PlayStation 5 aumenta di prezzo: Sony risponde così alla crisi globale, ma con quali conseguenze?
Dal Giappone arrivano cattive notizie.
Era nell’aria ed è infine arrivata la conferma ufficiale: le due versioni di PlayStation 5 subiranno un aumento del prezzo di vendita. Da oggi dunque il costo lieviterà di €50 per entrambe le versioni della console di attuale generazione, più precisamente l'edizione standard con lettore costerà €549,99 invece di €499,99, mentre quella Digital costerà €449,99 invece di €399,99.
Quanto accaduto è senza dubbio un evento storico all’interno dell’industria e in tempi normali mai ci saremmo immaginati di assistere all'aumento di prezzo di un hardware a due anni dalla sua uscita. Ma l’attuale situazione economica nei vari Paesi è ben lontana dall’essere nei limiti di norma, influenzata da carenze di materie prime, da carenze di componenti essenziali e soprattutto da rincari sul costo dell'energia. Gli aumenti ci sono e li stiamo saggiando nel quotidiano, dalla spesa al supermercato fino al distributore di benzina, tanto che la scelta di Sony non deve sorprendere più di tanto.
Sia chiaro, con questo non vogliamo fingere indifferenza riguardo ciò che rappresenta per noi videogiocatori questo sovrapprezzo, tenendo anche conto che la compagnia nipponica difficilmente sta vivendo un disagio finanziario paragonabile a quello di tante altre aziende colpite duramente negli ultimi anni di crisi. Senza dubbio PlayStation avrebbe potuto continuare a vendere unità senza rischiare la bancarotta ed evitando il sovrapprezzo, così da non innescare uno tsunami mediatico che terrà banco per giorni su testate specializzate e non.
Jim Ryan, incaricato di dare al mondo questa notizia, ha cercato di spiegare le motivazioni di tale importante scelta, adducendo come motivazione primaria gli elevati tassi di inflazione globale che al momento vigono sul mercato. Quanto affermato è molto importante in quanto spiega anche ai meno esperti di economia il perché l’aumento di prezzo viene introdotto su molti mercati ma non tutti, come ad esempio quello statunitense. Per farla breve, il dollaro americano attualmente rimane una valuta molto forte al cambio, mentre Euro, Sterlina e tante altre, al momento, fluttuano giornalmente scoraggiando le transazioni.
Un ulteriore ragione per cui Sony non apporta modifiche al prezzo su suolo americano può essere ricondotta a semplice e pura strategia: rimanere competitiva sul costo in terra Xbox potrebbe infatti giovare alle vendite. In questi giorni infatti, in molti si stanno interrogando sul fatto che questa politica nel nostro mercato possa rappresentare o meno uno svantaggio per l'azienda.
Considerando l'elevatissima domanda del prodotto, un rincaro del circa 10%, nonostante i tempi che corrono, non è così alto da scoraggiare i giocatori che sono determinati nell’acquisto. In Italia tuttora stiamo assistendo al fenomeno della vendita con bundle “obbligatorio” da parte delle più famose catene di elettronica e gli utenti, con più o meno pesantezza nel cuore, non hanno esitato a spendere anche €900 per entrare in possesso di una PlayStation 5. Per quanto possiamo amare i videogiochi, le console così come i PC e la varia componentistica non rientrano nei beni di prima necessità e dunque, chiunque è in grado di far fronte a tale spesa pur di accaparrarsi la nuova console di Sony potrebbe non vedere in quei €50 un motivo per desistere.
Quel che è certo è che tale scelta comporta una presa di posizione forte, con piena convinzione della propria posizione sul mercato. Per quanto possano inveire gli utenti e gli appassionati, PlayStation si è costruita negli anni una reputazione apparentemente inscalfibile. Certo, psi possono sempre compiere dei passi falsi ma questo non fermerà l’incessante richiesta di unità e l’acquisto dei prodotti a prezzi più alti.
Il CEO di Sony ha aggiunto inoltre che stanno lavorando attivamente per ovviare al problema delle scorte e assicura che aumentare la disponibilità di unità è la loro priorità principale. Un ulteriore fattore da considerare in questa vicenda, che in prima battuta può sembrare non collegato, risiede proprio nell’hardware stesso. PlayStation, a differenza della concorrente più diretta Xbox, ha assolutamente bisogno di vendere “la scatola di plastica” da mettere in salotto o alla scrivania. Se la casa americana sta spingendo per un futuro in completa mobilità svincolato da qualsiasi hardware, Sony risulta ancora qualche passo indietro e necessita della console per portare le proprie IP al giocatore.
Con l’avvento del nuovo PlayStation Plus che ingloba adesso PlayStation Now, seppur in ritardo, dal fronte nipponico si è cominciato a guardare al futuro tiepidamente con un catalogo giochi corposo da giocare in streaming anche su PC. Siamo ben lontani dal cloud gaming di Microsoft ma presto o tardi anche Sony dovrà seriamente considerare l’evoluzione di questo settore e che il solo hardware nel giro di poche generazioni non sarà abbastanza per tenersi stretta la propria posizione predominante. Quale momento migliore di questo per considerare l’apertura al cloud dati i costi di produzione in aumento? Alcune delle più belle IP mai prodotte dovranno trovare spazio oltre la console sin dal suo debutto e aumentare il prezzo per continuare a macinare ricavi è solo una piccola e temporanea pezza.
In conclusione, la situazione economica globale appare piuttosto precaria e sia le compagnie più importanti che noi nel nostro quotidiano dobbiamo fare i conti con i rincari. Ovviamente è più comprensibile aspettarselo dall’alimentari di fiducia sotto casa piuttosto che da un'azienda che nonostante l’inflazione sembra piuttosto fiorente viste anche le ultime acquisizione e investimenti fatti. Questa scelta, seppur già intrapresa da altre grandi compagnie come Meta ad esempio, con l’aumento del Quest 2, farà discutere molti ma difficilmente incrinerà le vendite e la forza di PlayStation.
Aumentare il prezzo dopo due anni non è una mossa piacevole agli occhi dell’utente e le motivazioni addotte dal CEO di Sony risultano un po' “furbette” dato che questo incremento arriva poco prima dell’uscita del remake di TLOU e di God of War: Ragnarok, due titoli in grado di smuovere le vendite console notevolmente. Purtroppo però dovremo in qualche modo rassegnarci finché il quadro economico e produttivo dei semiconduttori non troverà una sua stabilità e le situazioni geo-politiche come la guerra in Ucraina cesseranno. Di fatto, altre importanti compagnie come Nvidia e Intel hanno già annunciato che le nuove Serie 4000 e i nuovi processori, in arrivo probabilmente per la fine dell’anno, avranno un prezzo di partenza maggiore rispetto alle produzioni attuali.
Restiamo impotenti alla finestra, osservando come questa industria nell’arco di un anno sia passata da acquisizioni da 70 miliardi a rincari dopo due anni dall’uscita, curiosi e un po’ impauriti da quali altre sorprese ci attenderanno nel prossimo futuro. E chissà se la concorrenza non ne approfitterà per fare lo stesso oppure l’esatto opposto, proponendo offerte in grado di ingolosire i delusi.