PlayStation Classic - prova
Ritorno al passato in 20 mosse.
Sony ha organizzato un evento per permetterci di mettere mano alla sua prima mini-console di prossima uscita. Seguendo la scia nostalgica tracciata da Nintendo, la 'grande S' ha deciso di lanciare sul mercato una versione miniaturizzata della sua prima, storica console a 32-bit.
Era la fine di settembre del 1995, una vita fa. A distanza di quasi un anno dall'esordio giapponese la PlayStation arrivò sul suolo europeo ed fu subito delirio. La line-up di lancio era piuttosto scarna, solo sei titoli ma tra questi erano compresi due giochi che diedero vita a serie estremamente longeve e apprezzate: Ridge Racer e Wipeout.
Un'altra, Battle Arena Toshinden, ebbe molti estimatori ma la sua linfa vitale si esaurì al terzo capitolo. Gli altri titoli (Rapid Reload, Kileak: The Blood e Street Fighter: The Movie) finirono presto nell'oblio dei dimenticati.
È quasi impossibile riuscire ad elencare la miriade di titoli epocali che nell'arco di oltre 10 anni (la produzione della prima PlayStation si arrestò solo nel 2006) uscirono su quel piccolo mattoncino grigio. Proprio questa abbondanza ha scatenato le fantasie dei fan quando la stessa Sony ha annunciato l'arrivo di PlayStation Classic.
In poche ore il web si è riempito di liste dei desideri, ipotesi e timori che i propri titoli preferiti non venissero inclusi nella Top 20. I primi cinque titoli annunciati (Tekken 3, Final Fantasy VII, Ridge Racer Type-4, Jumping Flash e Wild Arms) erano abbastanza soddisfacenti ma il grande pubblico voleva i grandi botti per i quindici rimanenti.
Alcuni di questi sono arrivati, da Metal Gear Solid a Grand Theft Auto, e non sono mancate chicche inaspettate, Revelations: Persona su tutte, ma alcune scelte hanno lasciato l'amaro in bocca. L'inclusione di titoli del tutto trascurabili come Rainbow Six, Cool Boarders 2 o Cool Boarders 2 è stata aspramente criticata dai potenziali acquirenti della mini console, che si sono affrettati ad elencare Legend of Dragoon, Parasite Eve e mille altri titoli come possibili e ben più allettanti alternative.
Il momento di mettere le mani su PlayStation Classic è quasi arrivato, il 3 Dicembre la console arriverà nei negozi permettendovi di ottenere uno scintillante centesimo di resto ai vostri 100 Euro di esborso. Al di là della line-up migliorabile, vale la pena mettere in preventivo questa spesa in un periodo così munifico di uscite?
Dopo aver passato qualche ora in "sua" compagnia possiamo dirvi che Sony ha riposto molta cura nella realizzazione di questo mini hardware. È un bell'oggettino, sorprendentemente compatto e solido, una versione 'Chibi' dell'originale con tutti i pulsanti perfettamente funzionanti.
Power è ovviamente delegato all'accensione mentre Reset serve per tornare alla schermata di selezione dei giochi. Restava il dubbio sul funzionamento del tasto Open che in origine apriva il vano disco. Su PS Classic quest'ultimo rimane fisso e il pulsante in questione serve unicamente per "cambiare disco" nei giochi che lo prevedono, come Final Fantasy VII o Metal Gear Solid.
Discreta anche la lunghezza del cavo dei due controller, che utilizzano prese USB come collegamento al corpo macchina. Tale scelta ci ha fatto pensare alla possibilità di usare altri pad con lo stesso standard, ma su questo Sony non ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali.
Ma veniamo appunto ai giochi. Come se la cavano? Come sono invecchiati? Come si vedono su un televisore LED/OLED/QLED e via dicendo? Partiamo col dire che PlayStation Classic supporta una risoluzione massima di 720p e che non sono presenti filtri per smussare o migliorare i poligoni/sprite originali. Ogni titolo è esattamente com'era all'epoca, nel bene e nel male.
Chiaramente sono i giochi 3D quelli che rivelano maggiormente i segni degli anni passati, ma anche tra questi c'è da fare qualche distinguo. Non ci aspettavamo ad esempio che l'opera di Hideo Kojima fosse ancora così in forma, che Syphon Filter potesse essere ancora abbastanza valido dal punto di vista ludico (VOGLIAMO un remake/sequel) e che Tekken 3 fosse ancora oggi migliore di tanti capitoli più moderni.
Come prevedibile le maglie deboli della catena sono quei cinque, sei giochi il cui inserimento rimane ancora inspiegabile. Su tutti spicca in negativo Rainbow Six, non tanto per il comparto grafico che comunque è invecchiato maluccio quanto per il sistema di controllo. La mancanza degli stick analogici si fa sentire non poco nel titolo griffato Tom Clancy, ma le brutte sorprese continuano quando ci si accorge di dover utilizzare i dorsali destri per guardare in alto e in basso.
Insomma, poteva tranquillamente rimanere nel dimenticatoio, esattamente come Jumping Flash. All'epoca era dannatamente divertente e originale ma oggi assomiglia ad un impasto di poligoni nel quale vengono ingoiati tutti i bei ricordi che furono. Discorso simile per Battle Arena Toshinden, che in molti acquistarono come gioco di lancio nel 1995. È molto difficile da digerire oggi, e la sua presenza è pesantemente oscurata da Tekken 3, un altro posto sprecato.
Bassa/media risoluzione a parte, i titoli 2D sono invece ancora estremamente giocabili e piacevoli da vedere. Chi ha criticato la presenza di Mr. Driller o Rayman farebbe bene a ricredersi e Super Puzzle Fighter II Turbo ancora adesso fa mangiare la polvere alla maggior parte dei puzzle game competitivi in circolazione. Intelligent Qube infine merita la massima attenzione anche da chi all'epoca lo snobbò con un sorrisetto di scherno.
Veniamo a sua maestà Grand Theft Auto, il capostipite della serie di videogiochi più venduta al mondo. La sua bidimensionalità gli ha permesso di limitare le rughe, anche se il sistema di controllo "tank" sembra una trappola per topi in cui sono pronti a finire i vostri polpastrelli. Ci si fa comunque l'abitudine e a quel punto si inizia a vedere perché già all'epoca DMA Design (divenuta poi Rockstar North) aveva quel qualcosa in più rispetto a tutti gli altri.
Un discorso a parte meritano i JRPG inclusi nel pacchetto. Se Final Fantasy VII non ha bisogno di presentazioni, qualche parola in più la meritano Wild Arms e Revelations: Persona. Il primo è perfettamente in linea con la moda del momento, il vecchio West, mentre il secondo è il titolo che ha dato il via all'omonima saga di Shin Megami Tensei. Curiosamente questa versione PS Classic rappresenta un esordio assoluto sul territorio europeo: l'originale PlayStation infatti non arrivò mai nel Vecchio Continente, dove invece uscì in versione digitale il remake per PSP. Tre prodotti che in modi molto differenti impreziosiscono l'offerta globale di PlayStation Classic... ma anche un bel Suikoden non avrebbe di certo guastato
Dal punto di vista della varietà sicuramente Sony ha scelto accuratamente la line-up di giochi di questa sua (prima?) mini console. Anche dopo la prova sul campo rimangono invariate le perplessità sull'effettiva qualità globale dell'offerta software. La mancanza di alcuni titoli first party è giustificata dalla presenza sul mercato o dall'imminente arrivo di remake e versioni remastered, come nel caso di Spyro e Medievil.
Non si capiscono però i motivi dell'esclusione di pietre miliari che rispondono ai nomi di Wipeout, Gran Turismo, Klonoa, Ape Escape o Tombi! in favore di titoli ormai vetusti come Twisted Metal, Ridge Racer Type 4 o di un Oddworld: Abe's Oddysee, il cui remake in HD è ormai da tempo disponibile su PS4.
Il prezzo di lancio di questa console revival è nettamente superiore a quello di tutte le versioni mini delle console concorrenti. La presenza di un secondo controller non giustifica i 20 euro in più rispetto alla concorrenza, ma si tratta di una somma che non impedirà a una miriade di collezionisti e nostalgici di acquistare la propria PlayStation Classic per le festività natalizie.