare. E poi ci sono anche delle aree che verranno bombardate, indicate in rosso sulla mappa, dalle quali bisognerà tenersi alla larga il più possibile.

Nelle due enormi mappe a disposizione, quella standard presente sin dall'early access, e quella in stile desertico rilasciata insieme alla versione definitiva del titolo, sono disseminate un gran numero di armi, indumenti, oggetti consumabili e persino veicoli. Parlando del vestiario, tutti capiscono al volo l'utilità di un giubbotto antiproiettile, ma mentre il novizio potrebbe lasciarsi ammaliare dallo stile matrixiano dello spolverino lungo in pelle, il giocatore più smaliziato sa bene quanto il trench lo renda un bersaglio fin troppo visibile nella mappa arida.

I veicoli permettono spostamenti rapidi ma sono rumorosi e di certo non passano inosservati.

Allo stesso modo la padella è diventata uno degli oggetti più iconici presenti nel titolo. Un novellino potrebbe credere che la sua utilità si limiti all'essere una comica arma del delitto, mentre chi sa il fatto suo è conscio che tenerla come oggetto di backup (appesa alla schiena) garantisce una protezione totale dai proiettili (io invece ci ho ucciso uno in corpo a corpo! NdSS).

Insomma, il titolo può essere giocato su vari livelli e presenta soluzioni di gameplay che si imparano solo con l'esperienza diretta. Certo, le prime partite sono davvero brevi e prima di cominciare a competere sul serio bisogna imparare a destreggiarsi tra innumerevoli elementi, sfruttare le coperture e i nascondigli, tenere sempre le orecchie aperte per captare ogni singolo rumore in grado di fornirci informazioni di vitale importanza in merito alla posizione dei nemici e via discorrendo. Oltre a questo c'è il fattore mira: molti dei giocatori più abili provengono da altri titoli competitivi e possiedono doti da tiratori davvero invidiabili, elemento che vi fa capire perché molta gente rosichi come se non ci fosse un domani e come mai la media dei voti delle recensioni utenti su Metacritic si aggiri intorno al 4,5.

Attenzione però, perché il valore mediatico acquisito dal titolo dopo aver venduto altre 30 milioni di copie in meno di un anno, e aver letteralmente monopolizzato Twich, non può e non deve in alcun modo influire sulla valutazione del prodotto. Se ci basassimo esclusivamente sui numeri delle vendite, infatti, Mc Donalds dovrebbe essere il ristorante migliore del mondo e la Ferrari una delle peggiori case automobilistiche del pianeta. D'altro canto, un titolo che può vantare così tante copie piazzate (tra l'altro alla ragguardevole cifra di 29,99€) dovrebbe quantomeno presentarsi in una condizione tecnica ineccepibile e con un'offerta ludica ampia. Le principali debolezze del titolo sono infatti imputabili a questi due elementi.

Ogni tanto vengono paracadutate sul campo di battaglia delle casse di rifornimenti. Ovviamente la zona diventa in un attimo teatro di intense sparatorie.

In primis il comparto tecnico è tuttora piuttosto disastroso, e se la cosa poteva essere accettabile in fase di early access, adesso che il titolo è uscito in versione definitiva non possiamo certo passarci sopra. Sul colpo d'occhio non c'è molto da lamentarsi, soprattutto considerando l'estensione delle mappe e il numero di giocatori che ospitano, ma le animazioni e una serie infinita di bug e glitch (se vi fate un giro su YouTube c'è da morire dalla risate) sono un altro paio di maniche. Per darvi un'idea del livello di arretratezza della realizzazione, vi basti sapere che l'animazione per scavalcare gli ostacoli e l'arrampicata sono state introdotte solo di recente e le hitbox tuttora non risultano precisissime.

Spesso capita di avere pesanti cali di frame rate anche su macchine di fascia alta, soprattutto quando ci sono parecchi giocatori sullo schermo. Questo è un indice di una cattiva ottimizzazione, una cosa inaccettabile visto il successo del prodotto (e i soldi che gli sviluppatori hanno intascato). La somma di tutti questi elementi fa pensare che l'uscita dall'early access sia stata probabilmente prematura e che gli sviluppatori avrebbero fatto bene a concedersi ancora qualche mese di revisione prima di dichiarare il titolo pronto per il mercato.

Tralasciando le magagne di natura tecnica, l'altra problematica evidenziata dagli elementi meno entusiasti della cummunity risiede nella ripetitività delle meccaniche di gioco. In realtà il titolo da questo punto di vista è (per certi versi) accomunabile ad un MOBA, in cui ogni partita è diversa dall'altra anche se l'obiettivo rimane il medesimo. Detto questo, la roba da fare è sempre la stessa: si atterra, si raccatta l'equipaggiamento che si trova in giro e poi lo si usa per far fuori qualsiasi cosa si muova. Comprendiamo benissimo le lamentele di chi ha vita breve o di chi accusa il titolo di non fornire un numero elevato di situazioni diverse, ma forse il bello è proprio lì. Non è il gioco a dover cambiare ma sono il nostro stile e le nostre capacità ad evolversi, in modo da renderci ogni match più pericolosi e aumentare le nostre chances di essere gli ultimi a rimanere in piedi.

La personalizzazione del personaggio ha una valenza puramente estetica e purtroppo non ci è dato sapere in quale delle due mappe ci troveremo a giocare.

Probabilmente le difficoltà nel primeggiare, unite all'adrenalina che entra in circolo ogni volta che si annusa il pericolo, sono due degli elementi che hanno decretato l'enorme successo del titolo su Twich. PUBG infatti è uno dei pochi giochi che è piacevole da guardare oltre che giocare e il cui valore di intrattenimento resta elevato anche se fruito passivamente.

Ma quindi, in fin dei conti, questo PlayerUnknown's Battlegrounds è il videogioco definitivo? Per noi no. Certo, stiamo parlando di un titolo divertente, avvincente, capace di intrattenere alla grande sia chi lo gioca che chi lo guarda, e meritevole di aver portato la formula battle royal alla gloria anche nel mondo videoludico. Detto ciò è tecnicamente scarso e piuttosto arido a livello di contenuti. D'altro canto, se il titolo possedesse altri punti di forza (oltre alla geniale intuizione della modalità di gioco), non si ritroverebbe alle calcagna Fortnite, un titolo che ha cavalcato l'onda del successo della creatura di Bluehole, proponendo una formula similare ma più arcade e decisamente più stabile (oltre che gratuita).

Il successo di PUBG è allora innegabile ma da qui al dire che ci troviamo davanti ad un capolavoro ce ne passa. Non possiamo che essere lieti che un nuovo genere abbia raggiunto il successo che merita nell'ambito del nostro medium preferito, ma siamo altrettanto certi che nel giro di pochissimo tempo molti altri titoli si metteranno in fila per togliergli la corona di re dei battle royal. Sapete com'è, quando qualcosa vende così tanto i cloni cominciamo a spuntare come funghi e solo se il prodotto originale è davvero superiore può resistere in vetta. Ce la farà PUBG a non essere scalzato?

7 / 10
Avatar di Andrea Forlani
Andrea Forlani videogioca da sempre e scrive da parecchio. Il suo ambiente naturale è la sedia davanti al PC e si nutre principalmente di cibo spazzatura. Se importunato, potrebbe difendersi tirandovi contro manciate di dadi da 20.

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In this article

Playerunknown's Battlegrounds

PS4, Xbox One, PC

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